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MILANO, 1876. r / i EDIZIONE di soli Duecentododici Esemplari numerati e firmati dal sottoscritto Enrico Giordani Copie 12 in earta distinta » 200 » comune Copie 212 òòeuiKXeLte ^q* ...ZjCjl^ ^^«1 I SEI CARTELLI DI MATEMATICA DISFIDA PRtMAMBXTB IXfOl^O AUJk OBXBRAX^B RI80LUZI0XB DBLLB B^AZIOHt CUBICIIB I DI LODOVICO FERRARI COI SEI CONTRO-CARTELLI IN RISPOSTA DI NICOLÒ TARTAGLIA, GOMPRBNDBKTI LB 80LUZI0XI DB* ^BSITI DALL* UKA B DALL* ALTI^ PARTB PROPOSTI RACCOLTI ADTOGBArATI I PUBBLICATI DA Enrico Gioi\pANi, Bolognese. Premessa notiae bibliognficlie ed illostrazioDi sui Cartelli medesìiDi, estratta da documenti gi4 a stampa ed altri manoscritti favoliti dal Comm. Prof. 8ILVI8TB0 GHUABDl Preside dellMTeco. Prov. di Fireoia. MILANO, 4876. ti. 8TABILIMBNTO LITOQRAPICO DI LUIGI RONCHI B TIPOQRAPIA DBQL* INQBOMBRI. 1 larvar J C e . .cf,:^ Library IJ-:iiu ' ' ''Il llenrj' l.il.'i 1 a .co Fond Alay 7, IJUO. A SUjl ECCELLE((ZA IL PRINCIPE BjlLDASSApE BOUCOMPA&tU ^ccedS^ nza, Onoraio da V. E., per lunga serie éCanni, di commissiani in ricerche di manoscritti e documenti originali riguardanti la scienza matematica, ho nutrito dentro me lungamente il desi-^ derio che mi si presentasse una qualche occasione per far ptcbblica la testimonianza a V. E. della devozione e gratitudine che Le professo. Ma che cosa potrebbe essere non disdicevole ai meriti cosi segnalati di cotanto illustre Mecenate ? Nello stesso amore ch'Ella professa per gli sludi scientifici , quelli specialmente che sqno rivolti al progresso della storia delle matematiche, mi pare cTaòer trovato occasione ad un' offerta, forse non molto rilevante in sé medesima, ma tuttavia non ispregevole per la parte che io vi ho, se considero la somma benignità con cui EUa ha sempre giudicati i prodotti deW arte mia. I Cartelli di sfida, dodici in tutto , de' quali presento al pubblico la stampa ad uso fac^simile, offrono un argomento cosi interessante , e una lettura cosi attraente per gli studiosi delle matematiche, ed anche per la storia intellettuale de^ tempi, che non mi pare troppo audace la speranza, eh* Ella voglia de- gnarsi di gradirne Soffèrta, la quale col sentimento del pii^ prò- fondo rispetto Le fa Fumile e grato suo servitore. E tanto piit 8 io prendo animo a presentarli alV E. V. quanto che fui inco^ raggiato a tale pubblicazione dalV autorevole approvazione di persone assai competenti nelle m/xtematiche e loro storia. Inoltre quest'opera è, sarei quasi per dire, cosa di V. E., avendomene Ella fomiti a dovizia i fondamenti, coUe indicazioni delle BibUo^ teche e dei privati possessori dei rarissimi e preziosi originali^ Per questi motivi , più che qtudsioogUa altro riguardo , La prego ad accettare colVusata bontà qicesto pubblico attestato della mia riconoscenza. Ben vedo qtumto onore renderà al mio lavoro il recar'esso in fronte un nom£ così illustre; e qtcesto potrebbe farmi incorrere presso altri nella taccia di vanità o di presunzione: ma Ella conosce i sentimenti déW anima mio, e sa che più forte éCogni altro parla qtcello della divozione e amr mirazione al mio benefattore. Perdo io confido tanto nella generosità e magnanimità di V. E., che tengo già concesso il favore. E porgendole senz'altro i più caldi ringraziamenti, non ripeterò quelle lodi ben maritate che i severi cultori della scienza Le tributano, dò essendo, per dirlo con parole del Poeta : D'altri omeri soma che de* miei. Alla buona grazia di V. E. molto mi raccomando perchè si degni contintmrmi la stui alta protezione, alla qteale non cesserà di corrispondere con ogni maggior ossequio chi si onora di ripetersi DelVE. V. Milano, Dicembre 1876. Devotiss. Obblig ■• Ubbiik"^ Servitore Enrico Giorpanl NOTIZIE BIBLIOGRAFICHE NOTIZIE BIBLIOGRAnCHE ED ILLUSTRAZIONI sui famosi e rarissimi Cartelli, da documenti che a nostra pre- ghiera ha voluto favorirci il sig. Prof. Comm. Silvestro Gherardi, attualmente Preside delV Istituto Tecnico Provinciale di Firenze. Nel settembre 1844 il sig. Prof. Silvestro Gherardi possedeva un vo- lumetto contenente tutti i sei rarissimi Cartelli di matematiche disfide da Lodovico Ferrari mandate a Nicolò Tartaglia; ma in esso volume erano solamente cinque Contro-Cartelli o risposte di questo. Mancava il sesto del Tartaglia, ed ogni premura fu adoperata dal Prof. Gherardi per rin- tracciare un esemplare di questo sesto Contro-Cartello a fine di comple- tare i dodici opuscoletti. Dopo quattro anni di continue ricerche riuscì finalmente, nel 1848, a metter le mani su di esso per mezzo del librajo sig. Angelo Gaetano Masetti (1), e cosi potè riunire una raccolta intera, fin qui unica , di queste interessantissime dispute matematiche ; le quali , prima che se ne occupasse il prelodato sig. Gherardi, appena si cono- scevano dai dotti per le citazioni, più o meno indeterminate, che ne fa- cevano nelle loro opere i Bombelli (2) , Fantuzzi (3) , Cassati (4) , Tira- (1) Vedansi le linee 4-d della nota % delle pag. 68 e 00 di : Akuni materiali per la itoria della Facoltà matematica nell'antica Vnitenità di Bologna, compoiti nella * opportunità di etendere notizie eul Padre Bonaventura Cavalieri. Diiscoreo tetto a1- rAccademia delle Scieose dell'Istituto di Bologna nelle sessioni dei e 35 Maggio 1844 dal DotL Silvestro Gherardi, Membro Pensionano della stessa Accademia, Prof, di Fi-* SICA nella R. Università, già Prof, di Meccanica idraulica nella medesima. Bologna 1814. Tipi Sassi nelle Spaderie. Inserito nel Tomo V, Serie li, degli Annali delle Scienze no* turali di Bologna, mo, pag. 161, 241, 531, 401. (9) l'Algebra, Parte maggiore dell'Aritmetica diviea in tre libri ecc. Bologna 1573 ed anche 1579, noU^ Prefazione. (^ Notizie degli Scrittori Bologneei. Bologna 4781 a pag. 17-44, 5Ì0-5ÌS e nel- V Appendice, Tomo IX» pag. 00-106. (4) Francieci Cieerei Epietolarum Libri XII, MiUmo 178X NeirEpistolaX,noUS| Tomo I, pag. 30 e 63. 2 10 boschi (5), Cossali (6), e Libri (7), riferite già puntaalmente nel volarne dei Materiali per la storia della Facoltà matematica ecc. del Prof. Ghe- rardi medesimo. Stimiamo conveniente di riportare qoi la precisissima descrizione, fatta dallo stesso Prof. Gherardi nel 1844, del suddetto prezioso esemplare, che abbiamo riscontrata esattissima anche con gli ultimi esemplari trovati a Firenze e a Milano. È un volume in 4.^ comune, legato in pergamena. Sull* esterno della prima coperta vi si legge in rossa: Aul. V, AA, X, 55. Ora le due ul- time cifre sono corrette a penna con Vili, 49. Il sig. Dott. Caronti (allora aggiunto al bibliotecario dell' Università di Bologna sig. Prof. Ve- getti), al quale il Prof. Gherardi presentò l'esemplare, assicurò che le surriferite cifre indicavano che il volume era appartenuto alla biblio- teca deir Università , alla quale forse dovette passare al tempo della prima soppressione delle corporazioni religiose , e dalla quale verisimil- mente fu poi sottratto. — Nella prima pagina del primo Cartello vi ò marcato un bollo coli* iscrizione : Eo) Congregatione Oratory Sancii PhiUppi Ner^ Bononioe. — Nelle cinque carte, seguenti la prima co- perta (8), il sig. Prof. Gherardi di propria mano vi aveva scritto (9) : € Bologna, settembre 1844 ». « Questi Cartelli di matematiche disflde tra il Tartaglia ed il Ferrari^ « si hanno citati nel libro intitolato: Francisci Cicerei Spistolarum € Libri XIT, ecc. , che fu stampato dal P. Abate Pompeo Gassati in Mi- « lanO) 1782. Alla pag. 66 del Tomo I, lettera X (diretta al Lupioni), (S) Storta della LttUratura italiana. Seconda edisione, Modena 170», Tomo Vili, pag, 537-533. (5) OrigiM^ traiporlo in Italia^ primi prognui in €È$a i$lV Algebra. Storia eri* tiea di nuove diiquieiiioni analitiche e metaniche arricckila. Panna, Bodoni 1797-99, Voi. II, pag. 431. (7) Hiitoire dee Seieneee mathimatiquei en Italie. Paris lasa» Tomo III, pag. t8i. (8) Vedasi i sopraeiUti Materiali dei Gherardi alla pag. 71, Ilo. S e 5, (9) Non per sfoggio di bibliografia ci trattenghiamo a dare la descrìxiond deiresem- (ilare smarrito, tiome poi si dirà, e sa queste altre minate particolarità; ma il fiuseiamo, percbò possono gioyare, e a rintracciare possibilmeote queir aoiea copia completa che siasi conosciota, ed eiiandio a farne oscir fuori qualche esemplare fin ora ignorato» 11 « trovasi il passo : Quid f qaod diebits fèsHs, ecc. (10) che si riferisce « al Ferrari. Ed a proposito di questo il suddetto Gassati nella nota 2 « alla citata lettera, ' asserisce di aver veduto nella biblioteca Belgiqjosa « li QucBstumum monumenta ecc. (11), ohe sono appunto li Cartelli € in questione. € Nella biblioteca Marciana di Venezia ritrovasi un libro di Miscel- « lanea segnato 51514 e 1514 B. F. 4 (12), che contiene il secondo Gar- € tello del Ferrari al Tartaglia , queUo dettato in latino , e identico, a € quello che si legge in questo mio esemplare. Esso viene citato nel Ga- « talogo della medesima biblioteca (messomi sott' occhio dal chiarissimo € sig. Bettio cav. Pietro, Monsignore canonico onorario di San Marco) € sotto Lodovico Ferrari, e Tunica cosa citata nello stesso catalogo di € cotesto autore. H prelodato sig. Bettio è il bibliotecario primo della « Marciana ». « Genova, febbraio 1S57 ». < In agosto del 1844 mi recai a Milano e indi a Brescia, a Padova e « a Venezia, anche per cercare cotesti Cartelli. Neil* Ambrosiana , e in « tutte le biblioteche pubbliche di Milano, la ricerca tornò a&tto inutile. € n bibliotecario a cui lasciai in mano questo mio esemplare de* Cartelli, € perchè gli servisse nella ricerca che prometteami di fame nella detta « biblioteca, restituendomelo mi asserì non ritrovarsi in essa tampoco € uno dei Cartelli, non senza aggiungere che il mio esemplare veniva da € lui riguardato come runico esistente al mondo, o di una rarità somma. « Inutili tornarono le ricerche che ne feci, colFajuto del chiarissimo « Piola, del matematico Bassi e di altri dotti , per vedere di rinvenire (IO) Qnid ? quod diébut festit intersum lectioni arilhmeticei $w Euclide et Spha- rm, ex Suerobueto: has enim teientias publiee fto^ietwr Lod^Heut Ferrariue om- ii^iim artitm Prmeptor. (14) Qucntionum monumenta qua$ cum To/rtalea kahuit imfreeea inepexi in libro Bibliothecm Belgiojoeianm ; Italieue liber eei «m» ìì exeipiot Utinam Epietolam Ferrari ad Tartaleam Mediolani datam hai. A^lie. iU7 acpartim Yeneliie eseue^ eu$ per^Oetaoianum Seotium, et partim, ut videiur Mediolani. Inilio libri^ iialieum eei Carmen m«. Joannie Antonii Cazsuli qui in Literatie mediolaneneibme eei apud Pieinellum^ et Argetatum. (13) Ora, e fino dal 1807, la Miecellanea ritiene il nuovo namero 35M, ed il terso opaseolo, pag. SS-68 del tolame, è il Cartello ricordato. 12 € queiresemplare saccitato esistente un tempo nella biblioteca Belgiojosa. 4C Già cotesta biblioteca allora non esisteva più in Milano (13); chi la di- 4C ceva dispersa affatto da tempo; e chi asseriva che ne esistesse un a» € vanzo ìq un casino di campagna della &miglia Belgiojoso. Ma il fatto « è che ricercato il libro de* Cartelli^ fra quelli di questo supposto avanzo» . « Nota sulla sesta risposta data da Nicolò Tartaglia, inserita a suo « luogo nella fine di questo volume. — Nel mio opuscolo : Di alcuni € materiali per la storia della Facoltà matematica nelt antica Uni-- « versila di Bologna, dissi di possedere tutti i Cartelli meno del sesto € tra quei del Tartaglia che è F ultima sua risposta (Opuscolo citato, « pag^ 66-67) (14). Cosi era in fatto allora, 1844, il presente volume, « da me descritto in quest'opuscolo (pag. 67 e seg.) mancava della se- « sta ed ultima risposta del Tartaglia. — Ma le persistenti ed indefesse < mie ricerche, fatte in Bologna col mettere il naso in tutte le librerie « pubbliche e private e in quelle di tutti i librai di detta città, farono « coronate poscia dal felicissimo ed appena credibile ritrovamento della (15) È verissimo che fino a poco tempo fa non si rinveDoe questo libro; ma adesso per le continue ricerche e premure, specialmente del benemerito Principe Boncompagni, e la gentilezza del sig. Conte Lodovico Belgiojoso, si è avventurosamente ritrovato nella Belgiojosiana il volume contenente quattro di questi Cartelli (come è indicato nel Pro- ipetto degli Eiempìari eonoseiuti pre$entéìMnte, posto in iBne a queste notizie) e Membra certamente che possa essere proprio quello citato dal Cassati, Tomo I, pag. 99 e CS, Epistola X, nota 3, colle parole: QucBStionum monumenta ecc. sopra riportate, perchè è di legatura antica, perché diretto a Francesco Arluno, e perchè nel vecko della se- conda carta vi si legge una poesia italiana (un sonetto) manoscritta, cottie vi notò ap- punto lo stesso Cassati. (i4) Linea k della pag. 06 e I della 67 dei suddetti Materiali, 13 « ripetuta sesta risposta del Tartaglia ; la quale ora che il volume si spe- « disce al Gay. Libri, è stata unita alla meglio (mediante braghetta) al € volume, che ne è reso compito, compitissimo. Quel felicissimo ritro-* 4c vamento fu da me fatto nel 1848, fra i libri e stampe vecchie di un « libraio ». « Torino, 30 marzo 1858 ». « Prof. SOiVESTRO Gherarbi ». Il primo Cartello si compone di 4 carte, registrate nelle due prime A, Aii. In calce all' ultima facciata si vede scritto : V. S. si degvj con- servarla, benché una cassatura d*un tratto di penna si trovi sulle -tre ultime parole. Nella prima pagina della Risposta data da Nicolò Tartaglia a piò di pagina vi è scritto : Al mag. et eocell. signor Nicolo Simo , cassate però le tre ultime parole con inchiostro. ^ Gotesta risposta è pure di 4 carte , nella seconda delle quali soltanto si vede il registro tipogra- fico Aii, non essendo segnato nella prima il registro A, come frontespizio. n secondo Cartello (in latino) del Ferrari è di 6 carte , e le prime tre mostrano il registro A, Aii, Aiii^ In calce ali* ultima facciata bianca si legge: Al signor Nicolo Simo, al solito. cassato. La seconda risposta del Tartaglia, che risponde al quarto de* Cartelli, è compresa da 10 carte. NeUa prima facciata, come frontespizio, non si veda registro di sorta; comparisce coir Aii, nella prima Cacciata della seconda carta ; e co^ nella prima della terza carta si vede TAiii, e poi la quarta carta non ha alcun segno. In prima facciata della quinta carta ha il re- gistro B; e seguono nelle due carte consecutive il Bii, Biii; e poi tre carte senza alcuna lettera di registro. In fondo alla prinui &cciata di que- sto Cartello si legge: Al signor Nicolo Simo, benché al solito cassato. Il terzo Cartello del Ferrari consta di 4 carte, col registro A nella prima, nulla nella seconda; B nella terza e nulla nella quarta. Nell'ul- tima facciata di questo leggesi: Al signor Nicolo Simo, sempre cassato al solito. La terza risposta del Tartaglia, che è il sesto dei Cartelli, è formato di 14 carte , in calce alla prima delle quali leggesi la stessa mansione : Al signor Nicolo Simo, cassata. Le carte mostrano il registro A nella prima carta; Aii nella seconda; niente nella terza e quarta; B nella quinta; Bii n^lla sesta; nella settima e ottava niente; C nona; Gii de- 14 cima; undecima e duodecima niente; D tredicesima; quattordicesima niente. L* ultima facciata ò bianca e non ha la solita mansione , nò al- cuno scritto. Il settimo Cartello (quarto del Ferrari) è di sole 2 carte senza registro. L'ultima quarta pagina ò bianca ; ma contiene in iscritto, non cassatoi la distintissima mansione (che sembra del carattere di tutte le altre): Al signor Nicolo Simo, La quarta risposta del Tartaglia, che corrisponde all'ottavo Cartello, è di 4 carte col registro: A prima; Aii seconda; terza e quarta nulla. In fondo alla prima facciata si ha pure la mansione scritta : Al signor Ni- colo Simo, non cassata, assolutamente dello stesso carattere dell'altra non cassata , che abbiamo testò rammentata. Pare che lo - scrivente a- vesso scritto: Simon, e che poscia cancellasse colla mano o col tempe- rino la n. ' Il quinto Cartello del Ferrari, che viene a corrispondere al nono della raccolta, ò di 28 carte registrate successivamente cosi : A , prima ; Aii , seconda; terza e quarta niente; B, quinta; Bii, sesta; settima e ottava nulla; C, nona; Cii, decima; undecima e duodecima niente; D, tredice- sima; D2, quattordicesima; quindicesima e sedicesima niente; E, dicia- settesima; E 2, diciottesima; diciannovesima e ventesima niente ; F, ven- tunesima; F2, ventiduesima ; ventitreesima e ventiquattresima nulla; 6, venticinquesima ; 2, ventìseiesima ; ventisettesima e ventottesima niente. Nell'ultima pagina, che ò bianca, si legge la solita mansione, cassata: Al signor Nicolo Simo. La quinta risposta del Tartaglia, che viene ad essere il decimo Car- tello, si forma di 4 carte registrato così : A, prima ; A 2, seconda; terza e quarta nulla. La solita mansione scritta e cassata in ealce all' ultima Ceciata del Cartello. n sesto Cartello del Ferrari, ch'ò l'undicesimo, consta di 6 carte, cosi registrate : prima , frontespizio senza re^stro tipografico ; A 2 , seconda ; A 3 , terza ; quarta e quinta e sesta niente. In fondo all' ultima facciata la solita mansione cassate. Finalmente la Sesta risposta data da Nicolo Tartalea^ ultimo e do- dicesimo Cartello della raccolte, ò di sole 2 carte , col registro A nella prima e niente nella seconda. Non contiene la solite mansione; perchò quest'ultimo Cartello non apparteneva alla serie degli altri, legati in un sol volume, che fu della biblioteca della Congregazione di San Filippo Neri in Bologna; ma fu trovato poscia, unito ad altri che si cedettero 15 al Principe Boncompagni, i quali formavano quella raccolta incompleta di tali Cartelli, che pare assolutamente sia quella veduta dal Fantuzzi e di cui parla nella sua opera degli Scrittori. Fin' qui descriveva il sig. Gherardi la sua unica intera raccolta; il quale, oel 1858, per le vicissitudini politiche, Tesilio, e i bisogni deUa famiglia fu obbligato di cedere quel suo volume al celebre Prof. Libri a Londra ; ma prima però ne fece trarre, col consenso dello stesso Libri, una bella ed esattissima copia per mano dell'amanuense Benaducci di Foligno (o Perugia) dallo stesso Gherardi collazionata parola per parola. Ed ò ventura ch'ei rabbia conservata gelosamente presso di sé, poiché, smarritosi in ap- presso l'esemplare ceduto al Libri dal Prof. Gherardi, non sarebbe stato possibile di pubblicare ora il sesto Cartello del Ferrari, undicesimo della raccolta, che non si trovò fin qui in alcun luogo, nò si sarebbe potuto riscontrare T integrità degli altri. n sesto Cartello dunque del Ferrari si dà in luce coi tipi, dalla pre- detta copia, che con somma gentilezza e vera sua soddisfazione , il me- desimo Professor Gherardi ci ha prestato: mentre gli altri undici diamo fuori a forma di fac-simile, non colla pretensione di aver fatto una cosa artistica, che troppo vi sarebbe voluto, ma sempre per dare una idea più precisa ed esatta degli originali e per facilitare ai bibliografi il rintraccia- mento di esemplari non conosciuti. Questi dodici scritti del Ferrari e Tartaglia furono dottissimamente il- lustrati nel libro più sopra ricordato , intitolato : Alcuni materiali per la storia della Facoltà matematica del Gherardi, sul quale é da osser- varsi che alla pag* 77, in nota, di quest*opera rilevasi che l'ultima parte di essa fii letta dal medesimo signor Gherardi all'Accademia stessa nella sessione del 7 maggio 1846, allora quando aveva già presentato alla me- desima Accademia dell'Istituto di Bologna la di lui lettera a Monsignor Gaspare GrasseUini (Pro-Presidente, Presidente allora del Censo e poscia Cardinale di S. M. diiesa) e resa pubblica soltanto nel 1850 nei Nuovi annali delle Scienze naturali di Bologna, fascicolo di marzo e aprile # la qual lettera mentova in più luoghi i Cartelli in discorso. I suddetti Materiali ecc. furono nominati con distinta lode, fra gli altri^ primieramente dal Libri nel suo: Catalogue ofthe Mathematical , Hi-^ etorical, BibUographical and Miscellaneous PorUon of the celébrated library of M. Guglielmo Libri ecc. Part tfie First A-L, ecc^ 1861 (pa- gine 19-20» N. 178); dal Prof. comm. Codazza nei Rendiconti del Reale 16 Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, classe di Scienze matematiche e naturali. Fascicolo di novembre 1866 (pag. 6, Un. 15-31 della tiratura a parte); e più di tutti il Prof. Giovanni Luvini nel suo : Compendio di Algebra elementare ad uso dette Scuole liceali, magistrali e tecniche, terza ristampa della sesta edizione , Torino 1870, che valse a divulgarli anche fra la gioventù studiosa , al Cap. XX (pag. 290 , § 346) : ed il Prof. cav. ufflc. Curtze di Thorn, conosciuti i pregi del libro, lo tradusse in lingua tedesca nell* Archivio ecc. del Grunert nel 1869-70, e lo pub- blicò anche in estratto a parte in Berlino, 1871. Fu allora che il Prof. Ghe- pardi comunicò al sig. Curtze altre notizie illustrative di questi Cartelli, le quali crediamo utile di pubblicare e riportando anche in nota alcuni dei passi citati più interessanti dei Materiali suddetti, e richiamando ad essi per quelli che crediamo di minore importanza al nostro scopo. — - Eccole : lUustrazione atta Nota 1, pag. 76 dei Materiali (pag. TI della ti- ratura a parte detta versione Curtze, e pag. 141 delV edizione del- r Archivio Grunert) e ad analoghi punti scorgenti ai Cartelli del Ferrari e del Tartaglia. € Per non allungare di troppo la suddetta nota primitiva dei miei < Materiali, nel rivederli, emendarli ed accrescerli di qualche cosa in € occasione, ed anco in ricognizione della versione alemanna, onde erano € onorati, rimessi il più che mi occorreva di accrescere in quel luogo, ad « una aggiunta finale : e vi fui anche costretto dal non avere io allora « in pronto certe relative informazioni da me richieste alla compiacenza « di benevoli dotti corrispondenti, ed ottenute non ha guari. € La prima parte degli ulteriori ragguagli sui Cartelli Ferrariani e « Tartagliani che intendo di recar qui, in aumento a quelli formanti Tog- « getto della ridetta nota, e agli altri sparsi per due terzi circa del ri-* € detto opuscolo dei Materiali, venne da me compilata principalmente, « sul già mio esemplare completo dei medesimi, avanti di distaccarmelo € cedendolo al letteratissimo Libri (15) ; la seconda parte che riguarda lOki (15) f Da una dichiarazione deir Eccelleniissimo Sig. Principe fioncompagni , conte-* « nota in una sna obbligante lettera del tf Luglio 1869, rilevo e resto più che persuaso^ 17 « segnatamente lo scoprimento di nn bel numero di codesti Cartelli fatto « dopo la pubblicazione nel 1846 dei miei Materiali, e certamente prò* € mosso da essi, Tho potuto compiere soltanto ora collo speciale ajuto € portomi da* chiarimenti del sig. Principe Boncompagni. < Faccio consistere la prima parte dell* illustrazione , e neir appresso « quadro che parla da sé, e nelle postille (A), (a), (b), (e), (rf), (e), (/), * (s)' (A)i {i)f (A), (0» ('w), (B), susseguenti al medesimo. Nella compila- € zione dell* uno e dell* altre ho avuto pur di mira che possano contri- « buire a far ripescare (rovistando ne* ripostigli, nella polvere e nelle ml- « scellanee le più stravaganti ed eterogenee delle biblioteche) esemplari « de* smarriti disconosciuti Cartelli ». (Segue il Quadro). che f «elio «lenp/are t(mpUtU$imo de' famoii CarUlli fu venduto nel pubblico in^ canto seguito a Londra in Aprile iSOi (quello appunto menzionato dall' avveduto e- rudito traduttore in fine della suddetta nota 4) al Sig. Boone libraio in Londra per il prezzo di lire sterline 30 e 40 scellini. — Però da una lettera, che conservo, del povero Libri, scritta sul finire del 4868, e ancora a viva voce di lui, qui in Firenie al principio dell'anno consecutivo (verso il cui termine chiuse pur qui gli occhi), ap- presi che il cimelio di cui si discorre lomd, dopo quella vendita, in eue proprie mani, e che fatalmente gli venne in appresso sottratto per furto, insieme con altri libri e articoli preziosissimi (fra cui un fascicoletto, rarissimo, del Gataldl mandatogli da Die in regalo) da un infido domestico ch'ei dovea ritenere, giusta le raccomanda- zioni di on amico, per una perla d'uomo. Se ò cosi, tornerà difficile rintracciarlo; che potrebbe anche essere venuto alla mani di un ignaro affatto del suo pregio. Vorrei che per virtù della presente pubblicissima stampa si arrivasse ad apprendere dove presso chi rinvengasi ora il cimelio , per impedirne la perdita e per racco- mandarne la più accurata conservazione e lo studio : e ancora perchè si sapesse da chi ne possa disporre: che a qualunque legittimo possessore del ridetto cimelio mi presentasse, entro sei mesi, da riacquistare questa mia antica conoscenza, ne offrirei seicento franchi i« oro, ossia lire sterline ventiquattro. • 8 IS O 9 a a • fe « CARTELLI FERRARI lèi « a o « « o a se « o « U li sg S» DATA di ciascun Cartello 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 13 l.« (a) 2.0 (e) 3.0 (e) *-Hff) 5.0 (0 6.0 (0 6 Somma delle carte ... 50 28 6 Milano, 10 Febraro 154'7 Id. 1.0 Aprile Id. Id. 4 Giugno Id. Id. 10 Agosto Id. Id. Ottobre Id. Id. 14 Luglio 1548 CARTELLI TARTAGLIA o e 1» ^ a a « 9.-1 25 "O DATA di ciascun Cartello 1.0 (i) 2.0(6?) 3.0(/*) 4.0 (A) 5.0 (A) 6.0(m) Somma delle carte . . , 10 14 2 38 Venezia, 19 Febraro 1547 Id. 21 Aprile Id. Id. 9 Lnglio Id. Id. 30 Agosto Id. Brescia, 16 Giugno 1548 Id. 24 Luglio Id. Numero delle carte della intera Collezione 88, ossia pagine 176 (B). (A) « Di latti insieme i Cartelli si parla e si riferiscono passim sentenze altrui alle se- guenti pagine dei MdUriali ecc.: 59 (liu. 6-14), tfO (Un. 17 e seguenti anche della 87), M (Un. iO e tutta la nota 1 (che si riporta qui sotto (16) ) , 67 (lin. I e seguenti ^mmm»mi—* (16) (Pag. 66, Ho. 10 e segaentf). — Nel proemio Agli lettori deU'opera immortale di lUflEael Bombelli « L'Algebra » si fa tal una mensione de' Cartelli , che parrebbe che avesse doToto rtssicararli da quella specie di morte, a cui è equivalala la loro oblifione fin qai: la si ponderi nel seguente passo, trascritto ad literam dal nominato proemio : .... ma tn vero o/cimo non i stato , che nel ucreto éella co$a na penetrato t olire cfte il Gardano Mdanesa .19 i tutto il testo della pa|. 7^« M (tutta. 1a noU a), lOi. (lim 04(4) è lek (M: 4-8). Ricbiamui qui seguatameate la measione (She ee ne reca nella nota < delM sàddetU pag. M del Bombelli, onorevole in partiooiate per quelli del Ferrari. AUo pag. 08^ W ^d« la), ftelia tue arie magna, $9é tfi fuéili •eieniia omìoì dine , ma nei iiré fit oscuro ; ne iraltd ferimenfo m eerft mai earieUi, i quoh cùn Lodovico Ferrari} nottro Bolognese scrisse contro a meotà TariagUa Bresciano , ne % quali MHtsimi , et ingegnosi Problemi si veggiono di questa sàeniia, ma con tanta poca modestia del Tartaglia (come quello il quale di sua natura era cosi assuefatto a dir male , che all' bora egli pensaca di haver dato konorato saggio di se, guando eàe di aleuno havesH sparlato) che offese quasi tutti i nobili intelletii , veggiendo mmCegli, e del Cardano e del Ferrario straparli, ingegni a questi nostri tempi pii tosto divini, che humani ecc. Il celebre Libri tocenne certamente a questo passo atloreb^^ acciagendosl ad una bella e ragionata difesa del Tartaglia, predicato da molti proclite all'irrltasionle ed alla sUna , ^ta il BombeUi cosi : V&get la préface de l'Algebre de BombeUi , oà rauteur wwntre un peu de partialilé pour son concitoyen Ferrari {Hist de Mathim. cit, T. S, pag. 155, in nota). Concedendo noi di buon grado che nelle riferite frasi del grande Trattatista bolo- gnese apparisca parsialiU, a danno del Tartaglia , se non altro perchè ne dicono il male , e non il bene, essa però è in favore pih del Cardano , che del compatriotta dèli* autore. AniI, a guardarvi dentro, questi nella saa parziale estimasione pel Cardano trascorre anche a danno «n poco delle stesso compatriotta. Imperocché abbia pure il maestro avuto mano, e diretto ed ajutato il discepolo nelle dispute in iscritto col Tartaglia, qualmente e davvantaggio, il medesimo Tartaglia di continuo sappone, ed ironicamente insinna neilé sue Risposte i quan« tunque la tnsinuulonc, lungi dal trovar appo^gio% sia apertamente denegata* 'velie Proposte, ossia ne' Cartelli del Ferrari, è gratuita ad ogni modo, ed inverlSimiTe l' opinione di rignar- dare la parte avuta dai' Cardano in questi Cartelli tale e tanta da potersi questi meèesìnri dir snot, come 11 dice eepressamente 11 BombelK. A tempo debito (e sartt tu altro écrltto) tóme* remo sa questo punto, colla speranxa di raccomandare a buoni argumenti quella' divisa che ciascuno, sulle nostre traccio, attribuirli al Ferrari nelle préfate sfide col Tartaglia, la divisa cioè di prode campione del Cardano. Ma non dee recar maraTfglia che al Libri sia' sftiggita ta panialttà del passo del BombeUi sotto il rispetto ultimamente accennalo, non arendo egtl veduti i Cartèlli. Pud sorprendere piuttosto che II passo gli abbta dato nell'occhio solamente sotte il secondario riguardo della preoccupasione dell' autore , non sotto il principale del Cartelli stessi segnalati di lodi pel bellissimi et ingegnosi Problemi che vi si veggiono! Come mai egli , per coi — poca favilla gran fiamma seconda — In grazta di quelle frasi , rKeHte anche dal nostro Factuszi (Opera sudd. , Tomo S , pag. 8M , nota 6) , non disse a sé , e agli altri — si cerchino e ricerchino cotesti Cartelli? — Invece il solo, o principal motto, fntomo alle sfide e disputasioni pubbliche del Tartaglia cogli avversar], che incontrate nell'opera del Libri, è letteralmente qnesto (Tom. 3, pag. 154, nota t): Tartaglia nous a conserve la più* pari des questions qui furent proposées é eette epoque ( Tartaglia, General Trattato, Pari. Y » f. 71-90, lib. Ili); qua^i che coleste quistionl nel tempo che Tennero disputate, cioè da 9 In 11 anni avanti che uscisse il General Trattato, non fossero state raccomandate a Cartelli editi , e quindi attissimi per sé a conservarcele , e tutte quante , ed originalmente. Del resto esaminando, eoi confronto de* Cartelli, tutti i luoghi del General Trattato che riferisccnsi alle sfide, e dispotaitoni in discorso, vi saltano agli occhi, com'era ben da credere, le pàrsialith del Tartaglia non poche , uè lievi, sia riguardo alla sostanza delle suddette qnistlonl , sia , specialmente , riguardo a' fatti che precedettero alle disflde, che a queste diedero occasione , e che formano l' objetto de' primi Cartelli : questi prtmt furon quasi pastttl sotto silenalo dal Tartaglia. Cosi el sdUvossI di eonsarvarei nelta sut Opera mifgiore» nnehe 11 nome del 20 (fedi qui aotta-(i7)) s'enlra a diseomret sl« de'CarMli taiU; ma poi trattasi sol- tanto dei del Tartaglia; e dei medesimi è latto rieordo ancora alle pag. 197-118, come è pare faltQ ricordo dei è dei Ferrari alla pag. 4S7 (lin. n-55) »• primo rlsolalore delle eqeaiioni di 3.® grado! Tatti i rsHmieaUti leoghi, rSseoninti da ne, li registro qui (per liberare da ana material fatica ohi si piaccia di esamioarli, e ehi si pia- cerà di far il suddetto confronto tra essi ed i Cartelli, allorquando io, aTondone nn qualche incoraggiamento, e riconoscendone il bisogno, mi determini a riprodurli ittlerameBlo per le stampe, come sarei inclinato) — Prima Parte del General Trattato ecc. m Vinegia i556, nella dedica ; — Seconda Parte Id. id., f. 30 (questo luogo è interessantissimo, poiché vi porge un barlume della via onde Tautore dice che era pervenuto a trovare regola generale al capitolo di cota e cubo egual a numero ecc.) — Cessali, Op. e Voi. clL, pag. 148-18, 147, ecc.: Libri, Tomo. 3, pag. 150, nota 1); — Id., f. 41 a 44 (nel primo foglio si ha una narraHone sotto brevità, della dispulatione con Cartelli impresH ecc. , Alla qual narraxione , s' attiene , sensa cercar altro , il Cessali nella sua Storta , per dar ragguaglio di cose avvenute nella stessa disputaxione con Cartelli IMPRESSI — Y. Cessali, Opera e Yol. eli., pag. 131 ecc.); ~ Id., f. 46 a 48, 51, 52, 67 a 69, 80, 82, 153, 454; — Quarta Porte ecc. «n Vinegia 1560, f. 16^7, Quinta ParU ecc. id., t 15, 16, 18, 21 a 23, 31, 42, 63, 64, e finalneate 66 a 00. (17) Fag. 58, linea 14 e seguenti fipo alla lin. 2 della pag, 61 e pag. 63, lin. 11 eseguenti fino alla linea 14 della psg. 64). ~ Contiene un sunto, con peszi originali, di tutti i sei Car- telli, risposte del Tartaglia ai tei Cartelli , o proposte del Ferrari , ed un senio pure del quinto Cartello di questo, il Fantnssi dice ohe questi vari fogli di itampe delle sfide tra il Ferrari ed il Tartaglia gli capitarono alle mani, terminata V opera eua, e che erede far cosa grata. al .lettore a riportare nelle sue aggiunte il ristretto di questa querela, benché gli man- chino le proposte del Ferrari (una però la vide, e ne dà poscia il sunto, cerne s* é avvertilo) ; fna, soggiunge egli con ragione, da/ie risposte del Tartaglia si può dedurre non osleiile 911011/0 scrivesse il Ferrari, Non conobbe il Fantuzzi (e a lui non si può fargliene torte) la somma rarità, e 1* altissima importanza di simili stampe, tanto in senso bibliograAco, quanto in senso scientifico; altrimenti le avrebbe riprodotte integramente, senza levarne, sensa sostituirne parois, massime per rispetto a quella del Ferrari cVei potè osservare, formante da sé sola un opuscolo di 28 carte in 4.® commune (sesto di tutti i Cartelli), avrebbe dato opera che non dovessero smsrrirsl, depositandole per esempio in qualche pubblica Biblioteca (inutilmente le abbiamo cercate, e ricercate nelle pubbliche e private biblioteche, e librerìe di questa Città). Sembra eh' egli non s* accorgesse neppure di possedere nelle medesime stampe bella mano di que* Ifontitnen/o QuiBsUonwn , sui quali si aggira il riferito passo del Cassali (vedi la nota 11) ed ai quali deve per certo alludere, in psrte, ancora il Cardano nella Vita def Ferrari dettata da lui, là dove dice : Inde stalim,,.. eerlavit cum Jeanne Colla et post cum iViooiao Tartalea..,. mathematicis sui temporis clarissimis, publiceque eos superavit: cujus rei adhuc estoni Moniiibmta Publica (T. 9 , pag, 568-69 della Race, delle Opere dal Csrdano). Me il Fantozzi poi, né alcun matematico, che io sappia, ha ponderati due singolarissimi luoghi de' suddetti Cartelli, che avrebbero meritato tutta 1* attenzione in riguardo di Scipione Ferro, luoghi originalmente riprodotti, ne*rammentali sunti, dsUo stesso Fantozzi: non questi, perché se ne sarebbe vsluto a rifondere ed accrescere il suo magro articolo sopra — Scipione Ferro -« che invece lasciò tal quale gli venne alla prima; non 1 matematici, perché, non eh* altro, la storia della prima rlsolozione delle equazioni cubiche si-conterebbe diversamente da quel che si" conta, ed il Bolognese Algebrista dell* Epoca seconda della Facoltà Matematica nello Studio di Bologna verrebbe maggiormente, e con più fondamento, onorato nelle scuole, e ne* trattati di Algebra e Geometria. Ripi'oduciamo npi idue luoghi, a* quali ci siamo riferiti, come que* di 21 (a) ff Di questo primo Girtello del Ferrari, primo altreal di tutti e dodiei i Cartelli, ti discorra o si riportano estratti alle pag. 71 (Ho. 4-7) ,. n (ìin. i-S) , 105 (lin. S7-50) , IM (lin. 7-35), 13» i}ìu. 1-8) e 138 (lin. 6-11). — Non tornerà forse inutile rammen- ; tutti I Cartelli ipogllsti dal Fantassi che pib direttamente tpptrleogone all'anildetta Epocs. Il primo è della Seconda Rigpoiia data da Nicolò TartaUa a Me»$er Lodovico Ferraro dello Matemathe Lettor Publico tu Metano eco., si legge iHs pag. 6.* dell* originale, ella pag. 103 del T. 9 del Fantassi, ed è concepito così : Dapoi eonsequentemettte dieeti, ohe me aprovareti tal cosa non etter mia inventione (la risoluzione generale deireqiiasionea;3 4.ps=3^), a/^mto che M cinque anni estendo voi insieme con el Cardano a Bologna un Anibale della nave haomo ingenioso , et humano et quale vi mostro un libro de* man dun Scipione ferreo suo Socero , ineiqual questa fnedesima inventione elegantemente, et dottamente haveva anotata. Questa particolarità non mi par cosa licita a doverla desputare ne manco negare , perche saria presuntione grandissima la mia a darme ad intendere quelle cose che da me sono state ritrovate che per altri tempi le non potesseno esser state ritrovate da altri , et simelmente che per lavenire altri non le potesse ritrovare, Anehor che dal detto Signor Hieronimo (Car- dano), over da me non fusseno state in luce poste eco. À schiarimento del passo , ed In ap- poggio delle conslderazion! che abbondantemente ne discendono, avvertirò che 11 Cartello del Ferrari, a eoi riferisee la suddetta seconda risposta del Tartaglii, fa dato del 1 .o Aprile 1547 ; onde cade nel 1543, cioè tre anni avanti della prima edi%ione delV Ars Magna del Car- dano, la BoteYolissima presentasione fatta a questo ed al Fernri del libro vergato di pugno di Scipione Ferro. Ora si vuol egli sapere chi si fosse il presentatore Annibale Dalla Nave? Fra le note da me trascritte da*RotolÌ dell'antico Stadio di Bologna tengo la seguente: • nel Rotolo del 1536, eh' è 11 primo in cui manchi Scipione Del Ferro, è segnato per la prima volta, ed alla medesima Lettura dello stesso Ferro, Annibale Dalla Nave — Ad ArUhme^ Hcam et Geometriam — Hannibal Navius; si continna poi a vederlo ne* Rotoli , sempre per le stessa Lettura, fino a quel deiranno 1558 in elusivamente ». (Pag. 6S, Un. 11 ecc.) — Veniamo finalmente al secondo dei due luoghi de'Cartelll del Ferrari e del Tartaglia , che abbiamo promesso di riprodurre dal Fantnssi : questo luogo , e così il primo, già riprodotto, doveansi leggere nel Tomo 9.® deirOpera citata, uscito nel 1794, cioè cinque anni avanti ebe II Cessali pubblicasse la profondissima , e reputabilissima sua Storia ; suona puntualmente come appreuo: Io m'allegro, Messer Niccolò (è il Ferrari che scrive al- Tavversario, nel suo quinto Cartello), che in questi vostri quesiti, m* habbiale dato materia di giovare a quei che si dilettano di Geometria, et di Arithmetica , non essendo tuttavia per- venuti anchora al eolmo delle predette sciente, E questo, percioché ne' vostri primi diecesetle quesiti st contiene quella bella inventione di operare senta mutare V apertura del compasso , la qual io non so da chi si havesse principio , ma io so bene , che da circa a einquant' anni in qua molti bei ingegni si sono affaticati per accrescerla, fra quali, in gran parte è stato la Iktiea memoria di messer SCIPIONE DAL FERRO cittadino Bolognese (fin qui dal Fantusii, Tomo cit, pag. 106, e di qui avanti dal Cartello originale), io dunque voglio esser quello, die a tale inventione dia tutta la perfettione, che può havere, dimostrando per questa via, non sola^ mente alcune propositioni, trovate da* nostri maggiori, ma etiandio tutto Euclide. Fu stam- pato il Cartello, a cui questo passo appartiene, colla data di Milano e del mese di 01" tobre 1547. Adunque sul principio del \Vf secolo, per quel che ci narra il Ferrari, Scipione Dal Ferro grandemente accrebbe quella maniera di geometrici studj , sui quali poscia e il Cardano, e il Tartaglia, ed esso Ferrari, e il Benedetti, l'uno dopo dell* altro, si esercitarono, • dei quali s'ò pur vedete, in tempi prossimi a noi, piacersi il beiringegno del virtuosissimo Masehereal (Ltt^rl ecc. Tom. 3. , pag, 13!Q. 22 ^^' tare che esso eirtello Tttnnd pMTOealo dalle imperttiieiiie contro il Cardano eontenute nel Libro nono delti quesiti et inventioni diteree dal Tartaglia , oseito per le stampa Tanno iM5, cioò Tanno antecedente a quello della data del Cartello , e anaseguente al- l'altro in cui era egualmente uscito T Are Magna del Cardano , contro un punto capi- tale della quale il Tartaglia adirosissimamente se la prendeva ». (b) n Veggasi Tunica parola e Tunico estraitOi che ai fanno alla pag. 7i (Un. iK-Si> de' Materiali ecc. di questo primo Cartello o Contro-Cartello del Tartaglia : nel quale in sostanza ei ripete le insolenze contro il Cardano del suddetto Libro nono , e lo inasprisce, con nuove, anche all'indirizzo del Ferrari, onde qaello che gli si presentava qual campione del rivale vilipeso, non si potesse mica figurare di passarsela liscia, nep- pur'cgli, nelT insorta querela ». (e) « Su questo secoado Cartello del Ferrari s'ahbia la bontà di consultare le pag. 60 (lin. 22-33), 78 (liu. 31-33), 103 (Un. 23 e seguenti fino alla lin. 7 della pag. iO»}, 110 (Un. 10-26), 112 (Un. iO-13), 125 (Un. i8-2U i27 (Un. ii-21), e basterà ». ((0 « E cosi del secondo Cartello di quest'altro basterebbe dire di consultare le pa- gine tfO (Un. 33-3» fino alla linea 18 della pftg. 60), 65 (lin. 17-27), 85 (Un. 14-24), 9k (Un. 26-20), 05 (lin. 20 fino alla lin* 2 della pag. 06), 105 (lin. 27-55), 405 (Un. 8-25), 110 (lin. 51 e seguenti fino aUa pag. 114); se non si credesse di dover avvertir qui: che alla prima parte di vana loquacità o ciarla di catUvo genere, segue queUa grave (e richiedente la più seria meditazione ancora ai di nostri] de' 31 quesito sulT universa matematica , proposti da risolvere all'avversario, o ai due insieme gU avversari , come vuole egli il Tartaglia. E noi speriamo che la presente peculiare riproduzione dei Cartelli, richiamandoli di nuovo alla memoria e ponendoli nelle mani di molti, possa £ar trovare fra questi più di un dotto matematico che si accinga a risolvere e commentare debitamente i non pochi, astrusi^ di essi problemi ». (e) • Si guardino pure per questo Cartello le pag. 04 (Un. 25-20), 06 (lin. 8-11) ; ma giova avvertire anche qui: che alle eleganU ma poco misurate ed inconcludenti frasi del lunghetto esordio, segue una prima risposta ai 51 quesito proposU dalT avversario ; la quale unicamente consiste a proporgUene egli altrettanti di suoi proprii , da risolvere ben s'intende. L'esordio accennato reca la data , 24 maggio 1547, però noi nel quadro abbiamo segnata al Cartello una seconda data che vi segue ai 31 quesito, siccome la pio prossima al giorno deUa pubblicazione del Cartello, e quindi la più esatta. Inutile Taggiugnere che anco i 31 quesito del Ferrari, su tutta la matematica, desiderano ancora un attentq studio, non agevole neppure neUa luce de' nostri giorni ». (/)> (9)f (^) « Non si recano estratti di questi tre Cartelli nei Materiali ecc., e neppure, sembrami, si fa allusione particolare ad alcuno di essi. Ha per la scienza, se non per la storia della grande querela, della prima risoluzione delle equazioni cubiche, vanno essi tenuti fra i più importanti ; segnatamente il primo de' medesimi e l'ultimo, del Tartaglia. Chò quanto al secondo di essi del Ferrari, meritasi la sua attenzione, dal lato già della forma, ed anche da quello dell'anzidetta istoria. Per altro ciò che lo può raccomandare 23 di più gli ò aa certo finale ekiariniénto dell' autore sul primo de' suoi 5i quesito di sfida del rivale, recati nel precedente suo Cartello. Da questo lato però sono da far caso molto più i due del Tartaglia, ayvegnachò contengono le risposto sue ai quesiti del FerrarL II primo de' ripetuti tre, cioè ii teno Cartello del matematico bresciano, dopo una tantafera di risposta, al solito sconcia, colla data a dì K di giugno^ certamente 1047 (e di Venezia che non yi apparisce), reca la risposta sili quesiti (ma a 35 soltanto dei 51, senza che questa limitazione venga qui avvertita dallo scrittore) al cui termine si legge : fu finita di stampar solamente alti di luio, per essere state molte feste ; il perchè noi abbiamo assegnata questa seconda, più vera ed esatta, data al Cartello. Da tutto r insieme del quale rendesi manifestissima la somma troppa fretta a stenderlo e mandarlo in giro; soprattutto per la sua passione, smania di far constare a tutti, al mondo, che in pochissimo, dalla sera alla mattina, egli avesse disvelate le soluzioni dei quesiti. — Il terzo poi de' detti tre , ossia il quarto Cartello del Tartaglia , nella parte sostanziale (più breve assai della cicalata superflua) si aggira sulla soluzione di quei quesiti dei quali ei non fiatò e gli restarono, nell'antecedente Cartello, da trattare; i quali veramente erano 5, mentre qui si dice : segue la risposta agli altri 5 quesiti ecc. ; e poi non se ne risolvono, o non si cerca di risolverne che 4. Indi l'autore soggiunge che il dicianovesimo ed il ventiseiesimo (dei 51 del Ferrari) gli reputa impossibili^ e dati- gli apposta per imbrogliarlo o confonderlo; e in questa supposizione, anzi credenza, in- solenze ed ingiurie a bizzeffe ai competitori Ferrari e Cardano l I quattro risoluti qui, o almeno trattati con vanto di soluzione, corrispondono al quindicesimo, al ventunesimo, al ventitreesimo ed al ventisettesimo (de' ricordati 5i). — > Voglio fare un' osservazione* Nessuno creda, no, che per esser riportati, uno ad uno, ne' due Cartelli Tartagliani pre- accennati, i quesiti proposti dal Ferrari , con quelli alla mano , si possa far senza del Cartello terzo di questo, almeno quanto ai quesiti descrittivi (vedi nota e) ; imperocché sonvi, si, riportati, ma in sunto imperfetto (se non pure infedele) e in mala lingua, poco intelligibile anche ai Veneziani e Bresciani d'oggidì; mentre nel loro originale nulla lasciano a desiderare di chiarezza, ed anco di venustà d'idioma italiano. Mentre i quesiti del Tartaglia riportati dal Ferrari vi guadagnano , quelli del Ferrari riportati dal Tartaglia vi perdono ». (0 « Di questo Cartello , il più cospicuo per sostanza, non che per mole , di tutti 1 Cartelli, non diremmo mal, e poi mai di aver discorso con qualche sufficienza ne' ilo- terialieco.; benché in non meno di cinque luoghi: pag. 58 (lin. 19-17), 59 (Un. 1-9), 55 (lin. 17-50), 64 (lin. i-5), 137 (lin. 3-10), vi abbiamo avuto riguardo , attingendone più o meno pel fine nostro precipuo. A nostro vedere resta ancora da farsene condegno studio quasi da capo a fondo (noi più che contenti se vi avessimo solo data una buona prima occasione!); studio che colla dovuta larghezza esteso necessariamente alla disqui<« sisione e comprensione accurata del linguaggio de' metodi geometrici, algebrici ed arit« metici, nel secolo XVI, già equivarrebbe a quello di tutti e dodici insieme i Cartelli, e lomerebbe poi di non lieve vantaggio per la restaurazione della più vera e reale storia della scienza, in non pochi punti d'importanza. — Ad una chiacchierata* ma breve, in cui si rende pan per focaccia all'arrogante avversario ne' precedenti suoi Cartelli, il Per" rari la seguire in prima una riprovazione della maggior parte delle risoluMioni ai pro- pri! quesiti, date dall'avversario medesimo ne* suoi Cartelli terzo e quarto; e indi le ri' soluzioni di tutti i quesiti propostigli a sfida dallo stesso nel suo secondo Cartello. 24 [k) e Guardinsi le pag. 96 (lin. H-3t), 199 {Un. 7-95) de'iTa^mWi ecc., nelle qoali s'ebbe motìTO di far capitale di questo Cartello. — Dalla sua importanza, dal poco che si riferisce ad alcuno de' quesiti dell'autore, e alle rispettive soluzioni dell'altro ed an- che a' quesiti di questo. Ma il più, e molto pia; si riferisce alta perpetua querela. Che differenza m^i fa questo Cartello ed il corrispondente, nel numero, d'ordine dell'altro 1 Non dico solo per volume o quantità, ma segnatamente per succo sostanziale. Lo scrittore ha un bel rampognare il competitore per la lunghezza del tempo che gli ha eoetato il suo laf>orol — Ma questi e il pubblico gli ponno di leggieri rispondere senza re- plica possìbile: che il lavoro, ampio abbracciante tutt' intiero il nervo della disputa, vale bene, ed a vantaggio, il tempo spesovi; mentre il contro lavoro oppostogli da lui, soccorso pure da' suoi proprii lavori antecedenti , non vi può di nessuna guisa stare a fronte, lutti risentendosi troppo, ma troppo, della fretta di concezione, non che di com- pilazione. « Vero ò che in questo Cartello il Tartaglia minaccia ed ostenta di riservare alla di- sputa pubblica a voce, e non più con Cartelli stampati, al cimento reale (sua frase) cui egli ora assume l'aria d'imporre ai rivali, dopo esservisi destramente rifiutato fin dal principio della querela, di riservare, dissi, il produrre, il mettere in campo largamente tanto di tutta la sua scienza, la sua dottrina, da farli andare colle trombe nel sacco.... Ma di questo cimento reale non è a noi rimasta altra memoria che quella del grande clamoroso scandalo in cui unicamente si risolvette, descrittoci dal Tartaglia medesimo in alcuni punti delle sue opere, ma senza entrare mai apertamente nel fondo delle ma- tematiche questioni agitate nei Cartelli, evitando anzi, pare, di chiarirle, come avrebbe potuto e dovuto per non esser chiappato in flagranti, da chi gli opponesse certi luoghi de' Cartelli. Su di che 1 Materiali ecc. offrono parecchie e sufficienti dilucidazioni » sparsevi nel testo e nelle note ». ' (0 ff Ddl bello e del buono che noi vi trovammo or fu cinque lustri pel nostro fine» nei Maieriali ecc. veggansi questi alle pag. 06 (lin. 94-34), 191 (Un. 98), 199 (lin.96-38)» 193 (lin. 1-10). — Il matematico bolognese , oriundo milanese, vi accetta festevolmente la disputazione generale pubblica, il cimento reale ^ a cui è alla per fin invitato dal- l'emulo suo, dopo avervelo egli sfidato indarno, già da 16 mesi. — Torna a lungo sulle sue reprovazioni e risoluzioni del proprio Cartello precedente, difendendole robustamente dagli attacchi dello stesso eiyulo nel suo Cartello quinto ». (m) « Nei Materiali ecc.» tali quali uscirono nel 1846, non si poteva parlare di questo Cartello, ultimo di quei del Tartaglia» ed ultimo anche di tutti i dodici, de visu; avvegnaché nel mio esemplare de'CartelU esso mancasse (v. pag. 66, lin. 4 e 67, lin. 1-4). Avrei potuto parlarne per relazione dal Fantuzzi, ma non mi venne acconcio in alcun luogo. «- Nell'aggiunta già fatta alla primitiva nota 1, della pag. 76, la quale aumen- tiamo di nuovo e di molto nella presente Illustrazione , è stato avvertito che due anni dopo la pubblicazione dei Materiali ecc., il mio esemplare suddetto non desiderava più questo compimento del sesto Cartello Tartagliano. Nella seconda parte di questa lUn- fitrazione si tornerà un poco su questa mia fortuna del rinvenimento, quasi ormai Inaspettato, di cotale giojello. — Ma era poi davvero un giojello? Pei bibliografi, bi- \A\oà\ì^ bibliomani si ; guai al dubitamci con essi l II ridetto esemplare da tanti di questi 25 mi T«Difa decantato una grande rarità» fors*anica nel sno genere; però seguitandone ft diaeorrore e' finivano col prononatare : ma è (neampleto I ... il pregio ne ereeeerebbe te cento, le mille tolte ee mai peteeee rendersi completo », Poco o nalla valeva far loro osservare che «opra la testimoniania del Fantaui , le dae carte mancanti nulla a- Trebbero aggiunto di buono al eimelio, non racchiudendo esse quasi che ciancie» e cian- cio delle quali, pur troppo» sovrabbondava già» In fatto è co^ In questo due carte non ai ta che riepilogare tutta la parte la più bassa e la )»iù futile delta querela» con questo strano trìplice intento poi : •- I.* di tar credere da principio d'aver voluti nel Cartello antecedente gabbare i rivali invitandoli al eimnto reale che s'aveva diritto di disdire » — > 1* di br dubitare» dandosene una al manico e l'altra al cesto» se si mantenesse davvero o no l' invito^ — e 5,* di tar risaltare alla fine che piacesse d'abbondare di ge- nerosità con eonfemiare l'invito i. e È da notare ancora l' intervallo» non breve» di 17 giorni corsi fra la data di questo ultimo Cartello» dal cui tenore sulla fine parrebbe che il Tartaglia fosse già smanioso di recarsi subito a Milano per la verbale tenxone; e fu il giorno IO Agosto» in cui essa effettivamente accadde nella chiesa (or da poco demolita) di S. Maria del Giardino dei Frati Zoccolanti (v. Materiali ecc^ pag. 53 » lìn. 10-14 e pag. 100 in nota 1 le tre ultime linee). Non so se da qualche luogo delle opere posteriori del Tartaglia e fors'anco di quelte del Cardano» si possa «trarre una sufficiente spiegazione di questo ritardo. Senza saperne altro potrebbe! tacilmente attribuire al bisogno di trattar prima per convenire sulle condizioni» sul modo ed ordine della disputazione generale» a fine di regolarla e renderla concludente possibilmente in guisa da tar cessare una buona volta ta disfida con Cartelli a stampa» che aveano abbastanza infastidito il savio pubblico in tutta Italia. « Voglio pure avvertir qui che l'essere usciti i due ultimi Cartelli del Tartsglia» il quinto e questo sesto» non da Venezia come i suoi precedenti» ma da Brescia» h desi- derare una piccola correzione in quel punto dei Materiali ecc^ giusta il quale i vari! Cartelli sarebbero usciti soltanto da Milano e da Venezia (pag. 70» Un. S-9) ». (B) e Questo numero di carte» e quindi di pagine e facciate» della collezione compteta dei Cartelli venne da me raccolto contando materialmente le carte dell' esemplare» tante volte nominato» già posseduto da me. Ma dall'esame accurato dell'esemplare stesso» legato in antico» potei venire in sospetto : che ad alcuni dei Cartelli di esso mancasse una prima carta» un antiporto o frontespizio recante» forse con qualche frase di più» il ytolo del Cartello riportato come intestatura nella prima facciata o pagina del medesimo; prima carta probabilmente tralasciata o tolta dall'idiota legatore. Onde non mi stupirei» tntt' altro» che una volta che si rinvenisse l'esemplare fatalmente smarrito» della Biblio- teca Belgiojosiana (v. Materiali ecc.» pag. M» Un. Si(-SO » pag. V7» Un. 1-0} lo si ritro- vasse constare d'un qualche maggior numero di carta» e perciò più intero e completo^ del ridetto già mio. » y so < Passo alla seconda parte deUa illustrazione, e me ne sbrigherò alla « più breve possibile. € I sette Cartelli veduti e spogliati dal Fantozzi, sei, cioè tutti quelli € del Tartaglia, ed uno solo, il quinto del Ferrari {Materiali, pag. 58, 4c Un. 15-17 ; pag. 50, lin. 1-3) i quali indamo io aveva cercati e ricer- « cati in Bologna per sette, otto anni, mi capitarono inaspettatamente « tutti insieme, e mi furono proposti da acquistare, anche separatajnente « uno ad uno, nell'estate del 1848. Acquistai il sesto del Tartaglia per € me, senza pensare, in prima, agli altri che non mi mancavano. Ma di «Uà poco diedi Tannunzio del feUce evento al sig. Principe Boncompagni, « che già, per la lettura dei miei Materiali, erasi invaghito die* GarteUi « e aveami pregato di fargliene fare una copia per suo uso. La copia era già stata compita, da un sufficiente amanuense, sotto la mia dire- zione sul mio esemplare de*medesimi, e collazionata da me stesso con questo, poco prima deU' evento anzidetto ; del quale mi valsi per com- pletare non solo il mio esemplare, ma ancora la copia manoscritta del Principe. Però egli, non contentandosi di questa, voUe par fare Ta- cquisto del più che rimaneva della preziosa merce , vale a dire ' dei cinque CarteUi del Tartaglia e del quinto del Ferrari , la gioja deUa medesima. In questo acquisto del Principe io non ebbi altra parte che di mettere in relazione un agente di lui in Bologna colla persona che era stata mediatrice per me del contratto d'acquisto del suddetto sesto CarteUo Tartagliano» (Le pretese del possessore si alzarono assai nelle trattative posteriori al mio acquisto : la mercanzia non era più per la mia piccola borsa I ) « n Principe si ò gelosamente conservati» e chi potrebbe dubitarne? i sei OarteUi fira le cose le megUo coUocate, registrate e descritte nel- Temporio delle analoghe sue ricchezze : prova ne sia che, come tosto io gU ho toccato, non da molto, di detti CarteUi, a posta corrente me ne ha mandato 1* elenco esatto coUe descrizioni. Inoltre mi ha &tto C(moaceré : « 1.^ di*ei potè trovare ed acquistare ancora, dopo l'acquisto degli anzidettii i primi quattro Cartelli del Tartaglia; onde neUa sua par- ticolare bibUoteca possiede dupUcatì codesti quattro, oltre il quinto del medesimo Tartaglia, ed il quinto pure del Ferrari. 4 2.^ ohe con sue indagini scoprt già esistere neUa bibUoteca Ales-^ (deU'Università della Sapienza) di Roma tutti i GartelUi meno 37 < il sesto, TurtagUani; oompriBi (raochioai, nasotati) in im sedo ifókune € miseellaDéo di 16 opuscoli insieme legati, U quale ei si eos^iaoe do-* « scrivermi eoUa solita sua esattexsa. € 3.^ ohe egoalmeiiie ei sooprt esistere nella biblioteca CMonmtenae, € (o della Minerva) di Roma similmente, il secondo (il latino) ed il quinto € dei Cartelli Ferrariani (due giogo nna più pregiata dell'altra) compresi € in una miscellanea formata di 7 opnscoli. f ìia con tatta questa abbondanza, che si può ben dire, di Cartelli « rinvenuti dal 1846 a questa parte (1869) , 18 in punto , guardate un € po* quanti esemplari, più o meno completi, della collezione si è potuto, « o si potrebbe compomef -— Di completi, un solo, il già mia per tri- < stizia di tempi , aggravante la povertà di mia fitmìglia dovuto cedere € altrui , e di grazia rara I ma non senza cordoglio. Di meno incompleti « due, eguali, ciascheduno con tutti i Cartelli, meno il sesto, Tarta^ani « e col secondo e il quinto Ferrariani , &tto captale per un di questi € esemplari del secondo Cartello Ferrariano della Marciana di Venezia « (Materiali, alla pag. 69, lin. 22^28). -*- Sopravaazano 4 Cartdli del « Tartaglia che il Principe Boncompagni serba duplicati. € Si tornino a cercare e ricercare i 5 Cartelli ohe si lasciano do- « siderare ancora per rendere completi ciascuno dei due anzidetti e- € semplari componibili coi già rinvenuti. — Detti desiderata sono: il « sesto Cartello del Tartaglia , • ma più il primo , il terzo , il quarto ed € il sesto dei sei Cartelli del Ferrari ; tutti cinque pregievoli, a non du- € bitame, segnatamente però il sesto, il terzo ed anche il quarto di que- € stì quattro (come si irae dalla prima parte della illustrazione a cui € siamo per dare finalmente termine) tra, i non veduti pure dal Boncom- < pegni, salvo che nella mentovata cofHa manoscritta dei Cartelli procu- « ratagli da me, della quale egli fino ad un certo punto può anche hr € senza, possedendo bel numero de* Cartelli a stampa, e potendo eziandio « giovarsi degli altri, che ha vicini a casa, fra cui uno de* pregievolissimi « (il secondo Ferrariano). Ma io rimasto privo di tutti questi a stampa € ho ragione di tenermi ben cara e presente la copia consimile, di cui volli 4c fornirmi, appena dovetti decidermi di alienare il mio esemplare degli m » IV » V » » VI 1 1 1 1 1 1 1 1 l 1 1 1 1 1 BIBLIOTECA che Io poisiede Belgiojoso Nasionale BeigiojoBo Marciana Casanatense Nazionale Belgiojoso Nazionale Belgiojoso Nazionale Nazionale Casanatense Oaserratorio Àstronom. Boncompagni atta Segnatura 6h6 riliene presentemente il Tolume ■Sa ■A" •— e Ci o Carte del volarne Milano Firenze Milano Venezia Roma Firenze Milano Firenze Milano Firenze Firenze Roma Milano Roma ■ 536 3, 3, 4, 20 636 Mise. 2564 Mise. 4.'' N. 63 3, 3, 4, 20 686 3, 3, 4, 20 536 ' 3t 3, 4, 20 3, 3, 4, 20 Mise. 4.'' N. 63 Mise. A Y 4 4 ■« •» 6 6 e 4 4 2 2 27 27 16 27 3-6 1-4 11-16 63-68 91-96 9-14 27-30 25-28 45-46 43-44 49-76 63-90 128-138 38-65 I 4 (i). NnoTa gnatura. Imperfetto; eole lolaa. de'qnesitl. (2). (!) In questo esemplare non si sono poi troyalique'frontispizii o antiporti che sospeiUva il Prof. Gherardì. (9) Com' è anche indicato nelle precedenti Notizie bibliografiche, essendo riascita vana ogni ricerca dell'unico esemplare finora conosciuto del sesto Carteflo, già posseduto dal Libri ed indi- cato sotto il N. 178 del Catalogue oj the Matkem., HUtw.^ Bmioqr. and Miieellan. por Ito» of th$ LOrary of M. Guql{$lmo litri (London 1861. I^art I, pac. 19-M), a fine di non lasciare incompleta la presente pubblicazione, si è qui riprodotto il medesimo seito Cartello, secondo la esattissima copia manoscritta possedutane dai sig. Gomm. Prof. Silvestro GherardL 31 Cartelli di sfida di Lodovico Ferrari, e Risposte di Nicolò Tartaglia. I II III IV VI -a RISPOSTE DI NICOLO TARTAGLIA BIBLIOTECA che la pottiedt Città Segnatort che litieDe presentemente il telarne Belgiojoso Oiserratorio Astronoin. Nazionale Alessandrina Boncompagni Belgiojoso Osservatorio Astronom. Naùonale Alessandrina Bonoompagni Belgiojoso Osservatorio Astronom. Nasionale Alessandrina Boncompagni Belgiojoso Ossenratorio Astronom. Nasionale Alessandrina Boncompagni Osserratorio Astronom. Alessandrina Bonoompagni io Astronom. Milano Id. Firense Roma Id. Milano Id. Firense Roma Id. Milano Id. Firense Roma Id. Milano Id. Firenie Roma Id. Milano Roma Id. ikaa no 536 Mise. A T 3» 3, 4, 20 Misc.XIV,tl4 536 Mise. A Y 3, 3, 4, 20 Misc.XIV,£14 536 Mise. A Y 3, 3. 4, 20 . Mise. XIV, 114 536 Mise. A Y 3, 3, 4, 20 Mise. XIV. f. 14 Mise. A Y Mise. XIV, £14 Mise A Y ^ s so •S I Cute del Tolome 4 4 4 4 4 10 10 10 10 10 13 13 13 13 13 4 4 4 4 4 4 4 4 7-10 84-87 5-8 2-5 17-26 88-97 15-24 226-236 6-15 31-44 98-111 29-42 236-249 16-29 47-60 112-115 45-48 250-263 30-33 116-119 254-257 84-37 120-121 .s 5 ERRATA-CORRIGE PAG. LINEE 9 4.* della nota (i) Id 6.* id. II 12.» Id. 2.* da basso 12 20.» 13 I.* 15 3* Id. 4* Id. 9.^ da basso 17 4.* da basso Id. 3.* id. 19 2.* 20 IO.» da basso Id. 3.»id. 22 9* Id. II.* da basso Id. 2.* id. «3 2.» Id. IO.» Id. 13.» da basso «4 2.» Id. 5' Id. id. aS 4.' Id. id. da basso «7 II.» Id. 12.» ERRORI CORREZIONI 9 e 23 maggio 1844 . . 9 e 23 maggio 1844, e 7 mag- gio 1846 Bologna 1844 .... Bologna 1846 , e Tunica : è l'unica 2554, 2554; 1844, 1844: ora che ora, che Scrittori Scrittori ecc. ; il quale Egli, Pro-Presidentei Presidente allora Pro-Presidente allora studio: e studio; e disporre: che disporre: e che mensione menzione dal Cardano del Cardano conta, ed conta; ed onde quello onde questi , 24 maggio 1547, ... 24 maggio 1547 ; essi del essi, del sfida del sfida al somma troppa .... somma, troppa, luoghi; pag luoghi, — pag. . — Dalla sua impoitanza, dal Ha la sua impoitanza dal fii questo fira questo , nel numero, d'ordine, dell* , nel numero d'ordine, dell' che sopra che, 9opra tutt' altro, tutt' altro!, mio per mio, per famiglia dovuto .... famiglia, dovuto I- i. MEjpTf r NiValà Tartéhd^ mi e ftxutnutò Jlt tnm vn vnfìrp lihro ^ intìtoìéto Q^i^^iri Cr inutntim nuoufj neV ultimo trsttféttù dtlftdlt^fécaiiovoi mcntìane dell' E e celiente Signor Hiero/iimo Càtdàtio tneiU co lAelanefe , il juél è bord fulHco Lettpr di meiiòìié in Vduid^ voi non vi vtrgogùttx di dir, che «gli è ignorante ntUe tnaùiemaiicè i huomo molto tondo ^ degno che gli jofft ante^ - ^oflo Meffer Giouandéi Qoi , ^ lo ckiamMe j^erello^ huomo che tien foco fugo ^Crdi foco iijcòtjo^ con altre fmili fàrok ingiurìofe , U fidli pa tedio Ufcio Ja parte % Sfor;^ndoui con certe vojire fìttioMÌjdidara vedere a Ai ignoranti y che coji fio, % Dico 4g2f limanti , perciothe giudi^ co , non ci effere per Jone di alcun giudicioj che perle cofe che e di ha fuori in fUmpà non lo conofca in tutto diuerfo da queU io che voi il di^ngett,«y che leggendo fiella voftra filatera^ non gli paia l^ggtr IcfacetiedA Pìouano A riotto t Direi LiicMio de veris narratiotjìh^ fé non f off ^ che voi hauete più ingemofa initentione, pm hello flilo ^ ntegliore ordine ^ fy più fiorite parcle ♦ P er dirui il vero , penfo àie hahUate fatto juefto , f apendo che il Signor ìiictommoe di cofi feii^ ce i^gtg'^o^ che non folamentein medicina^ la quale fua pros fcffìone^ e di m컫et er rfce/rtr pi- W4«o cU f^e tm vi credete ié iuel ftgno , A J.4 vi prcf-mete H *h firuenut^* f^h , vrfefe p-rt -A«p«lo (<•«* m*^ 5i^««r C-l*.« er V^e f««tì <*-*«• v»^ ^*P^* , /•' '!"* f jrì^, ho msnJUt. vnéco^ ^- pr^ /^ JiììettMO , or p«n* Jelle mdthmattce , oltw mot j«^ ^ihr* , le dtfdli /onò fftrfe in dii/fifi tupgtó re^ 1 NT FIR E NZE4 AI Keumitéo 5I^Jior P*Fninc t€flo de dìfputa a lui mandara rÀnno 1 547«de| Mefe d{ Febraro in Venetia# a? V. o. p. AI Eccellente mUTer Ludouko Ferirò delle Matheinatice 3 Lettor pubiico fnMdano Oigpffliino» Ccellente M.Ludouico dìi ij. de^prefente rìceueti vno voftro Cartello (VdpatoinMebnonlli i o.pur del tj>re(énte,c)ualtiiediedela iignorìa de meflT. Ottauia no Scotto daparte volita A ine diffe haueme infiniti altri da mandare per hittaìtaKa. Et fimetmcnte voi in Bne deldetto vfo Cartello me auifatthauer madatala / coppia di queloa diuerfi Signori(che fanno delle M^ hemariceì jn Roma^in VcncWa,in Melano,in F|renze^in Ferrara, in Bolo ina, in Salerno^InPadoiia^ Pama^in Pi(a,8cin Verana>8emehaueri refii* rrato d nome df cadauno de detti Signori m fine del detto voitro Ca^teU 0)Uc|uaìi in fumma fono s} credendoui con tal voAra gran tagliata dì fpa tentarmi in tuttofa ve fiti ineannato de grolfo^perche vi affermo di giu^ o dareatChrìftiano^dapoicirionacquf in qua ma( hauer bauuro noua he tanto miconfolaflejoueritcreaflèquamo quefta. |[[Del qual vofhro Carrello quìuireplicharo (blamente eifuoprincipal neruo^puer fo^getto^ ica quel darorifoluta rifpofta^perche volendo io quiui rrgiftrare^ouer re# >ticareogni vofha ingiuriofayCalonio(a,& mordente parola detta in quel^ o,8c dapoi dare a cacbuna di qudle^quelld debitn,9c conueniente rifpofta i fi conuegnaria^ me (àrìaneceiiarìo occupare de fcrìttura vn quinterno ì\ carta ,& ogni troppo longa fcrittura^come (i fa/ol cumunamente gene^ ar confufione^ouer bftidiare li lettori df quélla|laquakofaper al prefen^f lon mi piace.Referbadome pero dipoter refpondere (a tai particdarita) >gni volta mi parerà» Horperdarprincrpioa quellochedi foprahopropoilOìDìco cbel ver >ofo(lanttal del detto voftro Cartello e quc(Vo.([; Voi ditte cbioho detto lel vltimo trattato delmioIibronouameiiteA1Ipato(lnttrolalD Quedti & Inuentioni diuerfe^alcunecalonio(e>ngiuriofeJc mordente parole ^con^^ rato Eccdlra^enel detto mio libro , del detto Eccel ìtvìte Signor Hieronìmo Car dano,Io ve le h o anotate^ouer rcgiftrate per duefolcau(é|prtmaPer non mancare della par<)lamia^ cioè della promefTa fottAaruaFccetlefiriacon giuramento (comeappareinfine del Quefito 34.del(a detta vkima parte del detto miolibro)percheìnu€roiononco^ gnofco infamiache (laniafiglor del romperfedc^fe non fotamente nella no tbrayma in ognialtrardigione.U^Secondanamente vele hoanotate^Sc con tal c^ioniofe di mordente parolep^ incitar fua Eccettentia C &non vof ) a fcriuermi qualchecofa di fiutnano^per hauer io molti conti da (alcbr con qu^tl a^K^ual) perai pre(ente non mi accade a douerli narrare ^laqual cauti;! In fti vfata aneti or daperchemueroqudfein queftacofa U non hauer caiilà alcuna a lamentare di me/na folamente di lui U defuoi illtcitt deportamenti vfati verfo di me già dio grande amicOéVedetiabnen di farcheluife fonotcriua al detto voftro Cartello di fua mano (i cernevo flro compagno in tal difputa ilche facendo aiegramente , ^ con buon cuo re accetto b voftra lar^a oblarione a me fatta c5 voifii con lui infieme, cioè de difputare con ambidui tarsamente in Geometna^in Arithmetica ,& in tutte )e Difcipline che da quelle depédono,come Aftronomia^Murica^Co fmographia^rrofpettiuaiArchitettura^&aitreficomevoi folome ve feti offtrtonel voftro Carteltoivero e ch^o non accetto, ne manco fon tenuto di accetrare quella voftra conditiooeche confequeniemente ve interpone »\ouer agiongett^cioequellapartedouecHe diceri che accetlaH de difpu tare non folamenrc fopra quanri Autori,Grecì.Latini,& vol^rì,che in tai facultahabbianofcrirto^maanchoraropratemienoueinuètionìiCcioedel d etto mio lì bro)che tanto me dilettano.Domente che io anchora accetti le voih'e.Percheniune desfìdapuo efler condì tionata^Sc maftime con condii tioneeheifainpreiudttiojouerin disfauordel disBdaco,ancichetutdKin telltgenri,che(opraalle decfide hanno fcrttto,vogtiono,che tutteleparti^ cu1arira^che(ìano di qualche auanta^gioreftfno^ nelle mani del dundato liberete finanche. E per tanto di quefha tal voftra a(hita condirione mene fon ride(h> rool to & molto.percbe vedo che con queUa vi haueui immaginato de volennf legareaqueftopaffo^cheiononvepoteifepr.eponereìhtal difputa (ahio che h' Autori che in taf ^acuita hanno fcritto.C cofa ridicutofa ) oueramente delle cofe éà me pofte^fc dechiaratend miolibro^Sc penfiniate fermamen techeditalpartjcularìtanonniene doueAfenuederetMainqueftoper due 6. £aufevicanofcoat<|iiinlohmdi.(nPrìfnaacred«recheto{ì«tantDtrondO| che non dontfre comprendere la rotondila di talvoUcasA mondojcioe vo^iochetuttiiiiuiftnV^ tt^CaR|OuerQji€ftfoni>(chcmral dtTpumfehauera daproporre)(ianopra paftepublice&itnpreiTeiOuer Campate ^&t fimclmentele Tefottttioni,8f rifpafte di queVe^aiochetuttr li òirelìKnti dèlnmndo le po(Cinocoiiinia dament€ddire^vedae,&6rgiuditioddlavoftfa,& mia quafitatperclie douetipurfapcrecheaìIeinterrogaHofit^Q^iiefiti^oucr Q.ueftioni Mathe marìce/arc volte accade che vi fé pofla darreTolutioneiininediateìrivoce^ (cóme fé fa neliealtrefcienrie»ouerarrtliberale)inafoiafnente infcnttoK con alquanto di tempo ^perche vi occorre in la maggioi' parte di quelle varìecon(?deraboniyartìoni,Calcularìompìi( alle volten^urate demoftratio ni,nefìianco nelle refolutiont di quelle vf accade mdti giudici ^per cAer quellenel primo grado di cerrerta/almentecheferaisefcAutfoni larano ve re, A^bcniafolteloauerfanoeaftretroadouerJeconcedaie^& concedendo le non vi accade altramente gludice,ma fepur vi pare chcl fi elleogia giu^ dìcifop ra atal noitra d{(jpura,io elleggio, lo medeittno voftiv Eccelunte Sìgtior H teronimo Cardano inlìeme con voi da vna p^e> & li inteHigenit del mondo da lakra* Crea alla depofiiione delli danari che prefendaro de giocar con voi io li depoiitaro in mane dela Signoria de meder Ottauiano 3cotro anìico vo (Irò qiUH in Venetia^ qual promettara de rato>(reftan.do voi vencirori^de re fponderueli in Melano^tl medeiìmo voro che {Ai voi* LaquanKta detti danari che io pretendo da deponere > & fimetmence le queftioniche pretendo da difpuraremereferboa dirlo.per fin alla venuta del a vofVra riipc(ta,qual afpetto per giorni 3 o. doppo la preleniatione, d i quefta. Etqueila venendocome deiidero,fpero (conho^fK modi )di la^ oarue ottìmamenie^el capo ad ambiduiin vn cd^ofolo^ofa che nofapna fire alcun barbier de i talia,tif Te nel detto termine non me dareti altra ril|K> ftaMero fargiuditioalli intelligenti del Mondo delia qualità voftraA^# ferbandomeperoragione di poter procedere più oltra (eco^miparra di fare. Data in Venenaalli 1 ^.difebraro* 1 j 47# 8. f 9 WcoTo TarhileaBrHci'anpjCWleDitópIine MaHieiiiaHc«ln Venrtìa Frofrfrore^ffermo«)uaiitt>d{{tnoniodi<}uanto liconrien di Copni Sedi tnanpropria mf hofottofcrìtto» ♦ 1 Mario NupliQ fono tef^jmonio éi quanto dì fopra (Ì conlifne & pL^bO B II. LVDOVICVS FERRARIVS NICOLAO T ARTALEAE^ Etitf eflilU fioìcoruw ^ ^ 4 'Ztnon^ ufqut Je^uita cpimo , V fdj^tntem jern^tr fìbi fmihm , atque ionfianum ^e ^ (^ nvn^uìm muUre featentiétn^Q^uam cvwioncm ^vt nimU aufitrétn ,muétts^} # Hm ta vethà^fut ^sarro^ntià^afTtfÈictitfond vìr^uU fic itiuwetATiSyme velie tecum àif^^ -putare ée emfndk fenf\^uiyZ)(^luaniisq}auth(>rihus , (juid^ vìàt}i€m4^ tìcu fctìfferunt , (f de tuis f»ue/itìpnitui ^ qua ìmftejsce funi , Yelijud^ à te noììdum diuulgMàs escludere y quoà nhi ìnijiiuw vìdibir ^ ^mU io facto jtmdumé SedfdùU cji , hànc tàm acuUm ^ iiimìs cdUU ddtn ^)^po/iridncm re/eHere, cumioonìAU^ inuenì^oms \>h verl'b rtfctis. proJi'eriinttlt4Vt/4cifc Rifilili ^Jm5 iàtfirpm p(^ìt ìnttlli^ere^ rneomt M otnusìnutnti in diffuutionem admittert ^Sed(j^uàHdotu''eovìevo^ càs) pìmus lojjMT ,jt poterà 4 InnofttA difj^utanone ^ pojì contentioi vem^fia fertìnttàd eycpoptiànem duthorum yfir excii/Jionem earumrci. rum ,i^uà$ ego in tuis lìhris tdxaui^ dz vttiùff, nojirùnì priuàts iìiuen^ Hi, ijutf domi condita hjhemus , t^dndo id ita tìU flacet ,decirtd1>ìz mus ♦ hltera fdts reprchtnfionii cotif\fiit in his verhìs ♦ ^i offerìf^ co ^c^ àiifputdfin ìuo^o coudìmtnu commodo d'indncì a^^oiudici idoz n^i fuhììcdmentt con voi # ìJulU enim funt verld in tota mea epì^ jloU , quig mdm dnimum tuum offeniant^ odio jtrfejuerìs locumìn qutm conutnidmus ^ an^ris mentìone ìudicum , ìuctm iìUm pii2i//s C4IW ftrtimefcii , (y idmdn fub fpecie vittutis , inani fìntuhtiont te ip^ funi ofientatis^ h^c quo^o moiofuQÌtds^ Ais etitm mehdcyia con^ fìitmjje , cotigrepum iti ìongum difftm , difiìale Mm^; admodum fu^ tiitum , Vt in loco Qt iudicilns eìioendis fitnus concordis , fratertA^ fieri non po^e^ vt intetrogatiornhits mathemahcii quifjudm ex tempos> ieteffondeat% Videor ve òhi capete frarogadonem^cumìoci oftionem^ quaiyre merito mìhidtbetur^Hhi concedo { cum in iudicilus mh'd ahud tequìram ,^uam\t idonei fm ad iudicandam r* Scd nulìum tihi ftt^ ,fugium reìinijudm ,.quo pojfis te tanquam in arctm lecipere ♦ PtOì potìo ^udtuor vr^s dfjue comrtìoda% , ve} tihi etidtrt aìijuanto com^ modiorei , R omdm ciuitdtum omnium prétftdnhffimàm ^ Ftorentiam , 8 Pijas ft ^nonìamjn ^uàmpropter tmcìlium ihifuturumfcitnt^twi viri vndiq; confluènte E x h'n dtìige qmmuis ^ id mihi ratutn (f jtrmum enu Qjuòdfì Piìhi oranficari capMj^R omam aliis fr^pcnes i non tnìm um^ hàm^àn^uìoSj^ Utebras (yt tu aiehas) feJluceWj& dtocb/Jitnoriim homi num cmijtjjmn exap/o# De iièdicìhus ^ nulla vit controuerfta, ^ m odo conten tus Jis hh^aui in yrheconftitutd docRores^Q^in maAematich peritiores ha^ebuntuf ♦ T^Iec u vrgeo , vr omn^s juigftiones ex timfore declat^ US ^ fcd cum fn Quacunqj^ difcijìm periti haheantur y (juì immimis authores eam trailantes vel ex tempore expontre poffwt , pràetettA y fvoptc inoenio noua étìia , ^ ànti^U inùicU parere , conctààm ^ pojtijudtn de inteìli^ndis ìihris ey- tempore decies(^Ji itd commodum etit) pericuhm fecerimus ^ inttrro^dtìonts dande confcriptds viciffim yropondmus y qua pofidecem aut ^uindecim diei , dhvtro^ nofirSm ante confpectum eomndem iudicum explicentur t Sic emmfpeciumnon deerit , jua po/fis ratiocindti , fff defaìbere f^urds ^ qudi, dd eàrum expUcdtìonem necejfdtids ìud'Mhii^ limvero^ ^uonidm ventum eft ad fit^em fecìmddt partii idneris injlituti , nunc qudmheuifl'me jpo:^ txro j edm y i pevere iudUatetìt» Q^v4r€ , mifan:S' dumviittur ^Uj^uìtdntoi fvmtus.,t4ntaìn tìhi arrogdìiMm Jum-pfìjii^ yt yiClotiàm miiiìèiis tèucre wjtdiui ^ Um flrìcie comjnhenfàm , yt nuU io pacloyoffiteuoìare ^uinauam ^i^uifempetvd f>rQhoTumemn2a che me doueftianchorrefpondere , (dimando che molte Volte per neglieeqlia detti latori delle lettere quelle non (bno apprefentate con quella celerità che Ihuomo fé ifìftìma, Ma trouapdo poi a cafo la Signoria deMeflferOttauiano Scotto nella ^ielta di fantoSte^ phano^a Dominica delle Oliue^di adimandai femaihaueua hàuutoal^ cuna rifp oda da voi^ouer dalla Éccellentia de m, Hieronimo a me diretti ua^luim/^rirpofechehaueuabenehauuto lettere da rneflér Hieronimò^ &che quello era molto in coleracon me,ma che non haueua hauuto cola alcuna ame direttiua^che il detto Signor Hieronimo gli haueua fcritto chefe io voleua andare a far tal difputa in vna citta equalmente comoda^ che doueflfe promettere per lui quanti danari amiparea per fin alla fuma dixoo«fcudi^ilchenon folamente mi fece certo eh e rutto quello che voi a me haueuati fcrìtto voi h aueui parlato per bocca del Signor HieroniiF mo Cardano^^ma anchora mi dete a credere &a tener per férmo che voi infiemecon lui haueffi deliberato denon voler darmi altra rifpofta^aqual cofa me fpiacqueaflaialTai) perche in eflfettomi vedeaguaftoognf mio d{(ègno^veroecheloapetito/)uervolontamefpingea8i fVimulauaa do aerpiuoltraprofeguire^Scmiaprefenrauadauantlilgrantorto^&difpia cere a me fatto dal detto EtceUente Signor Hieronimo Cardano Carnati carme della promeflfa a me fatta)Sf (ìmelmenteme apprefentaua la voftra arogante disfìda^p ilchehaueuaquai? deliberato de voler più oltra pro^ cedere^Ma la ra gione mi fi fece auanti 8p dtffe non fore , perche fé coftor non te rifpondenond termine allor aflegnato egliefegpoche lorfearen^ dono3& a offendere vno dapoi che egliearefo ^ eglie cofa turplfiinaa ^fa qualcofa confederando deliberai di accettare il confTgli o della detta ragio ne6{ ri fiitare totalmente quello ddlavolonta^cioedì non parlar più fopra \ ^ falmaterìa^ma tafciarla morir nel modo chela (e nrrouaua« Ma Iddio che non polche alcun malreftìimpuaùrOjpermfa bonafor^ teU feconda feftra di pafca ((qual fu alli.f i -del prefentemefe di aprìle^cir ca ahore.ii.la Signorìa de m.Ottauiano Scorto mi vene ad auifar alla miaftanria qualmente egtiera aggionMfa voflrarirpofla^ma cheluifela haueuafcordataacafa,lacuivocefeceame&aUi mei rpirid,come (uot fare vna freka rogiata La notte nel mefe di Luto alle tenere herbette tra^ morliteelgiomo per vigor del fole^ftimando che in quella accettaci di profegufretal noftra df(put^a fecondo quel ragioneuol modo da mepro^ poftojk immediate andai perfonalmentecon Tua Signoria a torla ^lafia ^fa fua,&f nel darmi queUa/ua Signoriame diflTechela Eccellentta del Si^ gnortìieronimo gli haueuafcritto chete io voleua accettare di andar a far quella tal difpurain R.drha,ouerinFimiza ouer inPifa.ouerìn Bolo gnacheil detto Signor Ottauianodoueflfe pur prometterequantl danari ameparea di voler depofirare per fin alla fumma de^oo.Scudi^fl^ fimel m8thauendouftodatO;inlamedeflma lingua la mia rifpofta^v voi poi refpondermiinJingua latina ^cettone fto m^fatto» Pur fapendojOgni volta che vn huomo fi parte da vn ordine già dalai p rincipiatpycne quel non fene parte a cafo^ho comprefo che per vederui in rotta ui haueti imagihato dc faluarui/e noti ìnhitto almen in parte con talvoihanouacautella^Digandocofturconfeflanel fuoh'bro mai hauer. hauuto Precettore eccetrcl die di leggere nella fua pueritia^e pero eglie impoffibile eh e lui habbià pofefto impani re fcnza viua vote launfiua la^ Hna^bfepur ne haucffepnhiduftTia carpito midche patte ÀltAutori e he in lingua volgare fé fono sforzati a darla ad intendere eglie impoitt ^ bile che in quella fia talmente coroborato che(iaatto a intendere (a mia tanto longhiffimarirpofta^t^ fepurconlongbeKa di temoc egtie impoffibìle^ch e rni fappia rifpondet in taf lingua^Kr pur con lon^ ghezza dihrmpomenYpondera^^gli^impoflibile^hefonon glirefVrfu^ A il f>er\oTCyUprt({o dM p^rki^Si dotri in quella^ouer In e(egantìa^& più bd^ li vocabuH^o inptu fiorire (entenrie^ouer ndÌ4 Orrhogrciphia^oiier in ale ^rui più famuli Phtlofophi,(T (koìci comeperipaterici & altre iìmllipar^ ricoUrìra>0 {implicita grandtflitna^voi vi cloleti di me perche vi dico al cuni voftri errorl^Ma ejglie pur forza a dire^almen quelli che fon troppo euidenti^pernonefTer 10 rìpuratofordo^e cieco appreso dj doTcaduno^ che inrende evede. Dirimevi presonon eynaiimpliutagrandiiTiniala voftra ^hauendomì desftdatoa di^utar con voi neue difcepline Matlieniartce^& nelle fue de pm denteale quale (come te(ii(ica Doerto Seuerino) no hanno debitbgno dealcuna iiirta icienria(jn quanto allaiua eflrenria),^ darue pDi a credere "decouenermiycoel fauor de vna lin2ua>co(a alturtofUora df jppofito. Confefo io veramente mai haue r n m> profefiìone^e dilettato di aU cunaforrelin^ua^Eeliebènveroche il desiderio grandif(ìmo dainten^ dere li Autori che oeile diTcipline Mathemarice in lingua Latina trattai uano/ne ha sforzato a dami qualche volta opera damemedefimo^con loagium>demoltivocabulifti:8cddU Autori checon lingua volgare fé fono sformati a darla ad)ntendere,&co(ìcon tal modo & viane ho acqui fhito tanta che mi bafta,(i per intenderei! detti Autori^ anchora la voi^ rira cofi lonsa ri(poÌ^a^& difapfimelméterifpodere a qila^qn che cofì miparefTe dif rifpondere in tal lingua^C^ non in termine di.4 j.giornf co^ me che haueti penato voi^ma in.x.gforni & forfi manco j io non voglio pero dire che tal mìa rifpoftafuflfe tanto etegantefiepiena de tanti fiori ti vocabotf/omecheela voftra (fé tal rt(pofta e voftra cioè da voi com^ pof^a) anei con fedo che la fana molto di quella in ferìore, il medefimo pò tria eifer forfi queftainiìéme con taltramiarìfpofVaa voi icrittain la mia maternalingua volgare^cioe elTer forfi molto tnferiore^li in eltegantia^o medepìu fioriti vocabilitoCani^del voftro primocarrello ^a me fcritto inlinguaTofca^ercheineffetto^effendoio Brì(ciano(& non hauendo io glamai imparato lingua tbfca ) Egtie necelTario ( non volendome fer^ uire di quegli che di taTlingua fannoprofef(ione,come fati forfi Voi)cbe la pronontia mia^me ve dia in nota perBrifciano,cioe vn puoco sroflet to di loquelia^comeche la naturane ha daroper preuilegio, ficmanitnea me più che alli alrri^Patientia e) non fi ^uo contiafhr conia natura. Map farui conofcere il voftro puoco giudici o^voglio fupponere che della lin ^ gua latina Fuffetotalmenteignaro,&e che per forte io fuffe dottato di vnal tra lingua da y(H ignorata^poniamo della Arabica , oucr Cddea y & che el propofìto nof(ro fufle ( cornee } da difpurare nelle difcipline IMathema ricette Oepcndente^& voglio fupponere che Venendo con voi al cimento vi preponefTe tutti li mei quefìticafT^ouerqueiVroni in detta lingua Ara^ bica/>tter Caldea , ve adimando fé avoinon vi pare che vi fuife licito^ Wtim»prefii^o delbonor yaflTo)iidìre(hit«lfofe cu vai chete rifpS dajpartame di fotte ÙKiote inlmdaiperttieionoii fatto ytoftfRont dì KngiiaArabtca^ CaldeaynafoUnicnte delle M«rheiaatìcc> 6ci> noftro propofito e da deputar in qudle 8c non in Ungut Arabica ^ne Cdldea# 6eadtmquetal ArgomrnrofàrtabciToavòi^quakofanonnii poteti ne gare^ifTcheilinf dcftmoaffermaandiora ArifVotele nel quatto CapiroV) orila fepoctda parte detottauottbro^Topicorum €|iialm foftantìa dice« 4CCuinrerpondenripn>ponihirmu\tiplexquodno inteltigir^ conceirum elVetdicere^onintelligO*Percheve dati dunque a credere che queAo nonfvirelkitoamequandocheperforre ignorafle totalnienre la linBua Urina. EtqueftocredoftabaK^anteallafoftentattonediquelloche difo praefVatoderro. Hot vegnamo alla vofh*alonga rifpofVanellaqtfale veramente dtmop ftraricomechevorren-ipurfaluanri con parole aàaii& puochi efiettì^ft IO fon di contraria opinione come vi (aro vedere. Dico adunque che nelUtra mia rirpo^amifon Ingegnato deri^onde re in nome voftro tutto quello che h o potuto immagin are eh e voi potte^ ftirefpondereypal tul^o vi ho*daforifpofta^accioche tan^opiu prelbopo tefflmo venire alla concluftone^non dimenonon reftatidarìfponderequa n quei medefìni02& non allamia conclusone. perche quaft nel principio della detta voftra rlfpofta voi dite che io ricufola difputa con voi,Si io vi ho condulo netta mtarilpofta che io ale^ramentc la accetto con voi ihffe^ mecoel Eccellente Signor HieronimoCardano* Vediti mo (e zauariatt deggroflTo. ([^apoi dicerì^aciochenon me marauiglta>don de che voi fta tiaouerrito de tutte lemie bolìe^che a me letoniati in memona^ come che voivecrouafhìinlainedefiinacalacone]Cardano>quando cbemi Alia MellaRoallpgiaiotRlamede5ma^cun|ui^8(che vetrouaihpreientca tttt tclenoftreparole»Etconfe(^*cheluirfcepeti damelaniia inuenkioncti la decofaie cubo eoual a numero^ie accioche quella no p eri Ae C e ome che era vicina ) che hii la ha iniértain 9c eruditismo K^ bro^come vnaraez7amorta pianta^el Tuo amplfllnno^ feraciflimo^ét ameniflìmo hotto^&chemehacelebratoper inuentore &ha comemora^ tocomecheapregheTeg)ilainferaai,8 comechc/noto amoltì ^hefapeuache tal colagli fanafatilep vigor della mia cofthumelpiara* Non vederi anchora ncliarua letrem^da meregif^au nel quelito. 36* detdettomioUbrayChtftuiconfefTatal mia inuentione e^edi accaiapiu che Ce I i haueflfe donato ducati. i o o « Orca a quellaparfeeche diceti chelui la ha data fuorafotto mio nome 3c fattomene inuenrorev^rifpondo che tutto queflolui ha fetto creden^ dofe con tal cofaacquietamie^di quello che no puoco mi polio dolete di lui^cioedihauermimanchatodtfUafedefuachedi ciò Tene douma pur aroifire. Dapoiconrequentemente diceri^cheme aprouareti tal cpfanori efler mtaiinuenHone,attento che za cinque anni effendo voi infiemecon A Cardano a Bologjna vn Anibale della nwehu omo ingeniofo^Sc humano^ elqualtvimofhrovn libro demà dun Scipione ferreo Tuo Socerò^inelqua\ ^fta medeftna (nucntloneeleganteménte,^ dottamente baueuaanotata» Quefhi particolanVanon mi par ccfalkjia a «touerla defpurare ne Min >conegare;perche(ariapro(untionegrandtffimalamia a darmead fnten^ derequcUecorechedamefonoflateritrouatrcheper altri tempi le non poteiieno effettuate ritrouate da altri^h fimelmente che perlauenire altri non lepoteffe ritrouare^nchor che dal detto 5ignot Hieronimo , ouer da menonfuiTenoitateinlucepofte^ Ma ben poffo dir con veritatal cofa mai hauerla vifta apreCfo de alcun Autore>& eTierfVara dame( Stcon celerità )ritroiiata con altre particola^ rita ^orfi di maggiprimportanza« Dapoi confequentemente diceti^come poterò io aprouare^k conqual reftimonii^ouerindicii cheel detto Cardano me habbia obligato la feck (uà con giuramento denon dar mai in luce tal mio lecreto. A cjuel^o ve rifpondo che eglieben il vero^che tal cofaiononla potrta approuarper telHmoni^percbe tal promefia fu fatta da luì a me, potria ef ferche anchora voi li fbftl alla prefentta>tamen que(to non lo affirmo per che nonnie)aricordo:ma benlopoftfoprouar per vna fua lettera qual ho apreffodfme^atquellahoregiih'atanet querito^jtf.delavltima parte del detto mio libro^nellaquale dice quelle parole precIfe.^jp^Quanto al dub^ biociievoihaufri che non vi faccia ft^ampareraivoffanelnuenrioni^amid fede che vi ho data vi dourua banare.Na più che nella medeftaia lettera conrfquenMnente*diceque(le parole formale. C^a^P<'*)^^ quachel non e maggior rradimenio chea efler mencator di fede^flc a far dtfpiacere achlha fatto appiacere. Siche feluiinede(imofehamanife(faito,&giudi^ ca tD non vi occorre a far alh'o giudicio ne proua» Oltra diqttcftodicett^chetamta efcufan^one inetla qua! dico imitar il Cardinole molto teue&fciotca^ Perche eglie molto diffirrente a metter vna^alparHcotarìta in vna tetterà prhialamenre dfi c|uello che e a darla pubVca in libri imprefl?» OVcadiqueitoverirpondo cheti deHo Signor Hierommo me {cf\((e raicdonioreparolepriuatainenteperincitannea fcnuerll pWuatomentl?^ &ìopelehorcritre publicamente per incitar fua Eccèllenttaa fcriuermf publicamente» Me itpli caH anchora quei! o che nelfo pn m o voflro Carrello meimpu^lti digandocheiohaueuapoi^onelmioiibrootniuoalcune propoAtioni di Giordano comemie^fenza Saar inenWone alcuna di lut^ilche cnda furto^ 6i che faccio le demoi^raTioni de mia tefla le quale la maggior parte noti conchiudetio. \ quefto vrrifpondo che in quefto cafomi bafha che voi confefTart che f aedo le demoftration denriiare(^a.& la demoftrarìone (come clouereftì fapere)emolto di maggior coiti(fi mentione di tal Autkore. Ve rifpOdo Uk voimdoìo farnementioneameeraneccflrarioataniariodinopuoca oftu rita (TnellepropofitioniyCome nette d emoflrationijcome cadauno jntt lli^ gentepupconfidcrare^laqualcola non tneaparfo di Fare. Oltra di quefto^Credendo ioche in quefba voftra«ifpofta ve doue(H ifcufare^Scremetrere di quella volerà redtculofaconditioneameicritta nel volbroprimo Cartello de dirputa,(timafllmehauendouelafottobreait4 con ragion rebatuta)cioe «quella conditione doue che dCceutche accetta^ uale de drfputariopra guanti authorf greci^&Iatini Se volgari chehanno fcrìKoint;at faculta^ma anchora fopra le mìe n oue inuentioni^domentt cYì anchora io acce^ta(^e le vofbre.Ma per quanto vedo non folameiitenon va ner^mouetiancivefortifrcarì piucheniai con (tecchati e Ma in queUa medefifma^lk vi farefordi alle mie oppofitioni^&cconfequentemenremere prendetinonpuoco.dìgandocheio AborifcoiI luoco da conucntrfe aILt dif^uta^fir fìmetmenteia elletn'one di giudici b in conclufìòne meprepo^ neti quatro Citta equalmente comode da far tal difputa.ctoe R.onia,Fio^ renza^P ifa^b Bologna nelle anale dite ( come e il vero ) che in quelle fo^ no huomini rapienti(nmi,6c che di quelle debbio ellegere quala a mi pare et confequentementediceti che non me obligati,ouer coftrìngeti eh e vi de chiari tutte le <{u efUoni coli in vn fubito^Bc che dapuoi che hauerem o fa t ko proua delntendem ti Authori diece volte^che voi concedete «Hi detti giudfd che deliio proprio ingeghoneproponganoaltre cofenuoue non dette,ouer rocche dain antiqui Authori|eche da puc" quefto noi fepropo naremo luno allaltro le interrogationi in (crirtoile quale da poi in termine de. I o.ouer* i /«giorni (iano da luno e liltro denoi efplfcate dauanti al co fpetìo di giudici yh che cofi a me non manchara tempo di po^ere e akub te Stiimll 9 &iìiniliMntf dapoArr drfcriuerele figure le quale iudicaroala ifpitcation de qudle fitc«rf4rie. Delle quai voftre conditioni^olto tn en e rido oerche vedo che ambi dui vi haueH fatto el conto fu \i dedi come fanno le lemine & vi hauett ordinato a vodrro modo ilprocedere di queftanoftra difputa E pertanto ve riTpondo k dico comeche ve rifpolt ot dilli nellaltta mia rifpoiVa^cioecheniuna desfidapoefìfercondicionata^&cmafliYne con con ditionechefìaìnpreiudltioouerin disfauordel desndatO)&c chel (ia el ve ro quiui lo approuaremo pm parricularraente di quello che io feci ncllal^ tramiarifpofta. Net ValloaLa 5-Cipitolo de) quarto libro fefuppone che vno desfida vnaltro^flc dica nellafua desft'da Vien che con ^e voglio combattere con ta le arme^ec adimanda iealla tale^ tal querela e tenutolo desfidato^dare fi^ouerno,Mouenii dubbio dal artore,& diceche lai disfida condìtiona èo,&e diceli con che amie voi combattere U chel debbia gin? fenia repITcdi fé e^je ver huomo honorato^flir che non dettemraro.perconAilar irneinico) cksfida eff^ralleniancorichineiarafbrfiinnocénte^&cofìfeconchideche tal de^ sfida/ canlraude^vitJola.£^ffmelmente conclude che la deifidai^puo accetiare>ft negar le arme clare dal dcsftdatore^Sc allo deaftdatoconuien darle^ftclo attore a foru conuien pren derle altramente par che iaria taccia rolorecercato^&chenon gli par che li vaglia desfidat coli condicionato che velhonor delleparti^^fcheperconfequenttaio poffoaccetlar la vo^ ihìè desfida ( come che accetto ) te ricufar la detta vofbra con df tione^ cioè dadifputarfoprali Authoriyée voi lìti dallaragionaibretto a dtfputar co mi fecon do che a me parerà o fi> f opra li A u tori o,f uora de ca daun o A u ^ thore^veroe quando che io vi preponeife qualche paFticolaritaiOuer que ftionefìiora delie dette Mathematice^ouer d^pen dente a voi farla Udto a poterle e fenza denigrationedel honor vofho> ricufar e (, comeperauanti e(hito detto ) come cofa fuoradelncitroproponto^di^andocliela voibra profefd^onenon e in tal materea^perchcinefetto quando che vn Armige^ ro desftdaife vn Dottore de qual voglia faculta^quelii ehefopra aHe de sfide hannofcritto vogllonochel detto Dottore ila lìcito (&fmxapmW ditio'dcfhonor Tuo) di poterrecufare^oufr rifu tfire/l partito. Bpercoii^ B 10 (equen^fa quando che vn Dottore di qual fi voglid fcientta^desfìdafle a despurarccynluinellaitefua^nonfolamente vn Armigero ^NTa anchora vnaltro D ottore in vna altra fcientìa dalla fua diuerfa feguìta che acadau>^ no de loro (ia licito di poterricufar (fenta infamia )e|partito. . Horpertornaralnoftropropofitodicoanchorcichenel Duello di m* Andrea Alciato nel Conii'^lio del Socinoacarte. 7^. atergo Te dice che Baldo dechiariuavnacoftftutione de Federico Imperatore qual dice che la eUettion debbeeiTerdelprouocato^&non fdatnente delle arme,ma per aurhorira de vani Leoidi anchora la elettione del luoco fé lui la vocra per tenera alprouocato.AnchoranelDuelIode Paris deputeoal Capitolo 1 4.dfl primo libroa carre.K.per vnacoflituHone di Othone Imperato^ re 8c R e in Italia ,ftc da poi per Federico confìrniata,& feguita^ & per con fuetudine il (lite de A rme dice che fé ofleriia chelprooocato habbia aeU leggerele armeni! ludice,& il hioco quando che al combattere fé diipone^ no^perrifpettochefe que1lo,cheprouoca nel combattere haudTe arbitrio de potefta di eìlegere la viario ludice^tl luoco^Sc le arme & tutte le cofene^ ceÀTanealla battaglia fenza dubbio il rechiedicore de ogni impneia faria vincitore quando non ceintraueneflreDiuinapotentiay& di tutte quef^ cofenei detto luoco fé aifegna la caufa^laqual pretermetto per breuita« Mapiufortenelcapirolo^6.delDoellodel Alciaro a carte» 9. per vna cofVitutione di Federico TmperatorefedeterminachelprouocaCo habbia non foiamente laellembne^delle arme^del Iudice.8f del luoco^ma ancho^ ra del tempo,(?chehauetima! odiato queftì pani, hi imparato a far Car^ telfi,0 voi potreftj direaltracofa eil disfidar alcombatere con arme do^ uè vi può occorrere perdita dì vitta^dc altro ea desfìdarea contraltar con le fcienrie douenon vi può occorrere perdita di vitta, A quefto ve riipon do chef n vTf^mei calfo come eh e e el noftro^li Aurhoii^Calt > ouer quefHo mTopra delie qualehauemo da difpurare/ono le arme noftre^e fé ih vn tal DueUonon vipuo occorrerepercfitadivitta^vipttooaorereylaperdi ta del honore.qual e la più nobel partedeHa viltà del huomo. E per tanto concludo ( eifendo ioel prouocato >che ame Ha ad elegeta re^Sc dare li Authori^cafV^ouer que(Vioni fopra delle quate hauemo da df^ fputarneile dette Difcipline^ouer dependente^&flmehnente la Elettbne di giudict^del luoco,&c del tempo,&( voi non poteti ricufare tal di^ta • Se adunque tutte quefteparWcotaritafonoinmiapoteftay&che p mia genrilezzapervofVropiu comodiflTmoluocovihOaffegnato Millano, h ameVeneria^ik che pergindfcr io vi habbia eUetto voi infide con lui da vnaparte^dc li intelligenti defmondo da laltra ^perche me reprendeti vorche io Aborffco il fuoco da fartal difputa^ (hneknentela elettion di gfudfci^laqualcofanonfocomechehabbiati ardir da dirlamafiime eOfen 11 dobmiarìfpofl-ainpublico^O voiPo^r^(ti direp^rchenonhauetifp'ci^ ficòko aUun de quetbi intelligcnH del mondoper nome proprio, iiccioche fipotcfreintenderechefuflrenoquefhigìudicfjVe rifpondo che ho fatto quefloypernon dami atacco dtpoM prolon^r la difpurta perche in vn fimel cafo voi me potrefH opponete alli2iu^i per fufpetti a coìfi proce^ dendonon (e venerìa giamai a vn fine.Ol^ra dì quefbofeguitando cercati con vn redi culofo ìnoao df coprire el Signor Hieronimo , qual in effetto non fé vorraue fcoprire In quefta dìfpmtayD igando che voi vi f entetì fa^ noyii chenon vi occojre a tormedfco per compagno^ Ma tal vottra coper ta e tanto tranfparente^che cadauno ti vede da tutte le bande* Oa poi feguitando diceti che (^acendofi^aldlfputa in fcritro dando io a VcnttìaSvoia Mebno^henonfene veneriagiamaia vncapo , & che el non farla a/tro che vn voler far dtfputar Venetia. con Mellano perche in cadauna di quefteCitta vi fono infiniti huomini dotti in ogni fatulta^dal Il quali parte pergraria^parte per amicina^oueramenreper premto,de da$ nari chemepreuariafubff dio.A quefb vltimaparterilpondo^che voivi penfati d comechefeti voiVnfienie con la EcceUentia del5ignorHterom> mo/he il medefìmoffaanchor io,qua)5ignorHi«^ioninioe(tendo m di^ fpuracon meffi^r Zuanne da Coi|quelmi mandaua per fin qua in Vcmtia a me le quc iltoni da rifoluere C comeappar per fue lettere nel detto mioli^ bro ) la quàlcofa me vergognarla di fare,non folamentecon vn mio ìntrln lieo amico^ma con vn mio carnai fratello. Da poi caloniando diceri che haueti intefo,che in quedi anni io bstier ma chinato & difcrurato vaiH generi de Tromenti 8c che le gente H penfano che perla mia afli'dua cogitationefia peruenutoa tanto che lo habbia tro uaroalcunaforte de machina incognira^con laquale io pofff dando io a Vencria tirare per infma a Mellano» Orca di quedaparticdarifa verifpondo,chequelli tali non fefonoìn^ mannari denienre^perchedapoi la prefentatione del vodro Cartello, inef rettone ho fabrfcatavna,conlaquale dando io qua in Venetia non fda^ mente potrò tirar per fina a Mellano^tnaànchoraper fina a Pauia^ tirara talmente retto de mira che non folamente vi farà paura a voi & al Signor Hieronimo^ma dngofciagrandi(tima« Vltimamentedicftichealpettatilamiarifpoda in termine dunmefe, (non reputando la pu2na) con /a coditutioneouer determinatone del giorno di andare a queda impreCa altramente chenore^ondareti più ad alcuna altra miache vimandadt,quan volendo dii« che voi potredi fin a quefìa vodra principiata imprefa. ^ A que(to verifpondo che egbebendatoin vodrapoteda dicominciar qda vf a feda )if chea voivieparedo^a difenirlanoneJn vroarbitrio* B ii 12 Eperranrofflendo io ddìderoTodf veiifreaqualcheconc1ui?one,&con^ ^lderando9chea^1effafpet^aii darle Quen-ìoni,ouerCafi Copra delliqua li intendo da dlfpurarfjfc fimdnienrelaeliemonedigiudkf^dd luoco,& del tempo j (come di (opra per varìecoftfturioni imperiai! ^ vi ho dimo^ flralo ) deliberai df non voler più afpertar alcuna altra voftra replica > per ilchecompoff vnamodulethd de varie ciueftioni^ouercafi/opra de alcune mieinuentioni non roche da alcun antiquo^nemodemo A uthore^quel le deliberai di mandamele a voi 8f alla Eccellentia de m.Hieronimo da nV foluereyEt perche voi ( come per auan riappare ) dtcefbi che alle quefKoni chevoimeprerendeui da propormi ( venendo io in vna di dette. 4«Cìtta da voipropoftt ) me aiTìgnauatetermtne da reroluerÌf\ i o .ouer. i f gior^ ni^nelqualrempo diceuarecheeglferaaflfaf da poter cai culare^ft iìmeimé re da porerecomodamenre defcrìuere le figure che io eiudicafTealla ilpo^s ftrionediquelleneceAàrieiperilchemeai^rre deconugnarue ilmedWt:^ mo'termìnea voiambidui cioè. t /,^omi cloppo la preientarione de dit^ H cafi^ouer ciuefHoni^da rifoluer quelli.& accio che voi dui più animofa^ menre habbiafKaprocedereinlarerolurionede quelli meapparfedi vo^ ter configpare rurrf li mei libri chetato ve infMano ( per mxtÉc io in quel Illa verira ) in man delia Sigpona demeiTer O trauian Scorto amico vo^ fhro qua in Veneria^li qualiiibrì fono^r/o. el re(Vanrepcr fina alla Comma dea p 50 .fono ftari venduti ^iquali libri qua inVeneria li vendo. 3* ^Idu catto C come che nottoa tutti li librari ^che veneriano a valer ducatì^tfo. hL anchora deconieonarìi ducati./o.de danari a L 6./. 4.per ducatro di moneta Venetiana eh e Caria in fuma ducari.^tfo. li quali danari , Ar libri* foluendomeli detrimetcaft^ouer quelHonlnel detrorermine de giorni. io.ouer«iy«doppolaprefenrarionedequelli|mi contenraua di perdere nitri li detti libri & danari^&mi contenraua che il detto m. Ottauiano vi mandaffe immediate li detrt librit& reCpondelTe li detti ducatri. so* a voi in MeUano^Sc che f«icefti de detti libri quello che a voi parea. Et Ce per ca^ io yo\ non mi Capeuari reColuere li detti raii nel detto termine io non vo^ leua che voi Folli tenuri a perdere faiuo che ducattiVio.& vi e once detta cbenon Colamente voi inlleme con el detto Signor Hieronimo vi poteOi efCercitar nella reColutione dequeili^ma anchora vi concedeua che vi pò/ tefH far aiutare come vofhro cofVume^a chi vi pareua^o fia per amicìna^o per pfeghìere,ouerper danari^Scper che forfi non penCafll che io fuffe u^ mite al Signor Hieronimo qual coibuma molte volte proponcre alcuni ca fi>cbe lui medefìmo nd Caperla rifoluere ( e ome e manifeito nel detto mio libro )Me offeriua tuttf quelli che wo\ iniìeme con lui^Sc voiVrì amici non fapeuate ri^luere^da rifoluerli io & di darli fuorapubÌicamenteraColti,Et perleuar viatuttefeproiongatroni,io vi preponeua che Ce reCoiueuati li detti ir> delti mtiQucAriyOuerqutffliotii che ine drizzaiVi prima j mele deKevo^ lice refoluHonLlequale refolurioni coaMCan do io che qlie fufìeno bone & ft^tnente refolti^nonrieoccorreaacfttaraltrìRiudici^niaiiD^anienK aie uar el detto mio depoOto^Jibero ii franco,tna chefeper cafofra noi fuflTe nafcefto qualcheconrrouerfft^oufr differentia^cheiota rfinitreua altpiu periti in tai Éicult;a.nel (hi dio di Bologna^& col) nanti eh e ficce(Te imprf^ mere tal mia rtfporra^ouer deliberntioneme volti redura parlamento con la Sigioriadem.OtrauiandScoteo per farei mio depoftto in prefenria tleteRimoni ftcoAmeriduTfea parbmemo con fua Signorìa nella Botte gademefler Michel Tramezzino LibraroaDa Infi^na deHa Sibilla ^& in prefentia del detto meflTer Michele Tramezzino, 5( dem. Dominico del conda Dona Canfor^ftt delta Eccellentìa dem. Anibal R aymondo^mol tfaltrVogl/le^r}lalmiariipo(^a,&obbrione^ fui alla prefentia de tutti gli sboiftl ducati, io. fifa oro e mollerà, a L.< JF.4.per oucatto^ftgjlidMe chefarja porpr immediate fi detrimei«7foXibri^mache voleua anchora io vn fcr Jtto di fua mano ndquakfe per forte voi infieme con la EaeHen tia del Signor Hicronimo^ voftri amici non mifapeuate reTohiene li d« tf mei Ouefirj^ouercafì nel termine detto>chefufreobligato a perdere & darme ducati. ro«per voftro nome^ pernome del detto Signor Hìeroni nio CardanOyEi qual Signor Otrauiano nonfolammcenon volfeacceitar el eletto mio depofito^a nanche no volfepiomettereli detti ducatti.xo« pernome voftro & del Signor Hieronimo^ilche vedendome gli ofKrrfi fé lui voleua accertar tal mio partito de dami gìorni«io#di termine per riibl uere li detri mei caii^luinon volfe^iò^vi voKtafflgnar termine giorni. éPf & da poi.^o.in condufìone lui non volf^ accettar il detto'partito in modo akuno^Onde confiderando che io non vipotesi riepofVbaiVrengere a de pofitaiecofa^alaina fea voi non parea.Ma che folamcnte vi poreua &pof foaftrengf re a difputare, ( come di fopra diffi )per effer io il ;puocaco,me oppar fo ai non lanarui vfcir del torniamento fenza romper lanza> e per ti to ho deliberato de drizzarui ad arnbidui pur vna moduletta de Quefiti^ Cà6 ouer Q^uefHoni da rifoluerey^ me apparfo de non man daruene alcu no de quelli^che accettando eldepofico^haueua deKberato di mandarui, cioè fuora decadauno Authore, Anci me apparfo per voflra maggior (a^ tisfarione&abilita)damandaruelilamaggforpartefopra aUi Authori, &ialuar lialtri a maggior bifogno,a£iongendoui pero a cadauno qualche fottilparricolarìtacomepotcreti vedere ^Et acciòche a voi K d Signor Hieronimo^&uof^ri amici non rincrefchala faticha>me offeio che fé net detto te rmine de, i f. giorni doppo la p r^fentatione de quelli me refolue^ retili detti Cafi'ouer Quefbiont da perdere ducattf.i j.^la mitta di mei Libri che tatuo uimole((ano.cioel4Dri«j7i'*& feuoinon li fapeteti refol^ B ili 14 ufrenel detto termine non uogtio cheuoi (bri tenuto a perder coCiakuna Etquando cheif jdato terniine de« i f.gfomt ( già da voi liaittado)ui pa^ reRe rroppo breue& che ui uolefK dt0iaredeadimandar chio uè lo ali on ga(ieforli theueloaÌlongariaunnie/e,ouerdol,& forlìtre de più delH eletti, i ^ftiómì. Ma perch e hai termine haue uì determinato deamgparme amefVanaoauoia darnielÌ€al?»Quflniede(ìmomeapparro deaffignar ui a uoi' Era turte quefVe eofefu prefenreja Ecceletia de milfer Annibale Raymon^o^&mener Dominico.q. Donato Cantot^&mei^er^ Michele Tramezzino Li b raro alla Infegna della Sibilla^Uqualf perpluautenticha Fedefe fono lotto fcrittf di Tua mane fmprefentia dellaS^nona de mefi^ fer Ottnuiano 5cotto amico ufo.Data in Venettaallf^i i . Aprile^ i 5 4 7# lo Nicolo Tartalea Brìfciano affermo quanto di fopra ho detto^ ouerrcritto* Io Annibale Raymon do fui prelente a quanto difopra efcri tto* lo MichdeTramezzino fu i prefente a quanto di fopra e fcrìtto» lo Dominico q.Donato Cantor fiii prefente a quanto e fcritto di (bpra# 15 O VE5TI 6EQ.VENTI SONO Li aVEsiTI Cd?, oiier Qucftioni' propoftl da Nicolo Tartalca BnTctano^ allaEcMlénnadeTneflerHieronitno Cardano Medico MìUmtftybCàì^r^UntclettotPuhìicolnVmt^ Et al EcceilenteMtnfifrLodouical^rraro delle Mathematice Lettor Puhìico fn Mriiam» 5oDraEuclide« EGIiemanifrf>o^EuclideNl?garenfenonfoIamenteei!er el primo> (Malaouida,&rcorfA)dertitri quelli chedelle Difcipline Marhe^ mat/ce hanno rratrato^e per rantoline aparfo primamente dt pre^ porul alcuni fuoì problemiche quel ne mfegna di concludere g^a metrìcedemoftrahuamente^ GiongendouiToIamente queftafotlltta^cbe cadauno de quelli dà conclti(aco qual fìf voglia apertura d( compafifo prò poftadalAuerfario^cioefenzamaimouerelodetrpcoinpairo di fai data apperrura con atri>& regolegenerale demo((rariue^cioe concedendouirut ^elefuePettittoni& comttiunefenrentfedel detto Euclide eccetto las&ra fecoDda^ouer feria pettiHone^cloe quella doue eh e adtmanda chrariue« 3 • Anchora Euclide nth. i g.dcl feflo ne moftrala via eh Plropolto vna 16 Superfìcietrilaterd retrìlmea^di isperedtdgpauiopja a ouiltinque. wr^ gnatcìrerta lìnea, vn ParaieHogrJmo/qualeaquelia^lqiial manchi a^om pir la linea vno Paralellogramnio fimilea vn altro Paralellogranunopt c^ Pofto^Oomcnrechelapropofba fuperfìcie trilatera non fia maggiore del aralellogrimo collocato fopra la mira (Iella darà linea^iimileal propoflo 8( fecondo lelTer fuo* Horveadtmandochemerìtrouari il modo de eflfequire vn tal Ptob^ lema fenza alterare il compaiTb di qual fi vogjia apertura propoft^a dal auerfario* 4« Anchora Huchdenella.z ji»del fefbo ne interna el modo di faperegco metricamente coftituire^fopravna darà retta linea^vnoParaleUogtaifimo equale a vna data Caper fide trilatera rettilmea/Iqualeaggionga^puer fo^ prab ondi a tutta la linea vnafuperfì'cie de equidiflanti iati fimiie a vna da tafuperfide deequidiliantilati. nor adimando,chemeritrouatiel modo^®ola di refoluere vn lai Problema/enia variare^ouer mouere il CompalTo di qual fì voglia aper^ turapropofta- $-. EuclideneUa.j I • del decimo ne Infe^na il modo da ritrouar due linee mediale folamentem potentìa commumcanr,eIe quale contengano fuper:^ fìciemediale delle quale la più longa poflfa tanto p(u della più breueouato e il quadrato dealcunalineaincomenfurabile in Idngheiza a detta linea ^ più longha* Hor adimando cheme (ìatrcuatoil modo de elTequir vn talprobkma fenza alterar il compaflfo di qual fi voglia apertura propofba Supponendo la dehtaappertura di compaflfo per la nofhra datararionale. 6^ Eucltdenella.ji. del. i o.ne dimoftra el modo di trouar due Unee po^ tentìalmenre incommenfurabile & che contengano fuperfiicie mediale deU le quale li du oi qua d rati* tolti infieme {ìano R ationale. Adimando che me fìa trouato regola de efTequirevn tal problema fen là variar il compaflfo di qual (i voglia apertura propoli-a, fupponendoco me e detto di fopra^la dataapertura per la nofVra data rati onale. 7* Huclìdenetln%j3,del.io.nedechiaraelmododeritrouar duelineepo tcntìalmentè jncpmmcnforabile,& che contengano (uperflTciemediale^del te quale li duoi quadrati toltf innemeftano mediale^incommenfurablle al doppio della fuperfìcie di luna in laltra. Hor veadimando che me iia trouato regola da concluder vn tal pro^^^ blema fenza mouere il compaflTo di qual (i voglia apertura propofta, Qx^r- poùa tal apertura rationale** 8* Vorrià chetTìi fuffe rnouato tre Binomiijprimi inequali in quantita^A^ che de<:iuellimlfuflrefonTiato yntriangoio lenza variar el Compafl!b di qual 17 qui (t vogfaa apertura propo(b,fiippofta tal appenuca rationalet ;. Vorria che mi fu(retit>tiari»j.i«u(JhiiqùaminéauaK di quantftaft cK de quelli mi fuflfe deftgnato vno rriangolo ^fmta a^mir el convpàb de qua) f^ voglia apertura propofla^fiipponendo tal aperturarationale. lO.Eudfoe nella vltimaPropofitionedeltertodfchno ne moftra ci modo de ntrouare U latf di dnque corpi negolarf circortfcrrtribili da vna Cphera^ il cui Diamerro ne fì^ manlfmoi cioè de ritrouailiper mexzo dd dato Diametro* Adlmandachemefiaritrouatoilinodo da elTequir vn tal problema fema alterarli compalTo df qual fi vogliaaperhira propofta & (opra qual ff voglia proposto diametro difph€ra|PoniamofopralalÌnea«d.e.Ciup^ pofto per diametro della data fphera ) hù ailigpar fi detti. y. iati ih la mede flmalinea.cLe.parncolàrmenrede(hnttfttuctoqueflt)6rio con vncom& paflbyche habbia di apertura tanto quanto la apertura, a b« del infraTerir to figuratamente defignato» II. PtolomeonelAlmagritoftf^meimente e Giouan da Monte regio in quello detriango ^ li hanno dato il modo de miibr^re 9 ouer nu# metireli angoli rationabili de cadaunotrlan^ go|o.Horvovrìachecon vn compalTo chela appertura di quello fìa tanto quanto la linea a b. me df 0gnafti Topra la Linea e d (ouer a vnaltra aque^hi precifamente equale) vno triangolo de.j^angplì inequali&difjdcon^ ditionecheU proporhon del maggior an^ gelo di quello al fuo angolo meggianofia tri ptafefquitfrtia;j& quella del angolo.meggia noal minimo lia feiquialterafenza alterar il compaftb ài tal apertura* a b. 11. A^choraconb ditta apertura, a b.vor na che me de(igna(Hfoprala mede(ima linea e d. Couer a vnaltra a quella precifamente equaie )pur vn triangolo de tre angoli sne^ Jualiftf ditalconditione che la proportione el angolo maggiore al meggiano ffa fi come cheai.a*5.fc quella del meggiano al minf^ d mo fìa ficome«/.d.3*0e(enza jrfrerartal appertura di compaffo» t ). Anchora vorriache fopra la medefimalinea. e dmt fiiflì deficrìtto, conia medefima apertura, a b* pur vnkriangolo de.j . angoli mcqufi» . Ma dltalconditlone^ehelapropoitioneddangoio maggiore al ajfì^o I» iiiuati,ouer cauati la radicerrlatapropinqua de. ^5^^^p^5P5r. cioè conia regola generale de formar vn rotto deirefìduochcauanzara difopraatateitrattìone ^faqual regola fiaÌaruapropria,& generale laqualferui non folamente nelle eftiaC tioni delle dette radice propinquenelli numeri fani^ma anchora nelfi recti, ti nellifani 8t rotti elfempì gratta con la medefìma regola cauatime ancho^ ra la R adice relata propinqua àe-j ic (ìmelmence de 1 41 -^. ij. Anchora veadtmando checd la fua propria regola generalecome det ro di fop me cattatila radice cuba quadrapropinqua àe^f^s9Sfi999*^ (ìmetnnente de -^ & anchora àeyt^j, Z4.AnchoraadimandochemefiacauataconrefiolagenerakCconie detto di (opra ) la Radicepropinqua/econda relata oc 9S99^9s999>^(imt\ mente de -^ & (imelmenre deija^-^# ^ if« Anchoraveadimandochemecauaticon regola generale la Radice terza relata proptnaua de 999999999999^ 8^ fTmelmentede -f tu fimel mente de 177^48.^* lé.Anchora ve adimando fequefla quantità Ccioe.7.piu i)^q£.tfiooo.piu qey. 10x40 più syt.3tfo) haradicederadice,ouer non^& hauendob ve adimando che me la cauari con recola geneiale,che ne ferui in tutti li qua^ drinomi^ouer qulnque nomi che hanno qiqd. 17. Anchora ve adimando fé quella quantità C^ioe.7. più Radice retata 40} I xjo .più Irrelata aooooooapiu ijt relata 1 sioqq più ^ relata 500^^ ooooo)ha9drelata,ouerno^&chauendolaveadfmandochenie (a cauati con regola cenerale^qual neferua in tu tri li quinque nomi^ouer. 6 .nomi dt hanno 9 retata. X S* Anchora ve adimado che me fìa ifàxìito. 1 o.p ^e.telata. f.piu. qi.qua dra.}«cioe trouando el fuo recifo come lapeti • X5.Andioraparittime io.pery.relata.y.piu i^cuba.3.cioetrouadopur prima el Aio recifo. jo.Anchor partirime. I o.per. ^retata, f.piuiyijt .3 «come detto cioè tro^ uandoelAiocecffo» 3 1 .lo mi ttouo.i7.cucu.pru.i<.prìmi reiati piu./4« fecodi retati più. ft« cubiequala looo ve domandofe quello capitoloxScaltrf fimÌli)eroiubl^ le Dregolagnale^ouerno,& elTendofolubile ve adomado cK valfeb cofa« Uapoifcritta vi faizo incendere chefe perfortevoi nonfapeiH rffdue re li foprafcritrl hiei cafì coff net Jettotermine de. 1 f jgfomi oapoi la prc ^ fentarione deqaelli vi concedo (per manco voflnainmnia ;chefoluendo li an cbor dapof el detto termine vn meie^ftì an chor dui rufcn\ ouer parte» che poifìatipubVcarle dette volare folutioni|Ìntendendo perofeaxa alcun miointerrenbcliprecfonediiionore. FINIS. • • ^ I Ili 1 E/Jer Nicolò Tdfté^U jgU otto giorni, cio€* àlll | ó. di Màggio , in rì^vftd deìU miJ repUc^ iorUeuetti la uojtrd tartagliata t la qiÉ4Ìe , tome chi^moko ^^^^ i^^g^ tf ionfujafia , ìiondimeno altro non contiene' , che nuoiie ingimf , r ir futatì$ne Jirllo ahhattimetito , (f fttìone diuQkr combattere ,UttauiafiMgtnio,Ch^ Je' Wn uijono me/colate alcune altre nouelluzZ'^ 9 ^p^fof^ tali , cbtf' a ma parte Ai (\ue\\s y come impertmntì, non fi dee' dar rij^oftat tf alValtre' nella mia reflua pìe< Héxmef^fufoài^ato,ìoadun che mi ^rei ntrgognato a pronocarui , M4 patitniia , chi s'haureibe penfato^ uno idiota efiere affi tf arrogante ^ jfaccÌ4to,che' hauefie ardimento, rìpren» dae Arishteh est dltri 4 luì fmx^ianxi i Horn per dir princìpio , Alle licere ingiurìe iff alfe ftdoni do queìU ufitatd n)^ fiàsche a pari uojtrifi conuìtne,i!f che velli mia replica lì diedi # Qu4] e tal, che fé farete pitvto tenero deìVhonor ncfiro, ^ phi cht domefticaiùenie notnri» negidrete , uerrete in puWu diruta a difenderlo. Che* mm atcetiate di d^^utare a difefa dt ì'honor uo^rocon efiomecofopràc^m. ti ai^ri greci, latini j est volg^^ri hanno fcritto delie maihemariche, ift àkrt di» jcifìint lor dependenó,ne in Roma^ne' in Tìrenz^fW in Tifarne' in Boio^iKly (^a\\ \uogi)i d noi p'm che 4 me commodi ubanea afi^néto , infiememente coiU profertd dì deporre d uKie' del uincitore c^uÀnti denari ndefte deporre ancor uoi^ fin aìlé fomma difcitdi2 0,cheicomedico)non accettiate' cofioiu^o imiitp- mi (^dcemarauigliiofitmene .fircioche , come che cofi mi torni in nopoco bonor^, con or^in iio^r4 vergogna, nondimeno , non mi è uenuto fatto ^iielio , 4 che" io principtfWfite' mir4if4 , cioè che' non fotamente' ìa uc^rd uiglidcchtrid (f ^no» ranxd fi fdcefie pakft't m<4 ^ti il quaìe^ uoi nelf4 lioj^ri prini4 ri^sia nkggtte per tiopo communi àepofitario , (j è quc^dé A *i M^jlfr ^oiouiio ,fi fono pnjthtàn gìiàffifi^mmtntd il uofiro CurtoOo, Q^ U iw/hr a Refiicà 4 Mej[^r Nùalb T^rttfglù «Et io Ji bocc^propridiiiu e fììl uolte' iire« ^li jono of^rto^ch^ fer ^V ^ Scagni' uoìu cbeegUuole^ u£nTre4ll4 dijj^iitiroii ^mo , term buoni injin^ àUàfomma Jifcuiu 2oo« come uoj^ro depi)/ir4ri4^^ M4 egli non liok' /cntìre parola Ji queSo* Hor4 9on ui pen/ate" Tartaglia mio.ch^ punto ui*ji4^tÌ4 , il colorire téìe , e cofi uergpgnof^ ri/iurdtione » con àift (come" dite^cht^ à m touhi VcUttion^ iti Campo ^ de giudici ytsf ieVdrm^ (sfoconi mancò th^ non Jic^fli ix ààt Ujen^ teDZ4^L4 onie^ ,uo\ete' che* anddre^ Md iifpntd e* tutto uno i e ui pdred cbel Si- jjnor Ottdnxdno douejSe accettar depo/itojii questo ;* Ma che fid urro» cbr tal' i/ctt/a nulla. m na^/ia , più cbiViraniente ne lo faccio conofcere ( encor cbe di fouerchiofid ) in qnejlo niodo* prima ^Peleitione del campo> €f de giudici, dico che nen a noi « ma.d me toccai La regime è ^uesid , che' benché /i /f4no trovati alcuni , ^uaii per dimoHrar più tosto ingegno che gìuàuio , e pÌM tofìfo per dijputdre , the fer dire Ujud oppinione , paiono tenere il contrario % uedete nondimeno , cbe di puhìico conjen» timento tal fdrere,uint0 da ragione, è rijiut4to«i{ tnl manierd, chefrd com« b4ttenti(come o^ni giorno potete vedere) non fi dnhitdyrénx.i per fermo fi tiee ne , tf s*ofierud %xhe i( diffidante , ^ non il disfidato dia il campo y e per con» [eguenle i\^iudicì , cioè j Signori del campo ♦ il per cbe ,jéió taV ujanxà hanefii uoluto feguire ,poteuA gìK^fìnente inuttarui ,per efiempio^a Melano ,Pauìa,f Ctìiouà , Cifta hiHc con uofiro dlfuiHtàggìo ó me commoàifiine éBt uoi fitéu gione A uoUro tnnl grado et suite obKgato , uenitt ad uno de ^uefii hscghi , a éR^ìtàr meio, dinanzi d^ qfktìii > tfhrimcnri lytfuf re da djj^iirir', con ^nel ^lu^o modo ,.che da me > noti come parte ma come giudice ,è slato proposio « Si cbe eleggere quaì ui pare p che fate in Uhertì «Se uolere direjuoi non volere dijj]»itr4re con epo meco^fo^ pr4 ^lumti 4iitori oreci Jtft(niy& uolgiri bornio /crifto nelle m^tbem^ticbe , tt olire faenza lor^ependenri\ tf fcpra ogni uosfr4 e no^rà intfentioite per cbe ìofia ìmiff tempo diconrtnuo in corni co^ e^cireto ^neNn m^^ìor pdrre deU le ^à\i noi giamal non pen/4$7i ^ui do nolenrieri rd^ione , Cs^ re^o fodiilfatìo di ^uefta ueftra ifiufa « & di pia ^perche dite cVio parlo per hocca di medico, io ui doglio dare un canfegUo da medico fguardàteui da meiicine Jolutìue , perche bevendo fi poco rn corpo ^ feria dgeuol cofa y che una ca^ia , tfncor cbe molto l^ggi^rà fofie ,ìn tutto ui uotafie.Md Tartaglia mioje uolete far conofcere à de^nftbne de i cericbi ^ali àa me circtf alia noihrA profefiione nella min re» pHctf riceunrt b^uete , che nella nofira commune profefiione fete non meno di me efiercìtatOjf(f Jbfficienke .fete tenuto d dijputnr lueco.inogTiìpdrte d«^el» la • Non dltrimenri cbe fé fra doi Matftri di icbermi /oj7e dij!féren;^4 circa il lor ii4lore. nelU propri4 profepione , b^rebbono da gìuocare con ogni forte d'arme , per dar humi conto dì fé % ti ^^^ ^^ bulloni dourelbono ta\ lor I -< querela definire , ^uMu^tjf dU'uno di loro , come d yn fohrone y (\\ìt^o • ^iiioco Jbmitidm^nk àggrddijfs « M4 che decade dir tónte fotole r' lo non uoglio slar rt diflfutàf dclk ragmi dt Cartelli, Jepoftwmo gfi feudi, zao^ owr meno f^ ih pMce ^ (^ dncfidmo in un4 delle auóttro òtti dette y come JenxA ^Uìi^ iuhio fete tenuto,^ lUi ybn conferirò » JijJ>uMr con noi fecondo audU forma ^ che giuJici ordineranno^ fra tanto ^conferuate quei noflrj tei cdji A tal hifo^ìio^che m do U mia fede ^ui f arano quello honore^che me* rìtdte^t4nto più cbe ejfendo noi fi lontani dàlia quorefima ^non mi curo gv4« ^UÉll4r^ ^^et uo/^ri libri, cjuàK ueggio uimpAcciàno U cafa^fe tpesla qua^ reftmd li mandar eie uedrò dijarueh uendexe d pefoé AIM hnrhd uoiira 5u gnor Cardano che Idjclate ristampare le cofe vosire due e tre ucite^fe non hasla in ìtaìia^in i^rancia tf ivi All^m^^nd e nondimeno noi quafi ne fmanete jen^Zfiimà meffer Nicolò de /oi libri da fé Rampati fi ferite a ^iiei b^^nì che senerahnente a tutti ài giorno in giorno fogìiono occorrere ^Òhre di ciò meffer Nicolò caro mi off erif co fin aihor a ^non uolerui ojfendere ,tie con le lettre greche ^ne con le W/nr, nelle <[uaU mi ui fete refo , ma folamente con ìa forzA deWe fòenze > delle ^U4li amendut facciamo pro/ej^ione, cioè delle mathematiche & lor depeodenfùsi che dì nuouo ui metto in liberta , fdfe come ui piace « Se accettate d/itemene auìfo^ che deporro i danari dove lioc iforrefe ,e uerrò pienamente al luogo de^in&tot Se di nuouo rùujjte ^non dico bdwer«ì uinto , ma cVio ne ìafcìo giudici tutti quei cbe le^gerdno le coje 110= ftrejtì f^etiaìmente i dotti ^ Ricorddndoui\ cJ^e non ui gouernidte fecot\do il uojiro giudiciorma che uè ne confidiate ^con Acuni liuomini intendenti ^fi^ che don* e pafiione e paura , non può ey?er retro giudiciot/i dncori cbe in guefta parte noi più che qua] fi uo^ia altro foìete peccaYe • Come potete cons. Jiierare yfe ni recate a mente j quando inuiV^ro da faìfo ^iudicio uenefte a Mù (4no ,per conferire col Marchefeieì \afto di quei «q/lri jogni di guerra 4 Dotte |)enJ4ndo^li meglio * iif trouakdo in un puota^cbe tutte quelle coje ,qud1i dieci an^ ni continui /4iitdjfi<4nda uipifruonocertijJime^ye ri/olueu4no in fumo, ve ne fu* ge^i finza parlar con fua Eccellen;^^. Del che fé fapefie quante rifa , Wd uoIm dopo cena alla tauola di quel fxgnore ne f opero fatte , mdipm ui con» fidcreiii del uosiro giudicio 1 fenza conferir con ahri^Da Milano à\li* xxiiiy«. ' dì Maggio.. M^ D\ X L V I I. Io Lodouico Ferrerò publico lettore delle mdtbcraaticbe in Milano affermo quanto difopra ho detto. Io Nicolò iecco fui prefente. Io Giacomo ?\rouano fm pre/ente« Io Benedetto Pec chìo fui pre/ente* Rif^oslà particolare c'irci i ^uefin, JBjirr Nicolò TjrtégUà , Jifofra ui ho rlfpofio guanto épp4rtìette alia clij|iu^ td gcnerale.M4 perche uoimib^atUmliàto cockjiom.ytxi^ pen/indmii, che non oSténtechefi uergogtiopimenterecufó^ ìàdi^tMgenerék, potreb« beéueuire , che épprepo dà ukum fùocchì , con ^puojtricéfi , pérerestenmi in tutto uinto t iodìfincPiitrohoMiherdro , d^dttenàeru'nuénto nella mis re fìi» co ui pfomfì »^cìof HnwìAhhàaàùMm findtanto^ che fecondo i weritiuoSri 1Ì0ÌI uhàhhid chiérito affètto , e dd tiuti fatto c^ojcere jtr uU , quàìe uoì Jetf^ Imperò Jico, che prmer4mefìte*ìtUend0ifìà ri feriiàto ciò che' appdrtiene' élla dif^Mté gcnerak M^uélgjiaiue lecite hmte re cu^d , (y che mìU fi pre^itdw ch'i ^1 pprdjiritto mio uliimo cartello t a fn che fé U terza udté r(/!iitrrf » rr ^elld honesìifsimd condilioiif «che lui fi contiene , fìdte puhlicéto per r^le^ che mto idHó iirrìM tf rìmorfo daU^ confcienz^ » f^on hduettdo srdire di difenderuìiconferwdteefier uero^che ne i uoslri libri héuete commefiomoU ti e grdvdi errori % che JeoZà rifletto ékuno héuttefdito confe fière d dotz tiOimi Signori, come iaterlocutorì , cofe fdlfipime t che^ mginsléhietite hdMete riprejoAriSoteìetcbt indegpàmeite tr fdifitmente héuete detto tr fcritto ciò che ritortìd in hidfmo del signor ^rdéno cr miot fs che m fommd confermétt* voi effere ignorante , tondo , di poco fugo , di poto difcorfo , corruttore deììe' buone lettere , & itìtrointtore di mioiie er fÀfe oppenioni» tutte le quél co ft ioj^nto delle uosbre mdìu^ie opere m ui fono offerto tf ^ nono mi offìtm rifco A fdrul conofcerem pubUco dUa prtfenx/t de* giudici, tàd nw oshitite* qaefko per fdr conofcrré" ài mondo , cl^' conciofiA chi? io m moke* coft mjóno Juperiore{come per là uoiré rifiutdtione ^f^dnen^ft fé ménìfe» ^0) non Ameno noi ìKn hducte* pur uttà.mUd qudl mi fiate péritm mando dtK b' io éltretténte dimdnde .nodi quelle iigrdnde imgortdn ZA k qa^K io riferìo dlU diente geotréle.md t^uéfi coi mediefimo dndsrt delle iie3re«ff uifécdo que^d proferta, che fé nolete venire in un luogo egualmente commodo , doae' fìdno giudici Jojpcienti , come* fdrié , Roma ^ Firenze^ • Pif^t €7 Bologna ^ fon cG^ento facciamo prcu4,cbi fiu ne rifoìiterà ^o ^io dellt uoshe ^o, uoi delle mie . Bfe uolete che foprA ciò fi depongano fin é fcuéi. ioo. per pérm> te Ji e dimostrate^ la proportìone dell'aree' loro fra fé. 7. Addimando perche ragione Ptolemeo ^al penultimo capo del fettìmo della cof^ mogjraphia , poi^^ il diametro della /)Àerd celeste hauere praportione fiif^ quitertia al diametro della terra. B, Sopra qua] fi uoglia retta Imea ^fate un triangolo fi coàtionato .cVhabbiaVans. gfdo oppofto à delta lìneéi eguale à qual fi uoglia angch rettilìneo afiigna^. to yCrcbe I4 proportìone di detta Unea a un de lati fa come dì qual fi uoglia àueìineeafiìgnatt . ttin ogiicafochefia ìmpofiMe dimt^rate l'impo^ibinta* 7. ^. Dejcrìuete Ire fortìom ii drcoìi iììcguaU , k <{udìi tutte e tre incomincUno ìa un pulito , cr fini/caìio JoffA imd Hdca retu , & fi4np fe^netìti , e qtffjfo dì modo che li doi Jj^àtij dtttoilratemì la fefla del primo d' Euclide oflen/iutfmentf • 1 9. Vi propongo un trian^o cbe ha doi lati quali giunti fanno, lo ^ la hdfè e un pia del catheto , (j una delle partì è.^^m dddìm4ndo quanto è U hafe, 10. Ad^imando la dimoShatione geometrica perche nelli astrolabi li ahmuntarati cofi fignati, fanno Yeffetto che fanno jielAi ^hera.^ ll\ Trovatemi fti qjjantità continue prop«rnonWi dalVunità , ep' fcilr) cfce'f doppio della feconda con ì/ triplo ^Hd terz^ fu e^ak aVi radice della fefU. 1%. Quanto appartietie alla mathematithatAdiimai^o Vif^fitione di ^el lucgpdel Timeo dì Piattone , ^u4(e al latino momincia . Fuitautem catis ilU partitio. fin é cjftelle parole . Poslquam igitur fecundum creatori^ (tfc. 1'}. igjii è un cubo y che lì foi lati ^ faperficie giunti kifieme , y&iio eguali alla cfiàntitJ propartionale fr^ il àetto cubo esr una delle fvtc' faperpcit , i'adìz manda la quantità d^efio ciibo« v^ 8 24- Partite qmìfi jn^Iù propoSha Ihett talmente , per uia é'eucUàe ycle'/ cub^ii tutte a i cafri delle parti hdhììà proportiane triple. if . Aiihnéttio Ì4 ^mcHrMoae geometrica, che' le'àelle ieì rete' tieììi dibroUhi, fdcciàtìo l'effetto che fmio neìU f^erd . 2tf. Trouàtemìjeì quantità continue propartion^i , che ìé prima e U Jèsta gudtf facciano. ó.jVU Jeconàà e là terz^ grinte facciano. 2^. zy. E^i i un triangah orìbogonic , nel ^udl tirétto che fià il cAtheto, Vuao de lati con U pérte contrària della bafef4é}o, cr Vèltro con V altra fa .2 8« Adiiménio quanto fià un de lati, 29. Vìtruuìo^ allibro nono, al capo ottauo,ìnfegnafare Vanalemma^ dilqual Jr« ce fi può formare ogni forte d'horologi foUri i Addimando che' fecondo tal analemma mi formate dai hortdogi orì'S^àli aìU pofitic^e ài Vinegia , iure? per coifofcer /'bore quali hoggìdi ufiamo , tr Và\tro per lonofcer Vhore de Romani déle quali parU Vitruuio,e' queSh con dimoQrdtiont geometrica.^ 1^^ Defcriuete in un triangolo equ^atero un pentagono equilatero tr efiiangdh > tahnenteche un lato Jkl pentagono fia parte' d'un Uto del triangplo.t' dot delti angdì tocchino doi de Ut\ ^dapoi dimoshratenìi la proportione delVuno aìV altro. 30. Addimando fé V unità è numero ouer nò. 31. Arinotele ai terzo della metheora ,fa una dimoibratìone geometrica de iride^ da pochi intefr . W'adiimando che mi dechiarate il fio andare fin al /ineV riducendo il propofito a caoclufione per uia d'Bicìide • Da Mìbtno il primo di Giugno^ M« D. XLVIU 3c TERZA RISPOSTA 4 DATA DA NrCOLO TARTALEA BRISCIANO Al Eccdloite M.Hieronimo Cardano Medico Milanefe^& Lettor Publico fn Paula* Et al Eccellente mcfler Lodouico F^rmro delle Mathematice Lettor publico m Melano^^Con la refolurjoneyouer R-iipofta de.ji.Qudici^ouer questioni da quelK allui propofti» Eccedente m.FI/eronimo^& voi mefTer Lodouico alliai .di Aprife vi dedf riToluta tiTpofta allo voft io fecondo Carrello, Et con quella vi indrirai Q^uefiri.ouer Quel^ionùi i .con offerta che fé voi ambrduF infìenfieconchealrraviparefre,nielf refolueu^re In termine de giorni, fj^ dapof la prefentarione di quellf^che mi contenfaua di perdere ducatri\ % j. de danari •& la nilta delii mei reftantj libri che tanto ve iiifìe(lanoi ( per nariar in queliià pura verità^ liqualidanari&b^riarcendeuanoàllaroinina de dueg t ;o^Er che fé per forte voinon tne fapeuàte refoluere b detti C^uelthnd det to temiine|ionon voteuache voi fbftrrenutt a perdere cola alcuna, Etvifcrff (t anchora chefe per forte voinon K fapeuate mbluere coff fti eiorni . t f« vt concedeuaper manco vofttainCimia che IbWftdolianchor qapoi el detto termìne^vnniefe^Biranchor din> tutti\ouerparte de quelli,chepotefK pvbì( Carle detie vofl-re (blutioni al mondo, Laqual mia rlfpofla >fié Queliti turno confignacialla5«dem.Ottaiitano Scotto el primo di dfmaggioj^efemeiiu Dominicodel oJDona CantorEtadi.j.del detto mefetrouai la Signoriadt m.Otfcauiano>:otro,& lo adimandai ^ vi haueua mandatala detta mia ri^ fpolhiA que(7ti>quel mi rìfpofeCprefentea dui hommidà bene ) che il gl'ora noauanti le era partito il portator di' quelia,che fana Rato a di.i • di maggfq^ rahnenteclie ta(fando.3 .ouer. 4.gionii al detto latoreper venire da Venetia a (^elanoiftccfo conrochealli.f.ouer al più aUi.6.di maggio voi douelHrfe ceuerela detta mtarìfpofta^&queiìtt^Erperchemoltimer amie/ me repren# deuanogl9ndamenteognig|brnodigandocheioera dato troppo Urgo^òt h'beralea Farueadambidui cof? largo partito ,&ma(?)hie con liberta di poter ui ^r agiutare anchora ad aln^r.86coiiofcendo che mediceuano il vero» fon fVato per fìn atli. <. di g iugno alquanto fuipefo dubitando e h e non mi manda (VilarefolutionedI qu^li nel tcrmiuea voi affinato» Dico per fìn aKi.6. ài giugnOiperche io vi limitaua (conie detto) giorniri /.per rìfoluer li detti ca A fi U giorni. 1 4.per farli imprinier le dette voikrt rerolutfoni,8e 8iomié3jOuer ^.el venire da Mielanoa Venetia.Mapaflato il detto giorno felto digiugno 'cominciai a conforrarmi^perche mi vedeua hauer panare il pericolo > vero e che io teneua per certo che mi doueR^f pur mandare la detta refolutione» (efie do tali ouali ambidui' ve reputati';& fé no de tuttialmen di vna parte. Etcoff flando hi afpettando la detta vollra refolurione aBf •! ^.del pre/ente mete dt Siu^o vene 11 nepore della.5.di mefliprOttauiano Scotto alla mia fhuìria:& avodrnparremidettela voflrarifpo(hiiEt<)uantunque ioiilimafli! che in quella mi mandaftf la refolutione delli detti mei cafìouer que(iti,&?fe non de tutti almen di vna parte de quelli, io fa tol fi' allegramente , perche conofceua di non poter più perdere alcuna cofa^nedi precfone dihonore.per eflferfcor fo il termine a voi afTignataCgia da voi deee rmrnatdi86 laudato efferfoff ìcieit re alia refblution di quelli )t)apoi partitofeil detto nontio ,06 io leggendo quelUiVidiprìmache voi fingeti hauer riceputa la detta mia rifpofta & Cetì alii, 1 6.di maggio tal che il correrò verria a effer (bto giorni. 1 4* a venir eia Venetia a Melano^&per da rme a creder che tanto (e (Via haueti finto che b voih-arifpoltafiafhitaFartaalprimodig^ugino&came eftata appreientata^ come detto alii. ft^.pur di £iugno.bnon ve aricordati • ch'el voftro primo Cartello venne in.j .giorni da Melano a yenetia^comre nella data di quello, & netta riceputa^nelia mia r ifpoib appare^vero e che voi potrefh forfi iicu tà^ re digando che quando mi mandaci il primo vodro Cartelloegliera ti giorni moltologhi (pereflerdi Febraro)epero venecofi prettoa venetia li corrieri Mahoracheegtieligiomicortichegiudicio,&piu toftoperdifputarcheper dirla Tua opiV nione paiono tener il contrariotperche fra combattenti, non IT dubita ancf (i ofTeruache II disfidante te tion ft disfidato dia di càmpo^ per confequeiite If giudici^cioeli fìgnorì dei campo. A quefto ve rifpondo che quefta vfanza e proceda per cau(a del dfsfidato qual conofcendo ,che il trouar che If dia campo franco eifer alle volte difHcile tal che viepiù preùo di danno che di vtìie^volche il disfidante Rei dia percfl a lui fhà a eleggere tuttetecofea lui vtile in tal abatimento,& le dannofe farle tuorperfor2aalde$fìdante,ovoipotrefH dire adunque el non importala eilettfondeUigiudici^nTpondochee£liedipochaimjK>rtatiria in (ìmdcafo peitheelnon e giudiceabfohito df tal abatiinéto perchefe lunoamazza ouer fa pregionelaltro^non vi occorrea far ièntentia ^uatfl^ael vincitore, ma egVe folamente giudice in qualchealn^o caroaccÌdenfcaÌe,chenei combattere potef fé occorrereycome di toccar il laccato >ouer per vfcir fuora con vnagamba ouer con vnbrazzo di quello^SecoR dealtre fìmileparticolarit^ ,6e chetutto quefVo da il vero Infbrmatiuene con la Eccellentta «el Signor Andrea Alciato MiÌan<(rfàmoroLegilla amica vof^roqnal fon certo che Tua Eccellentra non fecontradira.Etquanrunquetuttelefopra dette particolanra come vi hodct to&approuatequiui,bnellaltra mia feconda rlfpo(Vai(?ano in mìa potefVa cioelaeilettion di Autori, Ca(ì ouer QuefKoni fopra di quali habbiamo da difpurare,&()mdmentelaellettioned7Ìuoco,digiudici,&edeltemM^ dimenoperfarconorcerealmondocomeiChevoiambiduinon ve tetimoflV a rechiedermi (con el vofVro primo Carrello) in diTputra , con intenti one di voler vegnire alcuno di voi al cimento.ma folamente veXèti mofìTi con interim tione^che io mai douenfeauettar fecondo la voftrapropof^a digandoprima cofhjimai accettara di venire fuor di Venetiaper non defauiare la Scola qua le e b fila poflTefTfone ouer intiataiSecondarìamentefo Iho autfato, ouer fatto aduertttOiper el noftro primo cartello,qualfiieQtetutriIf periti fiuomini delta lia fono noih^amici.efKpropanofariaa venire a depontare Thonor fuo in A lì man degkidid amici fiotkrìfitm vna Citta doue che mal lui vi follie vi ha cù^ gfiofceniiaalaMfia. Terriomai aca^lara de venite a difputare fopn quanri Aurhorj greci larini^chehannofcritto in taifaculra,per non haiier linguagre caiattenro^che gli ho farro intendere bettamence per meiT Otrauiano5colto qualmente noihauemocerriAuthorì nelle Mathematiceilnlinguagrecaape nachetrattanadecpfealtirrime.epero lUemera dt quello^doe che non vene proponga vno ouer più de audii da dechiarireauann alcofp^tto di giudici^ Anchorapercheeglieimpoiribliechelui habbia vifto tuttlli Autorilarinìaf volgarichehanm>rcrittoinraifaculta(edubicarachenongUdiaqualcheAu thore da lui non villo ^ da dechiVirireal improuifa dauanti alli detti giudici amici mei|Dercheel faria impofAbile cheluipotdlTe intendere alcunapropofi rione che gli preponeflTe nel meggiO)Ouer nel iìn delfopra co(ì alimproutfo^ npn haucndota prima (tudiata ordinalameDce* Erette lutto quello fìa la verità alprefentefo faro paleie* Dico adunque che ho fìmularo de rìci^arela difputa fopra alli Authori & dauantt a giudici ido nei iù no fufpetti,& in vna di quelle citta da voi afTignate p tre ragioni prima per molh^ar chefapefle mioconto ^Secondario per tirar tatnoftro andare nelli giorni kmghi & a memen dannou come e atpieiénte^he non fefa molte h^ cendeper caufa direco|ri,Teitio&vÌrimolho tatloanchoraper ioanimaniif teinercaruiaprofeguirecon voft ri cartelli intai voùra opinione netlaqualle rperauadiagiongrrui^diafferraruiambiduifranchi & ficuri infiemecon elvoftrodepofito»Al!erzofalto^fi come fuol fareill^iadroLeonpardo vna f ugente faluadicina allui fcoperta|ilche mi ytneua integralmente fatto fé la Signorìa de m.Ottauianofcotto fé ruffe ritrouaro qua in Venetia perche (oncertochefingendoiodinonvoleraccetraredi venire in akune di dette cirta/enxa dubbio.quel haueriapfomeffb largamente di voler far boni per voi fin alla (bmma dì.zoo.fcudf come dciro^Ce aaiiefto hauerìatrouato tno^ do di farli dir tal parole preferite a.j .ooer più leirinlcni 6c fattotal promelTa Immediare io voleua accettar il parti lo^Se farei mio depo(iro)pérche(bn cer^ to^chefeiomelifufleappaleiatodfvoicraccettare il voftro partito lui non haueria voluto promettere per voi cofa aicttna,ma haueria ritrouato qualche fcufai E per tanto volendo io eflequire quanto di fopra ho detto ,adimandai de fua Signoria a fuo nipote lui me diiTe quel eflet andato a Ihmttar a Romat^ ilche mi ha fatto frappar il depolito deRe mani,Perche ho adimandato al der to nipotedei detto Signor Ottauiano/e la Signorìa di fuo m.Padre (fratello del detto 5«OtCauiano)promet(arìa per nome voitro tanti danari quand cheamepareadadepoÌ?taieperiinaHafummadL2oo.lcudi,accettandoio di venire alla difpuia generale con ambidoi in vna delle dette. 4. Cftta da voi propoi^filui me rifoHe chefiio meflTer padienon fé impazza ne impazza ria in quefte co(e^ queflx» e quello che mi ha fatto falirr il penArro in quan^ ro al depo(tro,ma non in quanto a voi^Er per far conofcere al mondo qud# «■• mente eglie II vero tutto quello che dì fopra ho detto.Faccio intendere a voi Eccdlcntemefler Hìeronimo Cardano^ a voi niLodouf co Ferraro. Qual^ mente mi contento,& ale^ramenteaccerto di venire ad vkimarebnoftra df^ ifpulaiouera fentre di purgarut dil ttittOyih vna di quelle quatro Otta tante volte da voi propofte/>ueraffignaie quale meparera|CÌoe,o in Roma >ouer inFirmze,ouerinPifatOuer in DolognaiDomentechequiuiùi Venetta fati <^ealcttnaperrona (kuraprometta per voi allietanti danari quanti chea me parerà da aepolitareDerunallafummadi.2oo. feudi fi come più volte per voftri Carrelli voi ve lèti oflferti.Et fatto quello fubito fubito . per la prfma pofralòvidaroauifoinqualGttd^dellequatro a me propoite vof debiati venire^&aqud giorno vedi debbiate retrouareiaflrigreindouiterminecon^ ueniente^con quefta proremuioneyChefealcun di noi non comparirà in detta Cittaaltetminecheafi(ìgnarO)&Cper giorni, f.da poÌ,quel talefefnienda ha uer perfo tutti li danari depofltati^bche colui che hauemil depolìto nelle ma ni fia tenuto a dàrìi ai vencìtore fenxa alcuna conriad(rfone,&concedoancho ra che in tal Otta fìa elletlo .3 .giudici idonei»&non furpetti^quali habbiano a d aldiie & dapoi a fentemiare in fcritto ti parerloro. Anchora accetto de di fputarefopra alli Aurtorì,vero echea me riferbo il dare delli Auttori fbpra dellf quali preten darò da dlfputare con voi\Et accio non penlalM che io vo> glia pioPorulAuthori incogniti, come per farmi paura me fe(Vi dir per el Signor Òttjuianoche voleui farà me^dikhemoltome vergognarla a pro^ pomi ouer a dtfputar con voi fopra di vn Author incognito che fiifTe fola^ menteapprefTo di ine^nemanco voglio auantarmi di voler diiputare fopra tutti quanti quelli Authori che inrai diTctplinehanno fcritto come haueri fat to voi (p&vna fui baffo^Et acciochenon ctediati che io (?a tanto difcortefc che vogha che voi dcchiarati cadauna di quelle immediate che io ve la hauero propoKa ^ouer afffgnata (come forfi farefli a meftando a voi a darle a me) anci fempre vi vo glie dar termine vna/)uer due.ouer } .hore da poter vedere fic (ludtarquei la,Sf fé per cafo voi non fapefVfdechiarare alcun di voi tal propofitione , io immedi atemeòfTerifco a dechìaricla iui publicomenteal cofpetto di giudici & fé per forte io non la fapero ifplicare lut immediate voglio efTer renuco a pa garducari.i. per cadauna propofitione^techevoireftati franchi, come fé la hauefVi vno di voi ottimamente dechiarata jS^ coli da^poi la dechiaratione di detti Authori voglio proporuianchora almen. 1 5.<^efitf fuora deli Autho ri (per chiarfrui meglio) con termine de tanti giorni quantf (aranno li C^efT^ rl.& tutK quelli che voi non iàperetirifoluere.m(offerirco a rìfoluerli io ^Be fé per cafo iononlifape(!enYohierevoglioe(rertenuroaperdere&apagaredu cattix.per ogni calo che non fapelfe nToluere,& che voi ambidui reftatf fran chi come fé li iiauefti rettamente rafoltiie per tanto fé voi non voteti elTergiu« dicati dal mondo per huomini prerumptuoffSc loquaci non mancareti a qui to più volte con tanta arroganria uefetf offerti publfcamente nei uoflrì Car^ t€lti>cioe dì uoter deponer quanti danaria memi* parerà per fin ali^i fumma di looXcudipurcheaccettaflediuoleruenirauitfmartalclifpiitarnuna di det te Citta alia prefentia de ludici idonei.& non fufpett{, altro non fo che dire faluocheafpettolauoÌVrarI(blutarffpofta più pretto riapoflibile accio che poniamofineaftamparCartelli^quaUhoranuii fanno faitidio alti huomini del mondo^Sc non r^pondendomi in termine de giorni.j o.dapoila data, Io non uoglio dire di uoler procedere più oltra, fi' perche a me pareria uillama per hauerui per arre(ì,&conuentifi per non falcidiar leperfone con tantiCar reliff m^ lafciaro far il gì udirlo a cadauno della qualità uoftra. Fu data la coppia dt quefta alla (lampa a||i\i3 .di giugno.! f^7.come per fede delftampator difetto appar prefentem.Domenego del.q.Dona Can^ tor,& m.Pre ifcppoRodetla Brifciano^quali fefottofcriueranno defua pR>^ pria man. Io NicoloTartaleaBridiano affermo quanto difopra ho detto. To Agufbino Bindoni (lampatore affermo hauer riceuuta b 0>ppia della foprafctrta rer^a rilpofta da far lampare adi i3.di giugno/ioela uigtiia di fan Zuanne^prefepte liTotrofcrittite(}'imom\ Io Domenego dd q.Dona Cantor fui prefente a quato diTopra eUritto. io P.IofephR,odella^Carpenedulenfe|5rÌfciano> fui prefente a quanto d/Topra efcrftto» r» Rifpof^a eira atti Quefui. 7 ECcdletite mcflèr HiefoiiitiioCardano,9e noi mefTer Lodouico Ferraro in fine della uofhra rifpofta uoi diceri qualmente uf ho mandato conclufìoi ni.3 1 «& con certe vodrezÉiizeebaic uìafidatetepe^randotAf ut crederi con quàedi dar tmenderealilbùomini del mondo, bauer refolte le dette mie. j I •conciufione^quale già fa giomu48*che li haueti ambtdut nelle manf,& n5 haurti faputo mandarmene unafda rifoha delia qtial cofa ne fh> ^vpefatto^ maflimechedui dime! difcìpuK mene hanno refottenon fo c|uante ^Ma più forte»che(tìnnindoui di medicare alquanto la uof(ra infermità, urne hauetf caufataunakramsiggior^percheuolehdocoprìrei! uoftro errore,ouer1auo$ Ara depoqfiineaJ mondo delìion hauerfapnto fim uoi in tanto tempo rtfoU ueit afcun 01 mei Qu efiti^of diteche me mandatf anchora uoi altretante di mande^qiiafi fulmrae^moandardelleml>&mefàteauef^aproferra chefe uogijo pur ueiNie in luo£p equalmente comodo douenano giudici (bflficfen< ticomefarìapurRomalFirenze^PHà^Bologfia/hefeticontento che fac^ ciano proua cbepiu netlfoluera^a voi dellemie,o io delle voft^re^chele vo gjiochelopraciofedeponfiafrnafcudi loo.per parte liqtiall tutti fiano del Vfocitoi^ pur fecondo die ifgiudia'ordinaranno^che ve offerih' a farlo, Ma aedo diewpaiafe vno di nirfhaucra prepolb Caf^ tmpoflìbili^ouerdie tt[t non intenda ogni volta che voi non nefapefH rXbluerevn dimei voteti diele habbiaperrifoitofe jononfapno dimolirarlaPofTibitita diTua refolutfone. &che voleti cheilmedefhno di voiparimenteve intenda dichéparendome di accettare lai par(ito,che in terminedi vn mefe vi debbia daruiauilb ipeci fìcando il luogoA iltetmofiic. Qrtaa quma parte rffpondochecon quante ragiomecoftiìuKomiRiDeE^ riale vi ho^prouatoquilmenteamefhin darli Amhorì,&cafi (bprackJiiV quali intendo dadlfputarepereflèrioil prouocato»K^avoiambi dui di po> ttntia dolutavi voteti pur ai attori faruireiy&faruichea VOI rìafpetti tutte quelleparticoUritache vi ho tante volteapprobateafpettarfeame^Etper il ckeio lipoteafenzapreiaditio dà honoi ouortcufare perpiuragionijPnma perleragioni più volte detle^'oediea meftaef darh' Cau 1 & Autori fopta defli qu«f intendo da dtfpurared&nona vor^ondariamente<^ernonhauer mi dato«choraie(bIutione ad alcuno dt mei qualfgta fa dui mefì che voi amb dui li haueti temitinelle manl/Tertto per il voitro tanto m agro partito che vene douerdH pur ambiduiarrotHi^jaremia qadjihuomini che ve tene Cf>ciiflffiia0endo voi tenutici meiCafiouerÒLuefitiM U dui mefù hormai neir voftre mani A direpoi che fé io voglio verirealprefeote iti vna dt det> le.4*Oiuauantf di sudicia fét ifpefjentfa che più ne habbia refolti o voi* di mei oro di voftri die al prefenteme haueti mandati , che voteti deponere clic» cb due. I oo«quali (tano di quelchepiu nehauera rifb1ti> O che di(be> 8 riofte de htfomini tanto irtkrati ingrcco tt in Udnoi quali Openfono che li huomint de indegno non vedano tal dcfcortefia, Non di meno con tutte qucde ^oftreealcagnarìejmi doglio che iononhabbiatco^ato ne m^Ottauia noine alcuno altro qua in Venetia che habbia voluto promettere per voi tale Bctante grande offerteche voi co parole pubUcamente fate & accettarci mio depofìtOfperchealmefentevi faceuaadambt dui vna barba di (Voppa,per^ cne vi haueua ambi dui infTeme con el vo(ho deppfito polli in vntaccoA ha ueualaboccadiquelloficurAnellemiemani^|>erchiariruidi quefto ambi dui irifteme.con li huomint del mondo v( £iccio intendere come che quel me deiimo giorno che mi fur portati K detti voftri.j i «Quefitii ouerCmi'C^he fu alile i6.di giugno circa bore i a«) per mia gentilezza nanti che andafle a dormire io ne rclollf i cfenaa dc(^uiamento alcun della mia 5colajil reftante poi ditutti quelli che vi mando rafolti,iolira(cl(i la matma,&lato ddgior nofequente^perchefra giorno mebrfogna tendere al mìoeflErrdtì0>niaPche voi non vi feti voluti laSiar dal offo a deppor cofa alcunafe (o ve li relbiueua inremune de giorni i f.qua in Venetia come che iomiion offtrto con voi, Ma voleui pur che io li venelfe a rifoluere in vna di qiieNeuf «Citta da votpio poile^non vi ho voVutoponeit altra curainerentardareibbemepiUjffict ho lollicitato di componete quefh mia rem rìfpo(laj& vederCfenza palelarui di vodri cafi da merafolti per non iipaurirui )fe vi pottuatiiar a oepofitar qua in Veneba tuttequcOe voftre larghe promefledie conparote m( bauete publicamente fatte.accettando to de venire in vna di dettc.4*CItta, obenche lon certo che voi non harefH depofto vn ibldoipur non volea reftar detenta^ re»Ma h fortemia ha votuto che eghe venuto qua vnvoftrbfpione inla mia '4 accettar il vofho parti to^domente che io potefle con bel modo farmi dar prò meRaiicuraquain Yenet(a»&g^idi(iè&mofhailica(i che haueua nalblri in vn giorno e mezzo di voftri 3 1 la me mandati^ gli diflif comeche haneoa da toaftamparqueftamiaterzarìfpofhLLaqualcQCialclendo & vedendo tolfe e omiato da me& difTe voler Wghir a Melano & anchori aPauia io ^ ring^^ tiai de (iioi oainoO deportamentijiuinon refepeUculareidicoff ieparu\ &no tomopiUjS ho intcTo che e&lie venuto con d nipote de m.Ottauiano a Me^ lanOyOnae confìderandof ne Icoprendoui quel tal ranimomio^& dcUi vo^ fhica(Kche borafolti con tanta celrrita^chenori vi pòtrottrarea di^onere vn foldo/fa di quefto non menecuro mi bada a guadagnar Ihonore^ dcfurco^ noTcereat mondo ia v o(lra,&mia qualftaipereheefi/ie hormaf dui mett pafla ti che voi ambi dui non me haueri mandato fa nslbiurìone pur di VfìQ ài mei Cafl a voi propodi^ che io Colo fhvn giorno, e metMO vene habbia rafolti tanti quantfal pirlènte vi mandorafofru O voi porreftidire^me&reti a ^touMont prociarmeche babbla^era^oi^f li detti imi Quefrri con rat ct\mn, K ifpon^ (foche veloapptx)uaroin qiiefto modo,Ei detto primOj&e(econdo sforno^ ho attero ad muefUgar lareibhf Kone di ciotti voftrf Quefi tfidapoi Wftlhto <^*orinacoinponetequeOaTPtatrrjui ti(^(!a (feza defauiamèb del mio twxìth)ét(\mAmmt€.saìtTìgìomsi dcftendere in fcrithira ledette mie rerolimonÌ|CÌoe/èneti1anfpo(badU2.df^iugnq.Sfc^ alli ij. delmedemnola deial fhampatoredaftainpare^'conieperfededi quello^d; iiattriduirediinont appare h? fine ddla detta mia ri^pofla, Et in tanto 4iela feftampaaadiften lemiefblutioni. RifpofVa arca ali? QuelW/ron la refolutionc dì tutti* quelli che da RneTiirno rafblti in vn giorno e werzojknz^ interrompimento del mìo ederdtìo» I ♦ Nel Yollro primo Quefìro voi dire che eglie vn tnangolo , delquale vn di fuoi lati e lato dì vno epragono^& il fecondo laro efottopofto a du ai tati delmedeftmo,eptagono^meadtmandar{chevedimoi(»inon paflando il feftodi Eudide^qualproportione hanno fra loro tutti e trelati df detto man go)o« Ve rrfpon do che voi nonfpedficati (cauitofamen te ) che tal epragono fìa equiiaterOjOuer non equiiatero^ne fimelmente che (ìaequiangolo^ouer n5 e^ufaftgolo^e pero circa di quef^a prima parte a cai voftro Quentó reor uaWa piurifpoflecfoeche/rpoterraTifoluert in vari modt^ «Secondariamente voi allutahienremeialTativnlato del voftro a dimandato triangolo, libero, cioè fenza alcuna conditione.per ilcheftpuo determinarein vari modi^cioe potè mo far che il detto terao iato (ìa anchora lui pur vn lato dei medeflmo epta:^ gonOySe poteria elTer lòtto tendente a tre lati del detto eptagono 9 & per tan^ to dico ral voftra conclusone elfer lettgofamente propofla^perche foluendo» ia per vno di detti varii modi voipotrefVi dire che voi non ta intendetl per quel verìb^Ma non fapeti voi homini colmi di lettere qualmente Aridotlle neK/XTapitulo della lecoda parte del. g«della topica dice quefte parole fof^ male.Q,uilitigatoKe(hterrogatpraue difputar. Ma queite vomreprauita nonvogliocheviaidtanOfEtper tanto dimolti modi chefipotna dar rcTo^ lutfoneatal voftroQuefi^o vi decManroqudIoche con man parole poflb Far chtaro.Oico che propdgo vna Knea nota. 8f (opra di quella gli cortHtuf (co vn triangolo Kbcelto cioè de dui lati equali &( di tal forte che cadauno de dittf duilatiequaliiiaequateal doppio della prima Kneai& per eiter meglio intefb pogochela prima linea daquattfo mffure,8iqueftachiamaremobafL &cR cadauno deil{altrlduilati.8.nori8(cbéelriall vero,(&oendoviaii ilv<4ltodepofitoamef?^ curoqUainVenctta,&accettandodevenirea(la diiputagenctaleiin Roma^ ouerrn Firenze>ouertnPìra>ouerinfiolofl;naiécondoche a me pareri tvsof me demoi^rareti in tal fuoco tal particolartla . per via di Apollonio Peijgtfo fenza meziio di Euclidene dakro Authoiv^io Vela dimo(Viaro,per via di Èuclidefefapero/elwnpaiienria. ^ ^ . ^ 3 . EI*j*vo(ro Queiìio dice«Propa(be)due bnee, Adimandattche veuano partite cadauna di quelle taimeiite,cbeteparri ddl'una i^ano la prima 8t quar ta,8e quelle dell'altra (cano lafeeonda Stfarza di quatttù continue proporrlo nati, Verirpondoche voi douerdlipurdfrefevoleri che taf due linee pro«» pofteiiano eguale^oifer ìnequaleJlehecrcdo aftutamente taceti , dico adon^ que che Ce le dette due propone nneefanamio equale^afbi a diuidere cadau na di qudleìh due parHequali,6(1àraefrequido tal problema. Mafefa* ranno mequafe tal problema Nond(co peroche laìvo# 11 ftro problefna,ouer questo fé rilbiua precHàmente per (i me demi nipdi,per^ che altro e il trouar tra due linee datt due medie proportionale , ic altro e a Far de due lìnee ineguale proporle due tai partì chele due della maggiore fui la prima e quarta^& quelle della menorelTaia fecondai^ terra de«4«uneecon timie proportionak^ma dicocha con tai modi phificaiì con induftrta li(e pò* tra tal voirro quefìto refoluere^anchor che ita molto più laboriofo dei fopra detto deR j detti Authorì^perchein quello inoltro biiogna far della maiggior linea due parti inequalu^ritrouar fra ouelle diie Knee medie proportionale^ perluno dimodidfan dellifopra ditti Authorii&trouate che fiàno bifogna vedere fé ambe due quelle innemefono equale alla noflra linea menore > & fé per forte fuflèno equale/aria conclufo il proposto, ma fé le fuflèno menore^ Difogna tuor alquanto maggiore la menor parte della maggiore,82 fé faranno maggiore hltògM ruorla alquanto menore^Ar coli con tal modo andar nego^ tiindo,per fin a tantoché aiieiie fé affrontino (ìcome di fopra fu detto^ du biro ifai che voi me lo habbiatipropofto acauteila,con intentfone che ledue propone linee ftano equale^& non inequale^& che nelle inequale tal folutione FuflTe da voi ignorata/na non mi curo perche ve ho infignato ahchor co6 di maggior foftantia. 4* Nel 4*Queflro diceti che Vì^uuforiclleedificationi da le regole partico^ lari delle miiure.amembroper membro del edtfi^cio^Se me adimandati la re^ gola ^nerale^che in tal miuire ^fegue^ccio che dilettano al occhio , & che cfopienamente it jproui per li eifempi di Vitruufo* Quefto voftro qued^ocre do che me lo habbiati fatto credendouf de dar ad Intender alH huomtnt del mondo^ a me^voi hauerfludiato ott/mamente Vitruuio^ e(Ter in Archf^ tettura ben ifperto,rna me haueti datoa credere eflèr tutto al oppollto^percK chi non fa ben parlarc^ouer interroure deNe parti,& termini di vna «Sci entia^ Arte^ouer D ìfciplina^ EgUe da credere che in quella puoco ne lappia ouer ìn^^ tenda.Sr checliia el vero ve lo approuaro fotto breuita, Vitruuio dl.}« Capo ddfuo primo libro conchiude k parti deilaarchitetturadTer.jrCloejla Edtfl iìcationeiLa Gnomonica,^; la Machinattone ^Ar la Edificatiòne fé diulde in due partiyoucr (peciclaprima elacolocatione delle mura^ comune operein li luoobi publìci^Et quefta anchora fé di ui de in ,3 .altre (pecie delle quale vna e della de(Ferti(lone^ltra e dela Religione,|a terzae della opportunita^le fpe ciedi cadauna di que(le(bnomoltei& molto più fono If luoi piarticufaritnem bri^fii voi me adimandati nel voltro Quefitoche vedili le regole generale cH intai mifurefi ftegue accio che dilettanoai occhio &e. ft« non me dìftingueti aitramcte di ql forte de edifìcio^Per ikH fotto a tal ^iito^me fatti più de joo* qfiti* Et per tato verifpondoche vdendome pmiare tal ^i'nieritaria Cai mia ètica Stipefa che veintrara in far imprimer tal mei determinatloni con lefue conucniem€fìgure,lo veferutromolto volefitieraperlanofha Amicitiaanti qua con queHa celenta c^ a me faia poffiblki Certamente ve doueiedi pur B il 12 auergogmruiaprfponertnfquefbptrvn QueiiftO)& maffirme inpubli'to» Ma acciocheconofdari la grofTexxa vcftM)& fi voftro poco diTcorfo « ve ad^ uertiTco comedi e quefto voftro cjuarro <|uelito^&< (ìmeltnenre il» i } • oc il • i tf • &flio,&ilij.cheinqueftivoflrif€guirano,conUqtjalivi haueul iiiimagi^ n|indiconfondermi|perlamoltkudme delle particolare dimoftraKoni che vioccorrariat darut perfetta refoluhone^viconfondeuano voìmedefìmbper che£^ perforte vfhaueflfe potuti redur a ftr il veltro de|>oato>d( a venire fn vna di dette.4«GttaauantÌ8Uigiucfici,harfa voluto vedere feambidui voi eriatHafaperdarreroluKoncinfcrìttiirAataivofVri O uefìti netta ratti del tempochevehoaC(tgnatoavoipfrrifoÌttereIin)ef.}iangbrnÌ.£f.&(éper caCovoinonliiapeuattrifolueie vc4euachevoifbftitenun a perdere ducati dm per cadauno queAt0|&ch t io TefVdiTa franco co aie fé li hauefl[e rettamente rafoitf^erehenniededino voleua chefu^Tefattodime/cpercafoio non ha ueflefaputorlfoluere alcun di mtf auefttia voipropoftì nella ratta dil tempo che v/i\o temitatoicfoe^i f.gìorm\u)pra.3 1 «^cavo^Hor pefatf mole tai voitri qoefftì vi conFon deuano voi medefìnil^con vergogna 5i danno volbro^ (ì che vedetitno fé voi feti grofO.b di poco diTcorfo fti qucfta parte. f» Eh j. Quelito dlcepropoftechefiaqual fi voglia eptagono equilatero^ ma non equiangolo/iìcadimandaticheve Io partncain due partiequalicon vnalinearetta^ Aqueitoverìfpondo^cheelTendo^oacr formando il detto eptagonoiìcome quello che initgnai nella refolutione del vro primo quefito. La linea tirata dallo fuprcmo angolo alla mira del latooppofìto^cioe dtlÌM prj ma linea data,quella tal linea dluideta il detto epeagono in due parti equali> laqual linea verrà a eirerlaperpedicolaredelnoltro primo triangolo, Qti€(li vofhri Cèd certo fono molto ingentofì. 6 . NeLc.QuelIto voi dite che per meno di Euclide io ve defcriua in vno Penthagono equtlatero,& equiangolo vn Quadrato» Rifpondo che'perrifoluere vn tmproblema daiun di Angoli del dato Pcn^ thagono io tiraro vna linea perpendicolare al lato oppofito del detto ango# loylaqual perpendicolare a forciore cadere nella mira del detto lato elqualla toCper eÌrermeffliointe(b)lochiamacemobafr del penthagono , Scia detta perpendicolare la chiamaremo la perpendicolare dei Penthagono, ma per elTequir il noÌkrointenloprotraro,ouerÌlongaro infamtamente la detta per^ pendicolare del penthagono direttamente in longo fuora della bafa di eflb penthagono>S( fimilmenie vno delli dui lati del penthagono che termina^ no con la bafa del detro penthagono,per fin a tanto che quel concorra con la detta perpendicolare già protrattale^ (atto quedo fé vcderaefìfer coftituido vno triangolo dctrebtiinequali>l maggior deBi quali farà la perpendico^ lar già protratta/l lato meggiano farà quel laro già protratto^qual concorre con la detta perpendicolare^l minimo lato poi di quelb (ara el lato del pen« rhagono;che termina con quel angolo del penthagono^dal qual già fu tifata 15 i k perpendJcoIartf,8e coiìche protracflTeMchor Ultrolato del Penthagono ter minantecon la bafìi.quel concorrerà con la mtdefinia perpendicolare 1 5tnel medefimo ponto doue concorfe ancbora laltro formando vn'atrro rriìngoto equalelitnilealprimoydelliqualìduoìtrfangoli la noilra perpendicoù del pfntbuono Cgia prorratta) (ara baft communea cadauno de quelli ^ 6c da^ pofqueRonraremo la corda ptnthaoonica tendente (otto a quelan^lo do^ uè Te parte la noftra perpcndicohre ddpentbaMno>la qual corda penthaso Tuìie verm a efler la perpendicolare de ambiduilì detti noftti duoi triangola cìoeJamita di quettaftra perpendicolar dt vnoyktattra mita dilaltro de det tf triangoli]P & (ilìielmente la Area del detto quadrato^lche e facile per vigor dellaffmtlitu^ » 14 dì triangoUchein t;al ftgur^Honi & deCcrfttfoni fetnoirtranno lequil due aree ne manilmar^nno laproportion loro anchorche fia ìrratìonale. Q^uefhi ra^^ione^ouerC^uefìtoyoibhaufHcauatadaquetlaniia chein- fi.mefi voi mai fa fapeftì intendere per fin che non ve la mandai aflblta per man de dui niei Scolari^comeappar nel Q^ueflta 3 a«delmiolibiì0t cioè dalla Regola de defcriuere in vnrnangolo de tre htì inequali vn quadrato > (t che come mie Armecredeti diofFendermi^mael vi e fallato il penfiero» 7 . Nel* 7*vo(liti Que(ìto,n)e adimandati perche ragione Ptholooieo al pe nultimocapodcK/^dellaCoTmographia^ Ponga il diametro della Sphera CelenehauerproporrioneiéfciiilKertta al diametro della terra. Certo molfo mi mannrì^Iio.hauendouUante voice riprefo & apotao fi nel miolibro^comeneUenuerffpofteyVoi dilettami di proporre ad altri quello che Yoirnedeifininon intendeti & che anchora non vene pofl?ati attenere , & emendare. Dicoadunqueche fhidiando voi di voler intendere e! mio.i^, Quefito avoipropo(k>fopra a tal penultimo capo della fua Geographia, haueti trou^to tal impe dimeto p viag2Ìo.etqi pano e quafi la chiatte de inten dereit dettcì ^jnio quefito^bconofcendoui unpotenti aintendeie il fenfo di tal particolarìta,me lo haueti propofto a me^ccio ve lo dechiarìfca > ìlche me da a credere che molti altri ai veltri Quefitt a me mandati liano dk voi ìfi^ra^j^Etperfar conoicere cheel fia la verità tutto quello che di fopra ho oetto, ciot chefblamenteai pitiente haueri pofto cura a (Indiare tal opera di Ptbolomeo,(perintendere1imetQ.ue(ìtia voipropoftifopra quella) ve lo approuoperquefto euidentefegnotche voi non haueri iàputo in tal yoftro. Quelito ifprimere il nome di tatopera di Ptotomeo,perche voi la chiamati laCofmofiraphia di Ptoiomeo^amemiparechefegli dica y&iia la Gto^ gpphia di Ptholomeo^Circa che voi ignorati 11 fenfo <^ talpalTo^veloap^ prouo m quefb modo^he non fobmente ignoratili fenfo ,ma anchora errari nel farla coftrutione,Dilche ne fto (hipefarto^cioeche dui tali huomioi coU mi de lettere grece^&btine>b che non facciati dtftinrione tra Cofmograpbia fl^Geographia^&cbefìmilmentenon làppiatiiàr faretra coftrutione a que^ fte«3o parole(ataie«Q^uumigiturpanilleltimquiperfyenemfcrìbitur tnter e.&«a-po(ìttonemhabere oporteat;(ìtautem rario drconferentie/)U£eftapa ralleloperfyenem^dequino^ialem^dguadrantemyquatuor fere ad ouin^ dedm^Dimidif autem.e.p.ad.ea. eorundem ferequahior ad vigintl feiqmV tertia erit.8t eaJinr^quc excentrumterr^exir.Erfelnon fulfe che quelle fo^ noquali lachiaue darvtoluete tal mio Q^uedto a voi propofto ^ vi apririaU menteiai]uelVoCperhonormio)perchevelho aperta anchora in altre cole di maggior importanriaima perai prefente voglio che lointerpretati davo ftrapofta» \ g. Lo. a. voilfO Quelito dfce^cheiopra a qua! lì voglia retta linea, vi fàccia Vno Triangolo lì amdJciòiiato,chehabbia bngolooppofitoaìktta linea ift ec{Lial a qua! (ì voglia angolónettiBMO atttgnatD»8( chela ptopórrione de det talineanvn dilati da come di qual (Svoglia de dueretteKneeiffìgj[nite»8tcti in ogni cafo cheiìa impoflibile che debbia dimoftrare la itiipoffibiKta# A voiereflequirvn talproblema^dicochefevoiretfcheiaproportione ddia darà linea ,auun dilati del trìangolochefe hauera da defcnoere^comecK della linea menore alla maggiore in tal c$(o di hina di quelle due linerebe ed tiene et dato angolo , el Une die tagliarne vna parte equale alla detta niag<» fiorCdete due date) talmente che tBlpartetermininel angolo dgtofit{oiptà Itts iftttmita di talitnea partialè vi fé debbe defcrliicre vn cerchio fecondo la quantità d^nienor linea dele due date/lqual cerchio feper caio el non potefTefegare^uer locare laltraKnea conbnente langoio Cprottatta quella direttamente in longo)1ària iiripoISbile a eflfequire tal problema^ Mafe c|uel lofeg^ra la detta linea,bi fegaia in dui (uc;gHi%ouerpoDti ondedi (una di det re ùitet<écattone quala me pare^rando vna linea al centro del detto cerchio farà formato vnotriangolo^che la baia 6ppafita al chtoangoloalunodiiiioi lati hauera quella mea%ma pnoportione dellenoftre due date lihee Cpéiche fono quelle medeftme)Dapoi ddcriuendone vraltro triangploiimile « 8t (i^ mdmente pofto per la .io. det fedo di Hudfdefopia afla data lhiea.(ara efG^ c^uidoil noftroptoblema,8efel detto ceidiio toccale folamente la detta Ima tirando vnalinea dal ponto del contatto al centro del detto ceidiiò» &ptoce dcif poi come per auanti il medeiiniofeofreruaria quando fé voleflTe che h. proportione della lineadata al lato deltttangolofitit comeche edala Imea^ mag^fore alla men ore,eccettochei fi procedara ai contrario > Celo cerchio fé dtfcriuera fecondo la quantità della Imea maggiorei&quela focdoise fègaCa ' Taltra Itneacominentetangoloinvnpontofolo^elreftotipeìKede 8t 8( fianofe^uentf ,8c quello di modo^chelt dui^acii,da tìkfic dalia linea retta contenuti>fiano eguali inlieme. Verifpondocheperrifoluere vntal problema io trouaro prima tre linee rer te «nequalf^&dital condftione che la maggiore di queir éb meggiana^ln pottntia habbia proportfonefcfquiaitera^urla detutineameggtana aìlaraU nima in potentia habbiaproportion duppfa^nìrouate queibe^j •lìhceìode Icriuo vncerthio fecondo la quantità della maggiore^Se descritto oueHo^di dentro del medeflmo ione defcriuo vnaltro/econdo b quantità della linea meggiana talmentechefia continente con el primo dalla parte di dentró^tc fatto quello di dentro di quefto fecondo Cerchio meggiano^ne defcritto vnaltro fecondo la quantità della mia lineamenore talmente che (la contine gentecon lialtridui in elmedeiìmoponto»8cfiittoqueftoft vedara eflercau ti duf fpaciì fupcrficialf qtiaA in fwmadiduc lune^doeiuno fra la circon^ 22 • tJConargumnh'MdtheinaHci Euclldiani alcune (uè opinioni quandoché vn fìume condiicefle vna parte di uualche ooffcfRoM in vn'altro liioco,tanié per quefto ci non fi intende che Baldo fi a Aurhoreche tratti delle Mathcma Hce.b cofi quando che io vi propone(Te vn Quefito fopra a tal particolarità diBaldo yoi ponevi riipondere parendouI/&fenza infamia) voi non ha^ uf r vifto Baldo^perche non fatiptofetli'one di Legge ^ma fofamente ddle Mathematice,& delli Authori che trattano di quelle^E per tanto dico che il cnedefimo potrìa rifponderui anchoraio fenza mia infanriia^on diroeno an^ chor che a tal particolarità mai vi ponefle curafaluo che al prefente «non vo^ glio reflar de diruiil mio parere fotto breuira.Dico adilque che in U\ voiho duetto non vi trouoaltro che vna diffifculta, cioè doue dice , huius autem particole interualloadumpto^a inde habebatur numeri ad numerumin ter minis comparatio^queeft- Inter ducentos quinquaginta (exfiù ducentos qua dri^inta tne5,perche nel reftante per Io effempio ai numeripoflri m margine a me parcofa chiara cioè doue dfce.Et quella partitione futalechenelprìnci pio tolfe vna parte del vmuerro^&la feconda parte la tolfe doppia alla prima & che dapoi tolfe la rerza parte fefquialtera alla feconda &treppfaalla prima 8^ da poi tolfe laquarta doppia alla feconda,&dapoitolfela quinta treppta alla ter/a^Et da poi tolfelaieihi ottupla allapnma«vltimamente tolfe la (etti ma^b qualeeccede(?elaprimapeni6.lequalfettepartiftarianoT queftomo do.i .2 .).4.9.g.27.fra laprima&ia fecondapartevi eilDiapafon,&frala feconda&terza vi elaDiapente^&fralaterzabU quarta vi eilDiateiferon A(fraÌaquJnia^&lafe(lavievntono.lafettimac|ual enumero cubodqual numetx) cubo e equalea tutte quellealtrefei partii&queftopermia opinione non e fenzami(terio,maperche non voglio vfcir del propofito^ne delle cofe certe intrarin le litigofe/al mia opinione la voglio tacere. E t dapoi quello diceche quello reimpi li fpacti duppii&trepii^per ilchein figura (membra no le dettefèttepartl ih forma angulare ponendo nella fornita la ynita^ & da vna banda vi hanno ponili href termini pari in corìnua proportiondlita dop pia in €|uaflt) modo, i . x .4-s iif da Ultra banda li dtfparì in continua propor tionalita tr^piain fuetto modo, i .3 .^.z/^cioe togliendolo fuora ciel pri^^ moordine^Etqueftìtaifpaciivnaltra volta quelle per tfpofition del tefto li affettano in quefto modo,trouanoaltri*4.termihi in continua proportiona> lìta doppia cominzandodal.6.in queOo modo.6. 1 i.24.4}.valtritanti in continua proportionalitatreppiainque(homodoi6j 8.5ÌJ 6iMfnofj\i dui di quelli termini doppivi pongono duimedÌ,lunoinfefquitertia con el primojaltro in fefquiottaua con el fecondo Jaitro chefia pur in fefquitertia con el terzo ,6cco(i fanno frali altri.tal che formano que(lopn;gr€ri?uo ordì nei^.8*^-i ^«1 6.Ì 8.24.jii.3tf.48.&fraognidui di quelli termini treppii viaife^anopur dui mediUuno in fefquialtera con el.6.primo^8cÌaltit>mfe^ f & acco^ modare quelli dui timpani di ramo luno fido & fermo & pianoilaltro alquan to incauato &piu picoio di laìtro^macongionto nel centn3Con el primo ^co vn pirone detto mafchio,^ vna canula detta femina^talmente che (ia girabi^ le con vna lenguettanel orio^qualene dimoftri il grado de giorno in giorno 8cdetnefeinmefenelltfegni&gradigiadrfcrittt nella fupraabon dante cir^ conferentia del primo timpano^cioe del fifTo^con quel bucco fatto in luno e bitro timpano ^el deltimpanoflflbi^afèmprea derìmpetto dellanóftra ca netlettadi oro ouer gemmaiqualmandalacqua nel vafedoue equel fchapho Pcdoaiouer Timpano che fé ioal zjlJìl fa girarla rotta per mezzo di quel (àc» cheitodifabbioneauobatoconvnacadenedaatonioalaflTs della rota gira- bile^Ma il bucco fatto nel timpano girabile dante ilfoi in primo grado di Ca pncomoali prefenti tempi,tal bucco fé con du rria a derimp ett o di q uell o del timpano fiflbqual eaderim^to della canella di oro^e perolacqua condutta nelcaftetloicorrerfa per quet.^.bucciO'n retta lineapom)piu velode che in oginidtiapofitionedie fufle voltato il bucco di timpano girabile^ pero fcor rendo più prtflo lacqua Ji^iu pretto farà inalzarli icapho^& confequentemen tefaravoltarlarotachedimoftralehoreye pero lenoie farannopiu breue perchequefti talihonblogfmodranolehonetemporaleyqu^Jefoiio inequale^ & non qudte che coftumamo al p refente,& per tardigar gradatamente il cor lo di tal acqua,!! va di giorno in giorno difcolEindo il bucco del detto tlm^ 18 pana mobile per vn grado dal bucce de lakro rimpaaOype r mezro dt quella lengueUa del timpano gìrabiie^nelli gradi bfegni deferirti nel orlo del tttn' panoftAo^talmentechereduttoilbucco del timpano gir:ioIle nella fuprema partie^ioeflandoilfoj incancerlacquaverraa vlcirepiti tarda che In ogni al tra pofìtìone^e pero la rota fé vòltara più tardante le bore iaratio pf u I onghe 8( queito voglio vi baflri. 1 1 « Nel. 1 1 .Quefito^dite^datoche (ia vnfettoi^^iSt vn cerchio maggiore di quello di léttoreJSe a dimandati che ve fia tagliato ftior del detto cetchto mag giorevnafupernae^contenum dadue1ineerette&equtdi(Vante98cda duoi arche di cerchio qualfupeifkieiia equale al lettore* Rirpondochecautlofamenrevoinondlftinguetidiqual cerchio voleri che fiànolìl duiarchi^checontenerannoladettawperficiede linee equidi(bnbe> cioè de!magg^ore,ouerde1fettDre^eperoiofntendarodedai aithidel Cer# chio del (ettore.Per efTequtre adunque quello tal problema,! o tirarola corda fottoalarco del (ettore^& dal centro del dettocerchio^Hniiovna linea per^ pendiootarefopra a quella,&quella tal perpendicolare laalioi^aio perfinal arto de! fettore^perilchequeNa vena a diutder^la corda ,Qerarco dd fettone in due parti equaU,anchora fotte a cadauno di quelli duf archetti Onita deV' arco del fettone) gli tiraro bfua cordasse fatto quefto fé vedara il detto (etto re efTerfinembraco^ouerdiuifoinlel parti^doe &i dui archetti eguali^fdui trvangòlettt eguali&rettangoli^eypotuniìflredelunoelakrode quéDi verni aelTerelecordedj duiarchetti,blndui altri triangoli rettangoli maggiori delliquaK le duelineeconrinentelangolo retto Itf narrala m?& delia corda del fé ttore|laIrro (arala perpendicolareche vien dal centro fopra la detta cor da detlettore^horde que(H dui triangoli maggiori/iefàcdo vno parallelo^ grcTmorettangolofopralaperpendicolare^t^chelalonghezza dt quetlofìa la medefìma perpendicobre,Se che la larghezza ila fimelmente lami tade del lacordadelarcodelfertore^fleperchelamittadedetla detta corda dd arco delfettoreeanchoralato delunor'aitno delti duitriangolettireriangolt\per ilche luno di detti triangoletri yenba a elIerapDogiato nel vn di capi del no (Irò parallelogrammo^aoefértpoflrarafopta la larghezza di quello a modo dun contraf ' * ouer barbacano,onde da labro capo del detto paraHebgra^ mo g)i coditueru vnaltro trìangoletlo ilrrale &equal a quello^ & (imelmente poibo^Sc fatto aatùo hauero formatovna ftgura quadrangola^non rettango la contenuta primamente da due liheeequidifi'ante inequaie, la menore ddle qualii cioè la fuprema (ara equale alb noftra perpendicolare , & la maggiore faracompoftadaVamedefimaperpendicolare^&dedueiagittedel arco del fettore dati di dui triangoletti) Mi altri dui lati di detta figura quadrangola^ cadauno de loro farà equale alb]rpohmif(Ià di dui trìangoletri^cioe alla cor^ da di dui archetti^tc quella tal ftgura quadribtera alcuni la chiamano capo tagltatOyhor dicoche quella tal ftgura infiemecon li dui archetri farà equale i9 al nofhofettore^hor tirando vna diagonale in quefta tal figura ^quella farà dì uifa in dui triangoli ineguaii,el maggioreferìpoflarafopra la linea maggior reyMomenoreconuerfo moQoferipoflatafopraUiuprema linea nienor)& elmenorlato decadauno di quefK dui triangoli, faranno equali alla corda de lun o di du i archetti del fettore^&per tanto nel noflro maggior cerchio gli coatfaremaviia lineetta equale allacorda de luno delti duiarchetti del (erro re«& (opra quella gli coltitueremo yno triangolo equat,fier?miìe almenore (felli dui^ditti difopra,& dall'angolofupretno di quello tirarovna lincaequi dittante alla Tua bafaiCcioea quella lineetta già coaptan nel dctfo Cerchio maggiore , dtallongaro la detta ediouiftante da funa,& Ultra banda per tìn che (èghi bdrconferentfa dei detto Cerchio, & da luno di dui ponti doue che quella (egara la detta cirtonferemia^ib tiiaro duelineerttte aHe duei(he mita deibnodra lineetta bau dei detto triangolo con le qua! due linee fera formatovn'altro mangoloepuale ai primo, per efTer luno e Urto de qudli (opra vna medeiima ba(a,& fra Hneeequidà(anie»& quefto(econ dot rialto lo terminara conta vertice nella circonferentia del detto maggior ceithio^ hor da quel medefimo trnnine^ouer ponto fia coaptata vn^aitHiìfieetta pur equaleMa corda de luno di duiarchetti delfettore,procededo verlòlacnag gl'or portione del detto cerchio^ft dairaitra ifhemtta dt queHa alla, iftremtta dell'altra lineetta a quella oppofira Cbafa del primo trogolo) tiravo ToaKnea retta^& co(ì tirata quella hatiero formato vn triangolocontiguo all'alnro > & quefto vltimo Cara eguale a maggiore del nol^ro primo quadrariMlo , Secoli quelli dui triangoli contigui baueranno formato vn'altro qiiadiigolo, equa leal quadrangolo formatonel cerchio del fettore, £t cadauno ddli dui lati menori di quefh) fecondo quadrangolo farà esualeaHuna & alaltra corda delli dui archetti del fettoit/eadunquefopta Rino e laltro di detti dui iati menori.con el medemo compaiTo che defcriuera d cerchio dtlfèttore«g|ff di^ fcrìueremovno archetto, tal fìguracolTcompoftaianrequalealdaio Kttort, 0Cfara contenuta da due! inee ediqutflante,& da dui archi de teichiO|Che e il ptop olito* 11. E^l. 1 1 .voRro Queflco dice.Prapoitedue'littee inequafftft adimandati che ve partiTca cadauna di quelle in^kie ral parti chele minore parti fiano egualità famaggiorpart dur M hr il voftro depofito^ a venine in vm delle dette.4.drra auantt ài giù dici haria voluto veder fé voi ecaui co(ì grandi huomini che me li haucftt pò hito darperfotarefolutjoninlcrittoala ratta del tempoa voi afiìonatoal^ tramcnte me barefti pagato duc.2..bio&ia refhito firancocomeleto hauef^ fé rettamente rafolto^petchea quello partito meofferiua di fotto g^re an- choia io come neUa mia rìfpcfta appare. 14» fM.i4«(XLi<Ìilomeadiniandatie|modo,davnponiDdato^fora dun tfiagoloptopoftoafapertiiarvnaitneachetagliilterzodel triangolo ver (blaponta^ ElmododafàlliMequeftolaip^oblema3^altrifimil^ Frate Luca dal Borgo vebih(q^acaiet.j7.ddtiattarodigeometria^veroe€(ieintalluoco mo ftraadiuiderevndatD Triangolo ifiduepardequali da vna linea tirata da vn ponto datoltiora delTriangolo.&coff contai fue regole lepuo tuor an^ dioia d terxotlc d quarto^mft perche voi potrcfti dubitare che (o foriif m>n intende^ tat àioppeiaieper eiTeroe akuneiue conclusone nd ^^ E per tanto dìo» che la m^ior (ila conduiìone da dim<^^ moi^ranechelalinca d kt.diuida il detto fuo triangolo in due parti eguali^ laquaiooCiveladimoftraroibttobifuih,fopra(amedefima fua figura. Dicoadunquepercheildiiltodi.ri*Hi«tb.fa tanto quamo.stb.in.bùdal pitlìippofito» A dunque^fi cornea t.al b i.cofiiara zb.al b t. 8e per oon^ «ionia piopQltionayta ^ coli farà tutto t b. al b i. come turco z t. al b ti \ perla teiia del firftodiEudidirn come x r.al bt. colibrì zd« al bk.& peraic tfa.al b i;ecome % t.al t b.laraancbora come d t.al b k.adun^ que ficame X d.al bk^cofiiàra b t.al bi.lt ducendo bk.in bt« faratan to come zd. jn b L b b i. dutto in z d. fa lamita de a b. in b e^ilunq«e el dutto de b k. in b t. Calamita de a b. in b £.cbee il piopoMoV 21 !/• Nel. itf,Q,uefltoadimanclari che con ci minor numm) di fphere che rìdpofftbilelequalcfaccìano ilfuo moro perfetto fopra ti fuot poU ^&chc vi fatua il moto della g^ fpera fecondo Alfonfo non paiten^u daipiìncìpfi ddif AfVrotogi. AquffVo venrpondoquelloniedennioche vi rifpoftfopra el4.&fopra cU j i .voftro Quelito per abbreuiar rcritrura. 1 6 . Nel I y.vottro Q|iefito me adimandati che vi facda dfég* due Ulpaitt che II produtro delfuna in lattra multiplicato nelfalor diflerrentia faceta più chefiofiìbel (fa* Verifpondo chela maggior parie fu 4 più ifs-jr 8^lamenore fu.4.m? V- ^"t > ^' produtto e 1 o |- , qua! maltiplicato nella dfflTerentia che e ^ lì-^ìaif 24^3 -Y^iicqw^ e dffrutti deifanoftra pianta con liquati p? fauatt di farmi guerra,ma el vi e fallato il pensiero» 17. Nel*i géQiiento^meadtmandatichevedfmofttalafefbdel primo di Eudide oflenfìuamenre. Ve rKpontloche per dimoftrare talfefla (iropofitione oftenftuamente , arca a tal Triangolo per la quinta del quatto circonfcriuero vno Cerchio^&'fatto Sjuef^o per la.i ^*dmodoj6.i S-S4-1 6i.&f fra ogpi dui di queUi termini doppivi pongono dutmed(,tunoin.(efqpitertia con el pritnojaltroinfefquiottaua con el fecondo Jaltroche(ia pur in fefauitertia con el terzo fic cod fanno fra li altrj.tal che formano quedo pn;greiffiio ordì nei^-St^.i z.i 6.1 8.24.j[i.3tf.4g.&fra ogni dui di quelli termini treppii viaiTetfanopur dui mediUuno in fefquialtera con el.6.primo^8c.ialtR>infe^ fqui6ertia conelfecondo.wche il quarto (iapurinferqttbltera con el terzo. 25 flccof^fanno Fra turriti altri tabnfflre che forinano quello progrelTìuo ordi^ nf.f.^.u.i8.27jtf./4.Si.ios.i^L.lt quali dui ordeninon par che fé accordanoronelfoprarcntio.^fferodfPlatone, perche non vi iitrouaintal e0empioadimandatichepartifca qual (ì voglia lìnea ptopofla talmente perWadi Euclide cheil cubo di tutfa a i cubi dette patri habbià pnoportion tripla* RiipondocheperriCofuer quefiotafprobfemafemprefarodr quella tal II^ neadueial parti inequale^talmentechela maggior (la doppia atlamenore^ cioe,chelateria parte di quella (ara lamenore^li^lo reiìduo lana la tnaggiote cbeeif propolito. 1 1 . Nel.i /.Quelito adimandatf la dfmolhatlonegeometnca clie le 1lie|le del refenelU allrolabt facciano lo effetto che fanno nella fphera. A quello verirpondo quello medeffmo che vf ho riTpotlofoprael vo(fara.4 • !^«i3.'Quefin>. a2« Ncri9.DitecheVihrumoallibm.^.ai Capo.g.infeMaafFar Kanalem ma.dalqualdicefipuoformareognlfortedehoroIogiroTari^Addtmanda^ Hcbelecondotalanaiemma vi formi doi H orologi ortzontali aSaPofitla^ nediVine;^ÌaiVnoperconofcerp,|horpquale hoggidi Yfiamo:8claÌ(roper conofcereinorede Romani delle quali parla Vitruuio^&qudlo per demo« fbratione Geomef rìca. Certo meflTer Hieronimo non poteri negareche quelli queliti noa fiauio (lati anotati\& fcrìtti ordinatamence di voftratnanojpeithc in anotar queSi haue ti tìSerMto quel medeflmo ordine^che tenutahauerlnella vollra. pratica di Anthmetica«perchedetreQuefiti<}uainit&tiropra di VerruuÌc^quaido« uerìano eflérpofHcorifequentemcnteluHO drietoalaltro or^JÌmaNmentc .& VPi nehaueti po(h) vno i.iieuantejlaltro lo haueti affettato in garbino^&lal^ trofracfamontana^e mailbo^mapiuche prima mehauetr propolto quelfo^ prael Capo nonOfflf da poi quetfopta d Capo^g-Hor tornando ai propofT tOfdico chela prabVadcelTequir^eltoC^elito^&altriiimlb',^^ neìfuo terzo liotocom'mxandoa carte, lo^.pernnacarte.i i /.ottimamen^ 24 te la decfaiara infÌ£ura/i delti h oxizonUìi comt di murali; vero echeUscodo cheluiìn uiìuoco toì la elleaationeckl polo artico per Nuremberge gradì» 4 j .volendolo noi fare al (ito di Venetìaibrfognana hior tal elle uatione fola^ mente gradi.4y .cioè alla mita della circo ferentia del tal fuo c^uadrate.a b e. tnponto.d. k cofi tirar M linea, d a- bla perpendicola. d e. & fimelmentela perpen dicolar, e f. &cofi con vn triangolo di (egno.ouer di Ramefknik al detto trìanffolo .a d e. con la fua perpen dicolare, t r nella carta feguente vi dimofha efmodo di coftituirea tal dleuatione vno horolog/o horizdta1e|& vnomuratecon£ranfacilita,chepernon(tarafarfiguraaqueHuoco vi ri^ metto^ma c^mao voi hauefli depodlato q/aa in Venetiaalmen tanto ^uan^ ro importarla (a fpefa delle dette figure ii della (lampa.piu abondantemente &parrìcolarnienrevehaueriafdti$Fatto.5evoletimo(a rpeculatiua demo^ (Intione di queftefortepratiche dehorologiifìhorizonta!i/omeMuralì|& anchorala pratfca,SebaftianoMu(teronioito dottamente fr abondantemen tela dechiara^chefe voi non lo haueti vi(h)toletilo &ftudiatilo,chenel pri apio trouareti qualmente tutta la theorica dequelliyecauata daqueOi.j «cer chiiprincipaliyCioedalEqumoclialequal de dignità antecede a tutti li altri dal h orJ2onte,& dal Cerchio che tratittffeper zenit dei no(ht> capo.& da • ii . cerchii che tranfifcono perii dui polì,articò;& antartico» quali diuidonolo equinoziale in.x4.parti equale>cioe per gradi, i f. luno drdante dalaltro^ & coiìcontalfpeculatlonefeaproua e dimodra tutte quelle particolarità che nella pratica &coftrutione ai ditti horolo^i,fìharì2ontJi, come murali oc^ corre^&quefto voglio (labaftante^perche altramente a me faria neceflarìo a far vn volume. 2 4» Nel. 1 i9 Voi diceti che ve defcriua in va triangolo equilateroyn pen tagonoequilatero.&equiangototalmenteche vaiato del pentha^ono (ìa parte d'unlatodeftrìangoiOy&doidelUangoU tocchino doi di lati, & che dapoi io vi dimoiirra la proportione de luno alaltro. Ve rifpondocheperrìioluere quello problema, prima io defcriuero vno Penthagono equilatero &equiangoIo,diche grandezza meparera » Si circa di queifógli defcriuero vno triangolo che faccia lo effetto che voi adtraanda ti con el detto penthagonO|Et per defcriuer queiho tal Triangolo io tiro la corda Pen thagonira nel detto pei:bagono,fcibpradi quella oli deTcriuo vn Trìanj^olo equilatero, verfo (a banda delfangolo fupremo dd penthaEono, doueiotto mi de lacorda pentagonicai& dapoi piotraholi duilatt deider^ to Triangolo in infinito verfo la parte della bafa del penthagono; cioè di quellato delpenthagono^qualeoppotìto al angolo dove fotto tende lacor^ da pentfaagonica^el qua! lato del penthagono io io protrah o ouer allofigo da luna e (altra banda per fin a tanto che concorra eoo (un efdtro di dui latf del Triangolo già pR>tratrr^& fatto quefto fé vederaefler formato vnoirjan^o;^ loequilatero qual hauera infcritto elnoftro penthagono fitcoJo le codi noni da VOI 25 Ogni Aéto trmgo\ó «{Uifatefo/siMpolTo infirrittergfi vno peoth^ono con lrmeiff0iiiecondicfom,&pfrfarioJiodìuidero(unoeUtrodi Tuoi dui lati (aferaIi>rdporriomlroente(Fcomef}trouarAdrla baia del datorrianeolomrrr (vii patti come fé rrouaraéflerdiuira la bafa delfalrro triangolo ddla baia dellalrro penthago^ noficdàhiìOic dallaitrodi duiponridiujdenrimidia/o tiraroaiunaBrar/al tra lihemiraddblfnaa^OTprerentamela Corda dd noftio reccrcsto pentha* goQO j vn linea retra,& ^atto qtieftofì vederaeiler IMcri^tD nel detto tiiango le vn penthagono con fecondirionladf raancbte^qual feprouaraeiKrr ronile allaltro nofbo qiial timni^Btetofic equjangofo^veto echepermolirairre vfe fé poriia concluder? tal problemaimapereiierqudlalapriniia che mi eoo^ cominmenAf^queib vlhoanotataivoiendonioiaperepernumerichepio^ portkmelTah-ael detto rnaDgol«ili;jl detto Pcnthagonoeg/iecofa facileper chefupponeodo il lato dei Perfiagono che numero ne piacei& quadrar quei ioperfordinefuo^iìmelmenr^jnueiligaiela quantità di Iati U fuperhde del triangoio^Hclie e facile^&fapnoportionedel noiho triai^oloal oettopf thagonólata (itomela quantità deilafuafuperfìcie^a quantità ddfa (iiper fide del penthagooojtaqu^cofii per non eflTerui dentro arte ma folamente fatta pretermettòper abreuiarfcriteura^ tanto più che quella la ho rlfolta eflfendo quali per tìrarft la vltima carra di quelbeiefolution alla lhunpa,onde per imeiponeruianchorqueib fui sfòraatoaviàrbreuifii accio non me re^ Aaffisncleniani^ if4 NeK30»QueftomeadimafldatiièIa vnitaenumero^ouernOt VenV fpondoprfmapermoftrarchefappiamiocoRtoche a diRftiire qijefta coia nanfe a^pettaariMathenurkOimaalMethaRìitoquai difputate dimotlra It principi! dica daunafeientia^serilche io bpotria ricufare comecofano per tinenteal Nfathetnatico,nondinieno.ancIiorchefocredacheral parricoiarf taiìa da VOI ambidttiignorata.non voglio pero rellare de delucidami ofxt^ (lo pafTo perche vi bo anchor fcopcrtoCcome più volte ho detto )coÌe di maggiar iiiiponantìa.Dtcoadonqueclìeia detta vnita e numero inpotentia manon in atto^&non (blamente la enumem inpotenh*a«ma anchora la e co nomoàra ttadmeBaTtutrelefpede denumeri dequaicheperfettione^coRie capo eprihcipe dicadauna de dettefpecie« t6« Nd.|u&vltimovo(hoQue(}tD,diceriche Arilloteleal rerzo della MeiÌieora.fa vnaOemoftrationeTjeometrica dekide da pochi thtefai& me adtmandab'chevedechiarielfuoandareiinalfineyrìducendo il proposto aconduOoneper via di Euclide. 26 A que/hinon intendo per dì prefetite cfamti àktantpofk^p^effercofk fuora di propofìtoJU tanto pittcbel^ibreuita del lempo nm mei conciede^mafli' me che voi non me amgmri il iuoco pattfcobre doue fiatai demcftrarione^ Horni.H]en>mmO|&voinfi.LodoufCDyVt 6220 intendere^cheO bene io non horitroiiatoquain Venetfa perfonache habbf'a voluto prometter per voi tante voflre grande offerte chemi hauete publkamente fatte, ne accettar Hniio depoffto^el nonreftaperoche. voi TionflatCtemitiaperdere tanto qua to publfcamentehaueri promeflfo dt volerperdere,ouerdepofiUre> circa alli Queliti ciie voi mi haueti mandali depotentta aflbluta^contraa ogpt ragion ne,doe fcudi^ioo.li quii vicontentaui che tutti fuflfeno del vendtore , e joe di quello che più Quefiti bauerarafold^o voi di meljO io dì voftri,lt quali vo ftri Qu^tiper chiarirai io li rolft Cienza preiudicto deRe mie ragiom*) an^ chor che a ciò non fuflTe tenuto,8cde quelli ne ho rafolti in vn giorno e me z^ 20 tanti quanti di fopra h auetf vitto eccetto«3 . (per non diT bugia)li quali ho nfoUinel tempo chefeftaropauaÌeprìmerefolurioni»& veli ho interpofti^ Et effendo horamai dotmeu che haueri limai nelle mani,8enon hauendome- ne mandatola refblutionpur di vnofolo,fenza dubfaio^andan detiene io io lameteJarerolutione di vnfolodivofhi^ioreftarìa vincitore lìdifcudi^ioo* come delhonore^fiffecon larefohitiondivno ioreftariavindtore^tato mag gformenterefbo vincitore,mandandouelarerolutionede tanti quanti di (o^ pra ho anotati Ji fatti co tal celerità, e peroie nff voleri mancare déRa pjcola, ouer promeflfa voftra mandatimeli dettiicudi.ioo, quali de ragione haueti perfi,& mandan domeli Ccome non credo) fa tisfaro el lator deqyeUt cortefa^ men teiNonaaltro.Recomandatime a quel voftro fpione^ dit ili ch*io lo ho annotato fui mio memoriale«on quella fua regione qualmedrfle elTerli Hata èata aRimine^ma dapoiho comprefo quella el?ervoftra farina per caufa de alcum* altri Quefiti qual me fece fopra li Capituh' de cenft, e cubi^eqaii a numero.perra(larme,ii chemi hà^tto non fo|amentefuQ>ettar^maccedere che vao di voi ^^ato qua in Venetia incognito con lui i perche cognobbi lui non efler tale che perfemedeittnoiì haueflfe iapiito aduertiredi alcune particolarità che per volerò mezzo fu aduertitp» La ragion qual difleeffèrìi fhita data a Rimine eqfla^& diflenolaperiafarf • Tre ranno compagnia^el primo mettepiif del fecondo laterraparte dettero 20i&(o fecondo milTe più del tenola terza parte delli danari del primo, Bl terzo mifle più del primOilacerMparte del fecondo 9c io.piu,fe adimanda cbemiiTecadauno.Ma quando lui vidi che io meeraauorto dellafua^o per dirmeglio voflra cautelia^ouer coftumeaiitiquo^ui dilTe hauer errato in dir me detta raeione,fi che con tutte quefte vof^recauilationi vihoredutti ipar te dou e deflderaua,ma mi duol del depofito che me da (cappato delie tnanii abenchefo che voi mai hauefti animo di voler depoiltar vn foldo iàhxi che de parole perche iempre ho vifto il centro di voftrì cuorì^puripeiaua di tra^ 27 pobruf con bel modob im fir ef pfi^er mV aiKlato fUI Ito h qu a^ ro^i contento ddPhonoK. Anchora vi auiib Qualmente da poi flampatis le foprafcritte mie refolutio ni h# rfrrouato il modo darefoluereil voftro terzo Q^uefito con modi mathe niatki>cioepn^ofte due rette linee a partir ciaicuna di quelle tatmente che le parti df luna nano la prima|ftr quarta^b quellede laltra flano la iéconda 8ù terza di quatro continue proportionale Af lo fazM in quello modo treppio la menor lineasse quel treppiato gli aggiongola maggior lineai 8c dapoi trouo vna altra Unea in continua proportionalita al detto congi onto^ft alla menor li iita,8ccofi lo rettangolo contenuto fotto di quefta terza linea t Se lanoltra me norr farà equale al outto della p* nella 4*' ouer deUafecondandaterza^onde CirbfX s^Kdlo del nolho Euclide fé eiTequira il propofito tnlunaelaltra Fufenita da5tamparfolamenreaHi.^.dfLuio,perefrer(latemoke fefie^ & il medeino giorno fu conflato alla ftantia dem.Ottauiano Scotto da niandarue^prefente m^Dominico del.q^Dona Cantor» OGNI DVBBIOSO IL PARANG0N FA CERTO. Wt AfRtFE>L^bO IV. E/kr Nùolò TdrtAgtìi, cerne dfp4re per fullico infixomtntcii uoftrà com ìmifiiantmìfuprefitntàtdìd uo^trà terza rijfyofté atHuìnMìo di tngìio^ Nelld cb'io uoglio óttcorà fi pò: ri^ii^nro del uofkrohautte ddh> in publico . Io ùitendo j€mprf(come pen/o dn« cor ujì jilfiider6)cbe tum i de^^i libri s'hAhìAtio da alare fr4 noi,come turriti por tate insleccato/iu/tfnofMtutt' i o)m\>4ìtet\ti^cìoè^che f\ cofneuoxjoprn d'epìlu bri d4 uoi eleni mi proporrete letìoni» Joàìtretih ne propaghi a uor,<3r co/i ^ome ilei proporrete (\uefiti n me , Io aitrettanh ne po^^i proporre a uoi li^ infommà cjgiii coja iuài d uicendd • Circ4 alla depo/itione de i danari ^cofi de^ìi fca^- di 100 pertinenti 4 jiejihcomede iooperrinenKaiUjbpraderraparh>a«Vi dtro,rbe non i la più beila/lcur^a,uratnoit addiicoaltreraiionijbprdciò,percbeybnocbiarij?imeariitti» qiianh)^! laperjoini in man di cui fi debbe/are il depo/iro,m hiurei nominato duoi/)utr|tre no biU mercatante per cìajcuna delle quattro cittatiikT dcciochefofiù dì (juejìo non com mincìdfte una nuova lite Jorimetto a uoi^pur cbe/ia huomo ddfdr ditta di bdco,è apro bato dd gif Mercatati jcritri/iccio che ad cigni uolere dil uencicore, Jatta la dij|put4yy} pojSinoieuarg/ìdanarijen;Cddimofa»lltenipodeIla depojitione rimetto auoi\piir e he no fdfiidoi me/i dopo U riceiiutM di «^ue/l-ca.e nofid me di ìf giorni, ^uddo noi elege/^(]C»logtiiriO,Firen:^e^eTnendiunnieye^u^ndouoir]ege/l'iPì/Ii mere Roma dofoVdptefentdtione dìVduijògu^ifìCdtà^ud in Milano prr injlrumento» il tempo di conjtituirjìi loriinettoa uoi,pKrcbearriuia(in;ne|edopola ffeJentdrìoneclufUfi cara ()tta in Mìiiino conin^rumentodiMauiyocbediciò middrete/ilc^ualaui/b^ado* pò la depo^rionedeglidanjri^U ^«ali/aranno 4]ujnKuor rete deporre Jincord uoi^fi^ n' allijbmnia de /cud/joo computate amendne le p4rtite«^ Euog|io5'iirfend4 ,rbe cbi non deporrai danarial rempopre/critto^ouer diecigrornidapoi , babbitf perduto l*bonore,oltrediciòdepoj^icbe/iaiioid«n4ri,chirtonjiapre/enwjl^iornoor JJ>prali^ttalibauemod4dl||)urare.Perrò feat^ue^d uoltanonui ri/olucte , digratia per bonor u^ro^oì uojtro^uddrdìite 4l collo^aiidatf a mi/urare é^nantoèpro/ondo il •) méfÉ 4I portQ dì wéhmofco. lo me ne rejto tf^ettaniofrà un mefe dopo U pre/^nttf = Hòiictcb^ mi Ji^te éuifo àtìÌA cittàiinViA Jomtnà iiiatifiriiin man dì chi uoUteJi àefo^ ghinoidtì iempo delU onf/l^4?i»ttofcrittQ Io Filippo lUiinoWo/uipre/ente/ di m/mo propriu mi/o»ojottojcrilh) Aaiocbenoiirertte^4g4rbug1io neÌUyi^nì^£4h(me delle mìfiim^^^^ diciòcbe mi pare bAbhiite dubita ^o .MelU mia prima inredo lo ept4gonofié et^uiUtt ro^ tf e<)ia(4iigolo,e cbe de : Uri del triangolo uiiojia dei eptagono, il Jecorido^rtopo ftciiaijì terz^ àtre^Nclla ^uar ra^inrendo ogniforte d'edì/i ciò de/crino da Vìtru« m,e uè lo mantefi^o uno^ue/ito^olo» Tutte t'alrre dimande iCo/i cone le prederr^.f n tendr /i^nogeneraltz/irì/oluanoperdimo/fraHen generali. Eperche dite che ne ve Jliioaltiine de in/oluMi.wonijnpojta^que^o/a per «oi,per per rijokt da uot,purcbeil meJef/imoparimente delle uojtre/intf ndii« Di Milano alti lod'A^^o» M» D, X L V I U (2VAR.TA RISPOSTA, DATA DA NlCOtO TAR rjlf a,BrfTriano^U'Eccettf nte M.Hieronimo OrdmOfMe- dico Milanffe; &Lcttpr publico in Pauia. &r .3 M. Lodouuo Ferrare, cfdleMarticmarictf Lertorpubticoin Milano. Con ta nfoturioneouer riTpolla ddle altre cing) Quert'ioni^o vogliamo dir,Que(ih*, che gli re borono da rì(olue: re nelle manf, HAuendouiM Hieronimo caro,&voiMXodouico,c5tra fi voler vof^ro ambiduoi condotti beHamenre a far tutto quellochPl mk> cuor defidera^ ua,cioe,a difputar publ/camenrecò me in rcriUura,& dinanzi al confpefro del h inMIigenu del mondo,& non priuatti mente in vn antone^dinan^iiblameiu teatrc Giudici.amici voftri^fftome 6ngf uate dì ud^r dffputare:& qfto ho far to Tenta difcòmodar uo j da N^^lano^ne fo da Venetia^come nella miaprima ri (polla w propofi. bthauendoui perral uia ambiduoi ottimaméte chiariti, co meche nella terza mianTpof^riapparcCetcomeche ancho meglio di folto fi Tara manifefho) Nondimeno per far meglio conofcere al mondo la qualità vo nra(ben che quello a me nò bifognalTcyper haiferui già publicamcnte couen ti; lo voi fi anchora outtt^^rt da difpu^ar dì nouo con voi in tutti quelli condì tJonati modi^da voi più volte proooflijb da me più volte ffntaméterecufali . cioc dadi(putar fopraalii Au(hoiY,&: dinàzi al còfpettode Giudicf, fif in vna di quelle quattro citta^da voi pio v/olte^pofte^et afltgnare/i come che nella detta mia terza rifpofta appare^ domete che qui i Venetia mi defh pfonaiicu ra de altri tanti denari.quanti che a me pareffe di deportare di contati inma^ no deHa rrìedefima perfona che per voi promettefTe per infin a cfuella fomma^ che più volte publicamenre vi (Tete offerto di depofitanr.Et perche nel vo((ro terzo Cartello mimandafbi Quefiti.j i. da ri foluere^conofferta, che (ìdepo^ (itafTe. 100 Scudi per vno^liqualfuoleuane che quelli fuflino tutti diquedo, chenanzialconfpetro deGiudiciAtroualTe più Quefiri rifolb\ cioe^o voi di fniei(chehorniaifono.4.mef7pa(rati cheli hauere nelle mani)o io dèli Vof^ri chepurallhora ailhora m'haueuate màdati:manon trouai poi ne M.Octauia no^nealcuna aJtra pfona che volelTe prometter per voi tal voftra larga offerta^ et accettateli mio deporto. Ma di queflo non menecurai^perchein ueroii tutto fauo per guadagnar Phonore,e non per uoftrt denariie pero netta detta niacerxa riCpoftavi mandai tutti quelli Q^uefltii che in vn giorno etmeg-. giohaaeuo rifolti delli detti voftri Q^uefìrio i .a me mandaci^con aitn quaN tro (pnduidirebugia)qualiriroirimenrref((>ampauano|e dette prime mie rifoluHoni ; ti cofi non volfrdar a ricercare altro dcpofito» perche tra certo ch€vainohauere(^(c}epo(?l;acovn^olda|^onche.2oo.ne.Joo,5clldi,m^che h^rdW ritroMtQ qualche altra cauillofita» Vero e^che ui ho annotato fui mio A libro debitore dt detH i oo Scudi\pcrche ftanteki voftrapromMTa in publico, voi li hauete perii: & ogni volra che a me parera/niofleruo di poterueli dima^ dar con ra£ione^& ino^niluocotvero e^cheper alprefenre la voglio lafciarfcor rere >pfr ener occopato in cerei me inefiodi^a me imporranti. Mapiu^ di.iS.delprefcnremefeaA^oOo cerca a bore, zj^vcnne ilnepo te della 5.di M. Ortauian Scorto co duoi altri teflimonrf, ÒCmi apprefimto m altra voftnsi Scrirtura^ouero rifpolh^fic voKe cMio gììfaaffi fede d ernia mano hauerla rfceuuracSc io prima che la leggeri gli feci detta fedeailegramente^tit^ mando chela S. difuo Mpadre.ouerobarba^f rateilo di M.O tramano Scotto^ voteffeprometter per voi,maIrggendo poi queila^mi vidi fallir il peniTero^co^ (ne che difottof^tara manifefto. Nellaqual voftra fcrtttura pnmaméte dicete, che atti. 1 8. di Lilio vi fu apprc (énrarala dettamia terza nTpoiVa^comeappar per vniiVrométofattopermiaco mi(fì'one.|[^ A queOaparticolarira vi rìfpondo>8c dimando, chi e quella^fona che dice hauer tal comiflìone da me, attento che in Milano non ho amfcitia^ne conofcenza alcuna diperfona che fùlTe atta a far vn tale vfTicio, nealtro dimU nor qualità »e pero me ((uppifco,&/ non fo penfare.a qual fine fnuefligatequefte vofhre bugie:jperche (bampatachefula detta mia rffpoiVa^rubito neportai ((e ben mi aricordo) cin^ alla 5. del fratello di MOttauian Scotto>& qucfto fual li* ^.di Lui o^&c pregai fuaS.che ve le mandale più predo che fufìfe poffibile^e lo aiiifai qualmente il Cornerò da Milano fì partiua quel medefimo giorno di fera,8c Tua S.promifTe di mandarle,8( quefta e quanta coitiiAfione ho data ad al cunorMa penfo eh e habbiate vfato quella cautella, per dar a credere/h e voi ri ceueOi la detta mia terza rifpof^a ilgiomoche fcriuete hauerla riceuuta:ta.lcbe il Corriero verriaa elTer (Vato. j ^.giorni a venir da Venetia a Milano ; ma non mi curo di quelle voflre macre f}abbe,pcrche altro ci vuol a (àluanii, ouera ri cuperare quello cheiin horanauete perfO)6;non in vn cantone^ma inpublico. Uapoiydicete ch'iofon vn galantTiuomo.per eifer io venuto a latti. I^Cer ca di ouel>o,vl rìn^mcio^che cofe^ate quello chenon puoteren^jgare^doe.che ioho ratto in vn giorno emeggio quello cheno hauete faputo far fra voi auai in quattro mefì.fpDapoi feguit^o.vi lamenrare.perche io (crìuo le mie rKoo necomechefelecofe voltremi fuflTfnoicrìttein pfona di duoi,doe,dali.niV ronimo^ bc da voi^&maflTme, non Inuendo mai vtfto neRi vo^ri cartelli fakio che1 nome vodro.fl^Cerca dì quefto riCpondo, che fé io non mi MR certifica to.chel S.Cardanoruffe quello che&it turro in queftacofaiio non mi (érìa m pacciacocon voi in c9toalcimOjLacaufa,non voglio moftaranarraiiijper no abondare in fcrittura. O voi potref^i dire^ Et coinè vi ne Hete coficerlifibitof Viitfpondo, chemenefon cerrificato per tre indicii ffrmi At certid'uno ve lo narrai ndla miafeconda rirpofta^cioe, quandoché trouai a cafola S.diM.Ot tauiano Scottonela Chiéfà dió^tephanc^aDominica delle Ofiue^alcMial di mandando fé maihaueua hauuto alcuna rìfpofta da voi.oueroda M«fiietonÌ mo»a me diitttiua.hiiniÌTÌ^po(elai quale (7aatta,& fìcura per tal deporto: &fe pur ne ritrouaise^con difficolta mi potrà far chiaroxhe fìaperfona da far ditta di Banco.& approbata dalli merca tanti fcritH di detta citta:tefe pur facefte tutte quefte cofe.lempre vi pofso tro uar milleeccettioni.oppofìtioni,& intrighi:talméteche mai mi potrà cirara ral difpu ta,b cofi la cofa reft^era cofìifa^almen appffp alle ^fotie di poco giudicso» Opbueri d'ingegnosa daruiacrfdere.chelihuomini del mondo fieno tan togroffì che non comprendano tuttequefte voflremagre cauillattoni,&che non vedano.che voi brauare tuttauia ftigendo. . Mapiu forte^non parendouianchora ben (icuri, glifoggiongetequed^altra conditione, cioè, Dicete che del tépo del depofìtar delli denari,lo rimettete in me,purchenonpaf(ìno duoimefi^dopo il riceuer della voftrarifpof(a:8c non »«.iMiiiii j iiH«iiM«iH]jUupu icon voftra gran vergog|ia,& fcorno^no mi curo di feguitarui mo per guadagnar voihi denarirconciofTachegiamaili depo(ìtare(l(,nemai haue (bi animo di volerli depofitare^E pche dicetenella vodra fcrittura,ouerrifpofta che venédo voial determinato luoco, voleuate^che tate lattioni ^te ch^io vi j>po neua fopra quelb'Authori da mcpropoili^ altretante proporne voi a me fopra quelli il>ef}i:& (imilmeute^tanti Queliti quanti vi proponefl?, altri tann'a me ne votfuate proporre,& che ogni cola andaffea vicenda Cerca di quella patrico» larita vi rifpffdo ,che certo ferefftmo l^ati troppo d'acordo, pur c^haueTlf alGcu rato il depofitoqua in Ve netia.comepiu Volte hauete promeflfo: Anzi vi dico che mi feria vereognatoadifputarco voi con vna onza di vantaggio»quancu4p in tutte le mieriìpofte habia fìmulato di voler eifer iofolo ql ^R iPponcflea voi 6c chenouolcdèche uoi^pponelli ame*.ft c'habbfa di^utato aRaiiche tal cofadi ragione fìafpettà(Teame^&nona voi.ilchefaceuoper manimaruia^ponermi qualche cofa:Efon certo &ifcuro^che quando vi nudai li mei C^^uefiti^j i.fevi haueftì fcritto^che mene douefti^poner^o madaraltrì*j r «a me^cettameiiCeiio megli haurelVtmandatijnepropofHifi.comf hauete fattp^flchepon^fM fe^ui to quello cheefegulto^cioeja difptf ta publia in fcrfttunitfìcoineera il deOoe^ rio mio:i1chee (lato cauCa di fami reftar con vergogruiconuenti.*perche fé non hauefh'propoflia meli detti vo(hi Quefiri^ l.nonreguitauala difputapubtt ca in (irìtto.taì che la cofa re(taua alquanto cdru(à9onde vi ho indu(hio(amente fjrH inTpedare da voi me deHmir&f il mede mo volca fer /bpm h' A uthorìyma no vidM vegli uro lafcfar dal o(io,cfar il deporto iVe ncha,come hauetfpcnefb» Et per chiarìrui meglio^ vi mando la nTpoda deirefto delti yoiri can.ouero QuefiN^quali nToìfi il ter20 giorno dopo (Vampate leriiblutioni che vi madaii eptinro (e hauerenrolrilimeiCcomefacilmere porrebbe ^cre.etfendohormai quattro me(i^pero che ogni cola (i tt;oM col tempo) vi prego datili in luce»o Kit tì)Oparte.accio(i conorcailvo(h'oingegno:pchemeg|lo.e dariifuon rardiche non mai. Mafe voledi (perfcufarui) dir>non mi piace dar ralmierifpofte,ouer rifolutioni in publico.maliuodio darfolam ere alti giudici in fecrero: Vi rifpo do.che alle publice dlmade C\ debbe dar le pubiice rì{po(Ve,& no infecreto:e fé levokemo dar iniecrero^datileal voflro cofeffore^&Koriferan dateinfecreto» Et perche nella vofh'a rìfpolVa mi eiTorrare a andar col mio qua drante a mifu nre quanto fia profondo II marcai porto dì Malamocco. A queftovi rìfpodo^ chc*l mibaftaper al prefente haucrui fquadrati ambiduoi col detto mio quadra te^in pubiico^èe in vn folo colpo^talmente che ho farro noto a ciafcuno la quan ti>a& qualità voftrajecondo ilmìo defiderio.ISTonaltro^ voi mi racomando» Data in V^neria alia ftampaalli.30.Ago(to. i 547« Nicolo TarraieaBrifciaoo. Rifpofta di quelli altri vo(hì.j:.Que(iri^cheamereOomo nelle mani per la bre Ulta del tempo: quali furono da me rifolti il terzo giorno dopo Oampatelealtremierifolurioni che vi mandai* NEI voflro. I j^.Queiiro voi m'adimandaAi^che vi ritrouafliduoi numeri che gionti infteme facefRno, quanto il minore con la moiriplf catione del trcppio Cuo nel quadrato.det maggiore ,8( che'l cubo delmag^giore cola molti pbcarioDedeltreppfofuonel quadrato del minore facia.C4.pn1 del aggregato didettiduoi numeri. IJ^VinTpondo^fei dic9,che^l maggior numero^ouerqua tftafera ¥.v.cu.4.piU5i.iy,'$-V4 >piuv-v.cu.4.ma.9«.i/. V^^i piui, Etlaminorereralamedef?mame.i.cioe/eray.v.cu.4«p(ui}r.i f. r ì i ' plu fy.v.cu.4.me.^.l y. t / / , me-it Nelvoflro.i 1 .Q.ue(?tomiadimandafti)Ch'io vi rìtrouaflì Tel quantica con bnue^por rionali dalla vnira^b diralfbrte chel doppio della feconda coi rrep pio delia terza (ìa eguale alla radice deila fefra, |^Vi riCpondo^ chela prima fu Ccomeadimandati)|avnita^lafecondadiquelleieray.y.cu.47*piui]i.v.cuJi« più ge.v.cu.47.men.y . r z.piu.j .le altre (Vpuonnotrouar perla via ordinaria» maper non cflergli alcuna arte^ccerto^che fatia gli lafcio. Nel vodroA ).Que(lto me dicefri,ch'eglie vn cubo li lati &fupRcie delqua^ legionti infieme,fono eguali aUa quantità media^portionale fra i| detto cubo^ per occolrarfì la telVa^fi crede effere totalmente nafcoito, ma egli fé inganna grandemenreé Dapoifeguitando dfceti^cheperelTer voìmokooccopato,nonhauete può turo ben conftder^re le mie rifo)utiOni.a voi mandate fopra livoftri Qucntù^ che per adeflTo vi lafciate dar ad mredere^ch'ione habbia riTodo^i 6 .bctht tnol to meglio f? può credere,che da quella bora in qua ton'habbiaritrouata U rifo lutione deUealhrecin9?.a me redate nelle mani :Ee per darà credere alle perfo ne femplice^che no vogliate mancar alle cofe promcfTe, fi cerca alla diCpuu del Il cadj dame a voi, &c da voi a mepropolU, come di qu^ia Copra gU A uthorì, voiditexhequantunq? Rn bora non habbiatefaputorifoluereJcuna ckllemie Queftionijchenon volete pero mancare a quanto mi hauete promcflrò,doe,da depofìrare li i oo Scudi, a chi^allaprefentia dellf giudici più nehauera rìfol^ te. Erlimilmenteditt, che accettate di difputareropraa quelli Authori dame propofh'tquanruq^ a mefiano molto famigliari:Mapoi,fottoa tal vonreaccet tationi, éfibauetf aggionte, Scinnouate tante cauitlofe conditìoni\8ccautelle, che vna fola era^& e ballante a certi^careglihuominidel mondodì tutto quel losche nella mia terza riTp oda ho detto^cioe^chenonhauetCynemai'haudli Pnimo di vvlcr venire al cimento ,&che non vegnerefti fé ben io accertaffi il vo ftropartiro freddo quelle condftioni, da voi più volte dette, & da meffntam' te rìcufate^perinanimarui a profeguiVe in quelle. Laprima ddlequal voftre innouate cauitlofe condirioni e que(la.,Voi dite, che non volete più che l deporto delli denari (Tfacia in Venetia^ne manco in Milano^mafolamentein quella citta che ioeleggero a tal difputa. Hornonvi auergognate^a difdire«&emancareaqueUoche tante volte hauete detto, pmef fo,ft^ aaettato publicamente inllampa^ Certo.mi paretepeggio che femiV ne^quali non fi curano di dir«*|8((difdfre« prometter,8t difpromettere, affermai rey&poinegare. Hor non vi arìcordate^cbe nella mia prima rifpofta (per venir.prefto allacó clùftone) lo mi offerfi' d( depoiltar li denari, che a me pareffe da depofttarndl^ mani della S.di M.Ottauiano (amico uà tiro, Reagente voftro in quefto diieNo) domente che il medefimo facefti voi : & quefto fecf^ accio non hauefVì caufa a puorerlo ricu(areperfofpetto;8cvolnel voflro fecondo Cartello accettafri,& contentafti d i fare detto deporto in fua mano:8^ lui medefmo lo mrf fì^co^come di fopra ho detto/ No hauete anchora replicatole detto qua(t in faie del voftro ttxto Cartelloquefieparoleprecire;v{delicer,SicbeMefrerNicolofeaccettai^ te^datimeamfa^che clepofìtero ti denan cloue vorrete voi, & verro pneftamen te alluoco defrìnatoiScfe dinuottorkcifate^on dicohauerui vinto^nu che/o lafcio ti giù di ciò a tu tri quelli e h e leggeranno le cofe noftre ,& fpeciafmenteal^ li dottf.^rHor fé non vi auergognate a mancare a quefVè càfe protneCse in publfco. effi può penfare^ come che attenderefti pot vna cofa promcfsa in (kcxe to, cioè, da voi 2) me» La feconda ypftra innouatà cauillofa condmoaeè quefb» voi dicere, cbe rì^ Yt AfRtFI>LrbO SPO^SM OVINTO CARTELLO DI LODOVICO TERfLARO CONTR'A ME5SER NICOLO TARTAGLIA^ nd^iàdcfi dichUrd come detto mejfer Nicolo s'c àifietto, rifiutando il fdxtL todajeinedcfitnopraposlojanzàdkaaéltgittìmafaisatconlall £P RO< V AT J O N£ del wtdcjiwo Lodouico, ncìkqndUfi froud chcdeUetrcn^ tund rijoìutìoni détte infAlicodà detto m^jjtr Nicolò nefonomtixi difaìse^ Oltre Ji dò con Li R I 5 O L V T 1 N E fatta integrarne te dal medejim o ljodQu\codìlctteiituna,dimandc wadatele dai detto mejfer NìcoìÒTartagfia^ E S 5 E R Nicclò, dìlideceotto di Settembre io riceuetti la uoftrd ^uàrtd rifpojld.per la quale io com]^rcfi chiaramente j che tutta Vdrtigliemdellé Signoria non far ebbe baftante a ^ttàraiallA dif^ta, netutti gii argani del Mondo bdjiterehbonò afirafcinarueìi. Inanzi chebau^e pyblicétoqa^d uoflra quatta rijj^o^a,foìeuano alcuni imaginarfiche unooffertoJiu€nireatladìjj^utafContutte(iucllecons driìom,cbeuoì inuo^rouantaggjoui hauetefotuto maomre^qual f>ìuuergognofd fuggàfuoefferedxquesUfClìerìellA quarta uojtrdriJ^ojtahdatt€ dimc^rato.^qual mé^iore^piuàndrAuittoridpùteua io defider are, che queOdxhe tutta Italia or ue^^ deJ]eduoslromododrmatOjfiigQÌremànxi dwdiquafitutte le mie armìpriuo nonaltrim^icheunaJ^auetofiJepre Jug^e finanzi dunferocili\mou^ro:f loui ho fromeffò di nmualerfnìconlrAdiaourìeconleUttreGreche.neconlelatinejma foìémcntt con U purefcknze ,f)tiopoSìe alla noilrd profejSonCAuesb non ui ha]té$ iohorìmeffoduoif chcdeponiamoqudlfcmmd de danarìuokK^fn^ a trecento feudi 9 ouerdìl^tìiàmofergetìtìiezx^^j^ui fiace.québui pare nulla t mi fGncUdmato €oateptOtlri.per il che mi haaete per debitore detti feudi cento, offerti di deporre ^'^ pra ciò bauendomi uintoal/a pr efenz^ del mondo.è non di tre Giudici rti/ei priipaln mente muncantone,comeuoleuaio.5econdanamenreicbe nella medefimdr'A^^d uiftte offerto a dif^utdre,con quelle coifditioni e modidd mepìu uolte prop^sliftfàd uoipia ucite fitttdmetericuCdtiC^àiito alla prima parte dico, cb'e^li éiirri>,cheaoi^ nella uo5?ra/ecoijdari7fcona,perpoterconm>n ueroo^na che foffe fofsii^e difid* luppariij darmiohaifeitì^imojDmto.didi/pntare iìyiememog/ii pértedelldaytrA profcfiione, mi mandasse trcmiiaa dimanda^Ht dico, che ancbora èuerOi chrib nel rnio terzo C4rteUo,per chiarirai dfdtto^e ne mniài altretaoti, con le co&rooiebr 4fpMo!io in quelle parete iuijcriue cioè. Mi non oslàttte(^eih, ^èrfére conofiere àlnlfiOfCbe cociofm che ìoinncìtecQJeuifrwfv^vKe^ameperU uc^rdrifiuu bone et^AUCtofifa mdnifejtoyifiàimeno uoi non hàuete pur ima^neìU quéìe mi fiate parijui msnéo àncb^io àìtreUnte dimitdf ,non ii yid/e di grande imforUzàJie (fièli io r'tferbo àìU di^uU^'nerdìk^d c^àfi co'l nedejmo anéire deHe ucjtr e, CT uifac» cioquelt4fTofertà,(hefe uoìete uenire in unlucj^éguéìmente commodo, ioae fièno OiudiciJófficienti,comefàrÌÀ RonT^;Flfren^e,plj&,er Bólognèjon contentofàcciamo proutf ,cbi pili nerìfolueri o io delle uojtre.o uoideVe mie, Bje uQkte, che fofrd ciò fi àtponginopì^èkùJi cento |)er f èrte, iquiii tuttìjièno dd uincitorejecodóche i Cm dici or Jrnerdoo^io rmoJfcr'ìjcOAfàrh. Voi adunque mejfsr Nicolò,cbe jf Mentito dèUd ui^n ignoranzi^^ hiuete hmuto ardire Jk iSslituirui in alcun biogp, ne iUé prcseZid'éScum (Mdici,iquèlihèueJJerodigiuéicàreleuoftreem{eriJoktiomJ^ cofi temerdrìojsficiètofifinxi uergcgnd,che hèbhiite ardire ajcriuere Vi fuhlìco di cjfcre in ciò uincìtorefPcnJate uoi^egji hum ini fiato dì marmo, tj che non cofide rano,chejeuoiui foiticonfidAto,dì poter fiore rheco al parsone ^ mi hiuer^e rt^ Jcrltto,che uoìotieri dccetauète talpartito/colnomedella Qtìi,la fiamma de i danèrh chefi>pra ciò ai contentèuate deporre,^ altrecofeaciopertinentì^lchenonhèuedo fatto thduete mo^àtold ìgnoranzd,etpocA cofidenzd di noi ftejfo, e nondimeno fUt, comediceuèji arTogànte,pazzo,efimi:4 intelletto, cìyehauete ardire di fcrkerc in publico.d'hauer umto,hauendouoi dira^ione circa ciò perdutononfolamete i danari maetièmDio Vhonore.A({uejko,altrononri^ndete,j€non duecoJè,la prima,che fapeuate che io non hauerci deponuto unfom.tdjecondd, che (e u(^e rifolutìoni pu blicate,^aimoféde dèUd uofirdfifiàoìZdSripìa^o che uoijapeudte ch'io no haurei deponntì^idanèrì^o notjé non lo fapeuate MèuetefcrktoiI falso %fe lofipeudte,per=^ che nohauete.dccettatdla codìtione,dè meoffertaJj^cifiundoU Citta, if la fommd dei danari tperchee^tìido pei io mancato Mia mia offerta, uoi a oiudìciodel mondo Jareftiftatorìfutdtouìncìtore. Vedete uoi me^r Nicolò come Taueritì rìhÈcetfd» ceniofi chiaro, cheuoi perpauraenùnperdUun'dltrA ragione fufffsltUprefaiZd de Giudici X Vedete uoi che ui hanno luogo afaìuare Vhonore uoftro,del ifxaluifate fi poca SÌD?4,Ron uamtà Jt ciande,mafatti /odeiiohVCÌ7e le uoftrerifoìutimpuhlicate, facciano fede della ucftrd fuffiàenZAjUoi u*ìT\ffmndtt affatto, fercioche effe fanno fede della uoftrd ignorJlZdj^onjolamete per effere tdli,quàìifjnOfWa ui dico anchor di pia, che quando fojfiro tutte gU;fie, helle e buone, nondimeno mojlrdrehben) il uo» Jtropocofdpere.lar^ioneèqfteièpf r dentro fn molti altri luo^Jfcrì' uetedJfolutjmetcJdnzdÀkund eccettme^chehdueterìfolie lemittretittiddimJtie, Doucudte ueniVe dlìdprefenzd de Gìud/cì, che iuimojtrdto ìnhdtterei,comefifddri johere ìquefitì,iiì(dìcofóìdmett i miei,mdànchord i u(^i,éóaà)i,JenohoddttorU Jpcitdfitt hard, Iho fatto dccìo non hau^e Id^rdtid dìpotmii udntéte, che mi hdues^ jte ridotto d difputare dd Mìldno d Vinc^d, tie potate cf C4l4re cb e7 Cirddno, ^ altri mieidmìcimeg/i héueJferoriJIbiti.MddimèjllrdndomiJemfrepr^ dlldprefenZd de GtWici,è dideporre qudùddttdriuoìefte deporre dnthoTuoi,fin*d Id somddejcudi ceto.dchipiii ne rìjòllìedfiiode ìioJhri,ouoide mki ^sfatto cooo/ce redtmSdQ.ch'iomicoftdo Joprdid mìa uertii\enorTJ&pr2i Quella d*dkrì,tfchettoid }^dltidkiini,ii6 battete uolutoléfiiàTuiridurre aìld zofdjaqudì co^nitfone/r co/!r mdtd,uededo ciajamo, cVio w'ojjèrìud^d quale delle mieTiO fapejìi dar rijjohttìone, etteJehatt€jJeroperTÌJf(Àted4ìiOi,eìHmdìmeaoì^^ non è JtdtopofsihìHe, a potenti Jtrdfiìnarefitoi'diyitìtgid. ì^ièbenaerochepofcìacWoho/coptrtold uoj^atiz miditd^ & ddp(Kcagme,uogliioanchoraeJptmindre minutamete leuoftreriJJ^ìiom^ ^ porre in Jcrìtto^come [pero. Uà ri^o^d dlle uo^re dtmand^cbe ccngran uoftro jcomojft fiviri Id fejta in ^Mico^e non pritidiameme in m cantone dinanzi é t|t datfe ne.lo hodcccttato^fecondola/ua propojtd,chefiànotrt Oiudici ùloneì e nonfofpettij d biiftdttd il fcriuer mi in qfsal dna io douefii dndare alla diffinta te mmdim cno non^i idffofiìjce d fcrìutre in pnhìico^dh^iovoleiiadijpatdre dinanzi dtre OinSciatmci 5 • < vkt. Mijftr ììicAo giéiicìmfi poteaé Jàf€re^d€iic s^ f^rli éi^d,io na9Vhà9eàdéJàfer€j^nàUn»odi'ei^ino§m€ÌoJaiued chi mt^io fi foteàtroiurt i timiuiémidjinén^a^ (^sUfi héutuM dà a\fftìitdn{coìn 9^\ Sce) frhi^dmt^inMuntoiil^.fe cofìhàmitpehmtoÀàejf^ cbt io non béurei durato unta féHcéÀridoradi z ma firchefiifeUche ui /irebbe coiuorfb ÈMtU U Citixhe de uirìj luoghi ui Jànhhon tfcnuti molM» chejlàuétio eoa i Wcdvf rcjfe,4/pett4fida dieiioiiiirijpb^^ uifé uic4iflpn4re / fi^rt 4 fiélle négnfokjtdeìle^fdàligdtutlolmondo fi b^« c^^llìIMj^4,^tttfllto4l primo faitimetito di qfiiVàloi^à tìràtdAl fecondo trd, che td fitt offerto ndlé u^rtf trr;c4 riffo^à,dì diffitart con^uefle conditmi,t mo di dà nepfii iioire pro]M^*>è dà iioipiu uoltt Rnténtnttrkupitì . Nd chcji ritrouà^ nomdtefiuhuggk cheférok,&^fur ui e éiiitMumtd,eììéfà cootro dìuoL Ve^ deteim pocoheaexomeléuc^rdoffertAfìéfimìeàììd mìd.lobofemprt frof^o, che Id diffttd fi fdccUfoprd tutti gli datori is^^treattmtntt^ hdfinofiritto JeU Ir mdSìmdtichCytf kriet^eJfnffs Yoinehtfiieteefrrti j^Umente dodéi \ cdmeuiè fdfmoilojfmfre hofropcfto^theqfiàtìe teiCKHiiiiJ frofontfiij^oidltretdate nffro^ ^omftedmt^udm quejitìuifdcefiiMoidltrtumnefdc^jte dmcinduoiffcc^cd^ ticbtìnìuoìetefrofarrf UtùonUedimàndeqft^uteui fdrrdtwd chencnuoìtte che io ^pfropottfrtdlciiiidcofdduoi t come farAhcd dire f chehdueidod comhdttu redrm^^eramente con uoi,io nudo miltgdfii le mdui ìpiedi.e m Ufcid^i uoi libere^ JckkOfeheiì'drmdtoihord coafiderdteuoi,ft({ue$lefmoìe conditioni^e modididiff^ tàrejd me piìi wdlifroposUtCdd uoiricufàti.B,chefìuimport4ijdd poi ùMohdueuà dcetidtoàiiMo^uijtduo^rdconditioae^ìftriidndùfildmeììte di pour proporre 4^9^ thordìo^CdòtdìiàwvM alfine dàifig^ ejjire il iouertz (dmtuofosUpoi^àtoin cerudh,che nonfdre^ rimàjoìn tutto uìfdmezmà hiuendo frofo^o le condi'hont fecondo che ui e fgrutojè uóknd^e io acatt^rCt co* meneìmiQultimoCdrtelhdffàrtchìérdmeute^èdUom fidrinlo uottjògid con cheu^oojàte dcampàrire ftd UQeatc,efpecÌ4Ìwetein qud* ìdcìttdfdoue nonelupgofmxdperfoneuirtuofe & ifùtìHgcmiMdiopenfó, chehor mài hàì^idUi/ìdfiuef atto lWmo,èléf4cciéj4Hdpro/initiotte, chewuud igpominià, /iddi tento potere, cbe purunpocouild fofoi dkeréofe.che bMAiéteicome dite) ripùtdti tutti i mki bonesHfmi imùti^ qni^o fi f^ pur troppo, percioche non 11041 ueitdjmddicce gli hduetericufdti.Qhei^^crlfiutétiomfimioftétefint^^^ te aoifi fur nere, come dico io J0j4/cierooiif^iaire 4^ altri t egli e heu nero» che non mip4recminemeutedun*huomod4hene,AriaifHregli p4rtìti /^one^iiepuUicii con dire,cbe/&ber7^iitf(/e forfè non ui pcfàtcgioc4re 4 Ttfrocrbiicom'è iluoflro folitai okre di cM,iHhorafì f4ri4 potuto credere.cbe hduetterifiutdtofintamtntetqndndofi fofftuedutoshe uoi biue^e àccetiéìto dà donerò t lubenonbiuendo uoi nui futi», credete d me^i farete giudicdto unfrdppétore^ofo^che con cbùre huggie^eud* e vita £cUncìt,vogìia dare à ueée^ fcrutroégìi boomim^^udlo^chf epifimo Ji cerx tv eJpnrfàbO' £ ^^o quc^Jià àkto, JYtKòrrto à qatlU u0JtrAfofr4àtna cÌéusoU^ fi uifino fàritomfocohn9o,ÌRcaipàt€kuoUrecai^ wn^^egur j mmor:t^re il lume clW/4 aeriri* Iteìi^o AUficonda cUtifi>U,ìéifàiìàaràfirìaì^guaiU prhiiipiOj dùut mommciàte afi Neltd^^f uojlT4/criWa,«rc.In^«rrito cbe il '^figpor Ottàmàao per Rom^.non uidonete merAuegUàrefe mino fi è ueniito 4 oberimi per miéfiffrté^ per che io non no déio comifiioìie d^)0f iio ad dì cumxAuzi fer no dffsùiéir pùi li mei amiti à uojtvd fi^a^dììiijfidU mifdrefécidtepr<^fiiomdiddre ìa hdìd 1 uì bo detto che non e' U piv hAìdficwtÀ^òe i èduérì 'iHepij i juilt oeirulmno nno Candh,viii fonooffertodeporreinmdtiodecÌH pdreJJcj uof, pur cbe fojfeferjondjicuréi,tuoi netfoiejte deporre dltreriH.okredi cio,mi parete un'/^uomo in tiiitoj^n;:^ r^kne, d doìeruìdi mejCÌHnonuìhAhìdmdnédtafuuTtdwVwegjid,ótUfo^^ fii^horàne ìoVhodddìmdndMdjaeuoim^Vhéuiteriidniàtad MUdno.etdntOfiu, chele fKurtà tionfìjo^ionoddre,firfdtdatocbe intiÉteltàkrecoJetHmfi i rÌfR4S(od'4cordo^i| che fratta fìXi^ ad bora non e interurnulo, Percioclbe birri i pdttiti dd me propoS^i, ^^Dtun^tfeboiiesfi/sàni/bjJ^ro^uoi^li btfueteri/tft4tì,eiionf/ete uobto jt^nr ne^l ì»<étro^i^dmn^uefojjè ii^iu3i/)imo, con tutte te conditioni cbr ireir^onoeoMri^c me,eeonrvlfe)iie)/e che fi potcìuso venere in uoftroféuore* £fercheiittài^ionoouifui nomindtclegeteutfdìtrdìiokdUfeée dei Signor OtUm uidnoUqiidkt^Jtà. Mejj^riolouìco/i fmo prefemtigiustlJicMtémente V uo/rro C^rte/loet U uo/trd Kefhcdd'm^Jfir flkoìoTdrtd^idjtfiodihoccéprùfrìd piuepiuuolteme^lìjbnooj^to.^feeptr V«S,(jgniuolu cV^ uoì^yemreélk dìf^utd coti ejfcrto terrid buoni fin^dlU jimM de Jcudi ducentl^come u^odefojim tàfio t m4 e^lì nonuiiok)èiirJre pirob ii ^eslo. Olfiiiwao ScotId, NeU4trrZ4cljujbl4^IÌ44tf4lj^jue quel pnncipìo.D4poi dicere cb'io^n'à» ^IììC' btfo/iiO|4^c.uoinondìcete4lcrD cbe^(ieìIo,di'iononpojf)lì9h4ttere h^rcmentodéU prefentdtmedeUduo^rAxìì^djperciochewinonhdueteddì^ comìfiioHéd ékiu nocche me U prefenUjfs i Ma chene defte j^imente cinque 4I Signor HieroniiM Scorto, pr^4i7doloc/ie mele mdBcdjfe,esr chele dui fìlte,òe 8 MiVfn^iiiJKo,ffè che mi piglio fiitatàf^redtti^ ^ouhi dituta^fiej^rej/à méffiiedt)Uuo^AgpffezZà^chemunofià chem^tjtd frofèf^ fioneìionuìcediUfàìmà. Confiderete ui frego Lettori, che hrdueriàii putto yiè qiieftdAùcaAgimHpmàquerdé.efocentìfiimàc^^^ lo imtodd^ea* derfx rgliconcedol'dettionÉ d'anodi quéttroluogUtd'iì tempo àelaàefofitìone de i d4n4ri> dtììdfimwàglì conudo Vdettione deUd fer^.ìn man àicuìfi dAhdno deporret deìtemfochefidouemocon^mreteche pùi imporfai del ìiMjòfrà i quàìihduemoiadìjputdre x enondimenocon tutìi^u^i vdntaggU dìfUced fé m<» defìmQfipì\ichemMftì9geiipo\efìh^^^ wox con Areiche fé' fi^epenfétoithàvered far metò. che fin* a principiononfe mfArehbeimpduiàtoi i^uàfi cheneì prìmoCàrtetoglìfcriiUdccompéfféiPtòibe mìfecandaeterzonohgli fcfiudéfpertameiÉeAempdrehàum termi ddr e ccmpdgnoM mìo difpettot èfpeciémente.che hduendo afdr mm.e^ì Xìehàuerehbehìfògno d'un bona. fAd afcoitiàmoimfocoìcfue rdgionUìe qudU fono (j^tjtt , ìAeffer Ottduiànomihùdeito.chemeffèr HieronimoCdìdditoe meco in cole Td.MeJfèr Ottàuidno mihd mc^hàto una kttrd dì me/e r Hicronìmo Cdrdduo.netìd (laàìfi con^iìcud^chcuolendoioiìì efettoutnire dUddi/putd, eglittnefii buoni come depofitdriofin^dììdfonimà de feudi ducenti lùìtrtdi do certi f:oUri di fdiodwi hannodetto che mejftr HìerommoCérdétio iì^dìgidfii 'Rotore del itudio hd man ddtodeiuoftriCdrtélìi inFddod.qut^eJonoìe premifft.pdree uere everte fdìsit màpmàmò/:he fiàti^ttìtt^ueret erouoithefapetedt hoìu dfceitételd co^ìu^ JtoneJUdo.qbTedic\Ìsèf*^f*ì^e,chebéufai'ioàcctttitol'mitoiuo PTOinoiacMÌitioatìo,ìitkui Jèce fenato flonptràJcmugfiijtdriÀotte,mifÌ4mtM ti per-piBrà, ir f a ìtcaafixux'^^^iioftr* igtiorMZ'.tfMUiKTitiiit^^f ^aeUeco^jduiùat^à mià^erààmìpoo òfcrtoA mitrencrui. ^Vi^é^TbU^tQtÌtt^^ìu\àiréfiìté<{]K\c»fochectmmU,tai^\mide\k^ati,etc* Nw Ui ealtr», cìieì* nétritÌiul,come io mi fiuo<3fferto a àiffuttireficooJa II u ojJro imito, Cr d 4ef me feudi cetitoa tbifiti rif>Ut4 àe^aefiti, efcùii duantod chi mes ^ofifQrttuAfofraliii^Tidtuoieìetti.fur che uAefhaeniTe ti eoa/petto ée'(^* tà,ttélfÌKeiechisréUjcomeuoiuifiteTÌtÌréto,^h4iutedisdttioauoineJefimQ, Uchettroffouero,néiÌ*chi,eumhutrÌ,ferfin'aBre' fcia.MMfercheàie^heciòhiuete fétta ftrdf^aettf hoiattoc4^iotie,rÌnoà4BJo timfoehec4ii^^coa&ioaitJcétfieUe,uo£ioihe\econfiieri4mt>,iTeJfiiininidmo mkut4wietìc.efe fitiou4,che4tcant S ffte^ecoiiAtioiH fi4itigfufià,inut\ìe,enaadd huowodàbaieJ'ttconteniùmifi4datéìafentnz'covtr.i.mdfCTcmtràTÌa,fecÌ4f» cìKA Jifaefte farò uedert ej^e ojuslifììwd, utiUfiìwé, e ijudji necr^rr',nonueJo percbeMOnit1^4eJfcrchÌ0O<}uelh,cheèÌfofr4dKtuaMoèch'ioaÌhocSìttìaomoU toptu chiir4metttefV f*" ho«4r4ténieTite,che fé alUfreitnZà de (Atdicijai bduefii éfkrmo4 coKfeffére ciòjcheiatuttii meimiiìmier4ohrig4to4iintittntTVÌ. Hor4 ttUd fértiufegienteM ^uéle io fdUÌo,ch«óirr4fn4(^e\frtnc\fio,cht comincia ljl^uiidiuof(T4,trc-V0ÌiiàTT4tel4frimédÌ^tftemiec4ateì\e,Vc4iiìlìofe condì tmiJàVéìe è jcW io iioku4l' UBO e |'dkro(li»ideponej|jéi' dandri nò inViatgjitttj 10 nolfécefiìmo U àe^fithtìe in Meiiw^4ur^eb4iiiil0r4^giMe Aiire,che^€aadk J^feiijug^;^ potrfjteurri/ic^re Uuoftr4 r^^poae^an dire dfionon bàmti àdm, ^ancionmo^ cbe 4uoi bijbgnerul,/4rj^e)a^AniU, okre diciò^ cbe^^ndo b4iic:/te iiinto,uìlM)^nen4leii4reUjemtfn:C4iiui»Dtki|0enire^^^ Miiino^^/^rpraiCi <9^ che/ìouól^fiifér 9àrhi^io,fcr ìi /4m/«, Jirìd c^cuol cojx, cb e ui ^cejjfe pÌ4de^Ì4re 9iidlo.cbe di ripone biiire/p àc(fàì^éio»}\ cht tutto' l m(Mido,(^ io injieme ui dém ràgmCjfs JÌun^eiueslofn:iA lecito éum, per- Uà mila CìttMélÌA fi^le ji pri^U ésfutd,9 tàtUo fin cht m.fihìtofdnà l^disptiM» il MhcmeJànZ^dUrcpottdìeuéreìì iepQfito^uti^utUmiafrìnd ricbiejlai non . ec4iirelf4,ne caui!lofìti:ma bimej^iirile^e^tf^fy^iiccej/^rupetidone^e' d4 me pojU nel mio ÌDUfCO,naH 4d4ltTX>ej^etto,j^non;4ccìò,€be tfliiojboj^j iiiin4ii cd^ nientr^m^ ificonttfien^ ci b4ifej()^mod4 €on2/tuire«Eje bene io 4lfre uoìnfeci il mio (kpofito lnmànie\ signor OntmàW Scotto^^do uoi non uoìffti méide^nt^ ri ìl/ccftroiqiic'sbnondepregttidjcire oe di douer^^tie dUe mie r4^ioni|e^u€s?ap2r trec4n)e:U prini4 cbep non uolete4caett4re UA Mnupgio»qu^ ceàtreJonoRpìi ttnutoà conceàmidofàl M^ni u^à ruqiufitione^rnà euqftro ààoaQfftuoi dììbord nonio dcc€tt(i^c^ Che fhtShorddoiHUàmodhfutdre péri zud^ bor4 haucu4ouìconaimom<Àt\uMdggji fettuoÌQofìjénx/iiiiaetioiiejchevo^ìidte dtìchord cbeiouì fonagli àandriia borù, percbVo hdhbid detto di rìtaettermi d uoi, circddììjdepojitione de i ddndrifdebVìofenjfieslodefoaerlìficUd uoftrd cdffàjem preiititendeitthogo conimodo^ddmhidQÌ,e in mdti dì ftrjòndficwrd faccio chef et* tdUdi$^td,motitdntnte fifopinoìeudre.glièueroche della, ferfondnofi wifect woìto slima, che uoi Vtlegg:tli/iìichof cbe ^eslq non ni dove 4 fdrer foco. Le trr74 rdggtonc è,cbe mtjjér Ottduidno fé ìfè ito d Romd,e ferhfiu aonfi fcteudito df por< re iddnariin ViìiepidneUe fuemàni.Siche in Jownid non b4iiete csiàjd S dderuiH iJie^chehàhhdricmeshchelddcfofitioaefifdccidjioinVinegiddw tie in tAììdno ioue hdhito io^md m^a Cktd, doue dmbidoi hdueudtno dd ritroudrci m* Jiemc*: e dìfiu ui douete loddre^h'hhdMd rimejjbd iioi/e/l>4tod4' Mercdtdi^fcritti^ìld Cìttdjout 11 fehm€jiidAférUihput4,che4ounfieitieK ài un^^nifOcdcciante fatto terrà mfkbfMcUtféìfànoijécUtià.héHrcàriìtim rniàtofn pahha^cnéUA ' ti^UdU;firtroùmn urite wonnné^mdcenìoAd md nemuddejjfere nnd wàffa cd^lU, er cbenifote impediud io aborrimento . Md/e fingete dì'ejfere cofi dà mente, cbe nonfofle ^dto hàf^ante a cofi pau cofé^ ni dico che ^é un otm /ciocco , Je ui ^Jke fiv aedcre tdì pszid » d gli huom'uti dd Une • Cbe dimoio egli héfierid che joiti in im \)ofco,non ni ricordate uoi chejete in yinegjd, dome fono non uno, ouer doi, wà mUle Mircéténìi cbe hènna r^^dennd in cinjuind di qucUe fàéttro Città ^ibr che m uno infrànte ui biurrbboiio ddto in notd , jé nonfojfe b^dto MIO, difci o pili, JD cìdfinnd di qneVe Cittì, in rndn de yiili fi potreb;^ he deporre futtrdmente non fiddmet^e cfèeftd picoo) jbnim4 , mi dncbor una di àeci millid feudi, o mdggiort • ì\9rdnc^^Lektorìcheffdntxànd^o,àìt\neiìricdh}kinìfedif^ gli hmeddttàccdtoàtieffMie.je egli per céfi}nonfàpeué,di bìjcgìérìi pdffure Ufird iéynformdtfidéijfidXfiuogìiàdi <^tinoV\\i Mnfid.?omàmocàfi},chc in Roma h Mite fte eletto i Signor Luigi KnceU'uouer il signor GttidoAlrouiti:in Firen:t<) <' Signore Aucr^rdo^e Piero Saluiari, oueroil si^ gnorYitroAbiigiCàpponiùnBehffHi^U iigiore Qh.Bdtt^à Gibrie((^olleroi• Ji» g^ior vineenrio de M : ih Pifii^ il Si^fioc Benedetto Heretti, ouer dcun dìtro B ij 12 éfi^om0doiìopoifofiiuohioin4ér€Jifu9raiiié,mitttneM:nùnmi tutiQ'lfmmdodétoUJftttenzà contrAàumJérefievoftinuilto unnilarr^ CrtàUimi, mejg^ Nicola^ cbf cbiuuPle/u^frf truouà àeWtfcukaffn^é frejtofvejh. ìéuaU tifi foiofre .Qllfi^e uo^nfréffàritj^tdntt goffe f cVnà mtgjiio éiajtt à haimà cìerà}ogli haiieaJcrìttoim'imikotémerttecaniitioniÈo^ cheméi mìjàrìé fmJèiO, cbVglU'hAf^ dMtéto^mà éàpoi A^hìi^ocheVhà icettilo,cojtjfb Iiìer^rnifii re »cbe non ci uogljododtfrepfr conto aUuncJifofJifmfi non)! uolfj^aicirelJl^ac cé^h^àrji le mini. léUrZ^ mìécdiit€lld,ouercàmììoptd (fomt dite) fi cotitiem nelld Jeguentefdrtcietk uoftré rì%f0ftéi ^àquile àura fm é^eìcépochecommiU, Hémejjàr HieraaimórniQ &C.L4 ^uéìe cóuteìléeanìllofitìfCùufifie in qfkefto/iie ioaeieué cheli frejetti^ tìùneM'éUif^MntodeìtenifodeìlààefofiltiùntJiei iMiéri^^éntoiddpmtii qiidk del termine di c(ni$lkuirmi,foge giuSi^aiu ^ j m Nilttro per injtromento .ti che 4 mf fwre(xame£iijdko,cbeiinciior44^^niiltrod€blN« pJrene)tioii cMtelli,ii€c4» wiìofitéMZJ diméìidagfufi4^)aa^àteén€horàwecefiTÌé.Ùitemi unfoco, s'iomi cfferÙÈéad^fcrre i 4 dire cb'erd troppo gfdn cofà,d férmi fdtth Mil4ioim4 pre/(ie4tiooe ceti it^r omento ^VerdoAt wom tnhiiìocofi ìgìiofdolejchenonìieddche qu^detd dgtuciiphndcoji^ e che ^fiémdo por dà ooinon lo bàuejtt potiito/4re,«oii uijireibero «i4ic4H mile wezz^i^ Vmt* oi4,cbe rfc4iireUioiiQ f étto fare d nome uoftro AàHi jw ri ipoiN)ein/Mier04iiiici\^a IR Mfl^po^ibciicbf io Qonuedo,percbeybjg^ j^jrodi U/fajgoodi ^j|4 m4iii^ rur4,4r* teybcbe fiei cbewi bdkMio ff efeoedto fi4 m Mil^io, tolti ^fi dbri H^i drlffli c«vte{Iìaoof9onpàinemeRonipoceii4iioprey^or4re^c/h>tflifmoconu^ il bruedeleifoiiiie|[^ Nicolò/ co)i tuttofi inondo pM oe^ere^cbe U «iioC4rtd|o f r4f diciò mi' d4reteM^ìkdlMinJo,fiàdofolddefojkionedeìddndriiìi(luà ììjérénno yìàntiùorrete deforre dnchoréuoi^n' àlìdfommi de feudi trccento.conit potdteàrnendueìefdTtit€-EiiogHos^ììitepdd,chechhon deponi iddrtdridl tempo prefcritto/}uer dieci giorni dd po/,bdbbu perduto Yhonore , oltre di cih, deposti che fidììoHdndri,chì nonp ifrefentàalgiorìioordindìchdMa ferdMìl depo|ito,in» fiene iconfhonotCtijc. Ecofìpeììjocheognihuomofìdjodiyfdtto.diciò mifàctà bìjcgnoddechiérdre, màfepur ui f offe èìcuno fi /ciocco e mdì prdtico,che anchoré inttiitointMononfoJffchidrito,egìiconfiderd, che s^iohd'jtejjifri^^ colo'.diprouederedcojjd mjì itjeuojee diffìcile.egli nel refcriuere^hduerié potuto rim, mettere ipiefé cura d me» e cofihdurehheueduto s'io incontdnente )xii/erei prove* duro dì per/bnd iJotìed d Hd dcpofitiont . tr /e io gli hduerid ò Aogli duuìfi jìuSlljfirdtf • Il cbe non hduenioegH fàttoM dechidrato^ ci>e tutte ìe conditioni ermoiìtctjfdritf ^ dgiuciìpime,mdch'eglinoQbduolutoddemfire,iie qaeìleaìedkrOfCheuerdmente e* ddgentHbttomoperteneffcilàddefcnfione deU'houor^o, A tutto il reih Jdld uc^rd rijfpoHa,VleJJer "Nicolò^noa dico dltroje non eh* è cofd ridica^ ìdj ueàeruìfCome em^rìdco.iiklri^dre fi pdrliire ai urfdltxOy^chenmi ci ba che fere, ediiedire.chefKmconfiderdte,che rum 1 1*4(14 ui hd percomntoefuergognàto.mé fdc endo il contofdti Z4 1 *b^e ,come un pàzzo ^iff> dete,e date rdgfjione dà per moì, i^diyf dno/^dte (e u<]^rer(jbluCÌ per niàfféùcsr più li mei amici à uojtrd pof^j ,4lli (jfidlì mifdrefdcUiÈeproféfiione didére ìd hdìd i uJ bonetto cbe non e' U pili bella jiciirt4,cbe i àdnsrì iflefiit i (juàU oéll' ultimo mo Cartello, mi foiiooffertodeporreifimànodechi pdrefied uoi,purcbe fojfeperjoiìdjicurd,euoi neuoiejte deporre 4}treriti.0kredi dò ,mÌMreteun'btfomo in tuttoj^in^a regione, d dóleruidi me.cbe nonuibMid mdnddtQjuurtdin VinegJid,dttefo,cbe fiv^bordtie io l'hoddìimdnddtdfie uoimtVhduete rvdnidtd d Mil^no.e tanto p% chete fKurtà nonfìjo^moddreffiifdìdatoche iututte Itdkre cojetwnfì è rimaslod'acordo^tl che frdnei jin^ dd bora non e inicrijenutP, Pcrciocibe tutti i parti'tt dd me propoli, ^aniuff^lK^nesfj/siniì/q/I^ro^tioi^Ji biurterl/utiti^enon/ele utktojtdren/l ìi^ro^qudiHm^uefoJfe ii^wsli/)imo, con tutte le conditioni cbe uefgooocoMridil iiie,e con tvlfe quelle cbe fi poteiuno penjSire in uoftro fèmore* B perche iketb'iotìmui fui nomiadto\egeteutfdkrduokdUfede dei &gmr Ottd* uidnoìd qudke^Jtà. Mefftrloioaico fi fino prefenutlgiuitlficàtdmente il u^tro Cértelhet U uofird Replica aìn^jller NìcoU Tarta^ia, Cj loiibocriprcpria piuepniuolteme^lì)oiioQ/erto,cbepu'y,S,(^^^ cV^i uei^uemredVà dif^utd con effetto terrii buoni fin^dlld fmmàdefcuH ducentì^come uo^odepojim tdrio 1 ma e^lì nonuuok)èotire parola ài ^leSIo. Ottduidao Scotto. Nellater2iclaujbla,alla4tfalji^jue quel principiò. DapoiJice^ cb'io lon'un^IaaC^ bfiomo,<^c.uoi non dicete altro cbe queUo^àPio non po/fo hduere mpromentodeUé preftntdthnedeUduoJtrdxil^d^percìochemnonhdiieteddìo cowìfiioHdJ ékua nocche me la prefehtdjjjè t Ma chenedefte JJtimente cinque ài Signor Hieronimo Scotto^pr^amMocbe mtk méxiàffejtrdheìùdìÀfàlte^ cbe quelld ferdjipdrtmà %il Cornerò, per il cbe penjate cb'*obabbia/4tto ^ìjtd feinentwaiperf^r crede- reélle yetfonttVioVhiHpi rkeu^td^lgioniOf ifcheaUromì utiolf 4 ricm^ rare quelhfòe fin^horé hofiràatoinjniUko. Atfiejto prtmdai ricerco, i/oi che Jàpeuétt <Ìm U Carrkro/i ^tm,pirJìe non ci ìe iejtt jéntA fortàrk ài Si» BSwHiitonimo^ftfiTcheui utJointrMtoé poter/ni rendere, io ai iìròcome jtié Ì4xQfi,eJith€iidifòii m rniMUo dà ^fiirte,norrui memigjiiàte fercWio dka il utffOiper t^mplf^értunà UrìingA 4I Corriere, iie ne ànàafte di ìo^gp M SigtiarHkronìnio,àì ^uéìjèpàwe di AJ^ttdre lin'àmko.nanuidoMi UmenCàve /e aonàdUfocà d^creihiieuc^rd.^rim^ìiàìe il Signor Hieronimùyinchn' che coaJàocommoàomtkinÌTÌz^Jfe. tdéijuififuo comprendere, con ^uàìiurdgùme in tutti gU uofkri CsrteUiféceisteunàgrMchiàchidrdtàfofràlé rkeuutd 411^ in, Miltfiio, li ^tfife IO ho j!eiiiprefo^4 ^Jtà,e dà huomodàheneffeuoijite cofi in jji€fo,cone ìtioffì^àhAcofàttArifciffAo^tMgjàgjitiltt^ch^ aefdccU^ over che ne pojfoio'f Perche uoUtejàferechi tue le f riferito, uè lo dieoju il ìiobi^ legloimae mejtr CionéamAndru Méìdwi, il ^él rJceiiette, olm il iiojlro plico, mi ietterà de ^i àgeuti 4el signor^ Hieranìmo^che èxgràtià^fer Jodirfàte àUé commifikne u^^r^^eimìjkuJJtUnrcfeMtioritgìus^ che uofmdo e^Ii /jre con tefhmeni , jouol/ cbe 4«cbor ne foffè bràdàto inSromento 4^1 Nobile ii^nore Thoméjo Soniti,procwàtùre Méàuejè.t ^uejto/scì per poter rn^ìo reyromte ìeuof^e g/igliofferìe^e fàrm coao^ere, che non um,m4 io j&n quello, cbtf jempreborice«tf{Dlfriy^o|te mofropii tardo, del ctrmìnedeì ^uéle eréUàmo coniemiti • e hen che ^ejto irnportà poco , mi péreà però tncomporr^Wle , che héàendo uoi ni f iieflo , come m ogn'oltrd cqfd il torto , uokfie eoo le uojtre frdpfole fdrui rdgme^Ch'ìo hàmd bijo^ di ricouerdrt Quello, cbe ho per» àÉù in piibfica , noi Jete in errore Perciò ch'io ho perduto uoi , il qiié]e po« tctt4 hétffr per 4riko , Idfciéndok ftàre 1 mi non mi debbo dttrifidre di fer^ dere frelfo, che nìmìo hiiomo dà bene uoreì^ fendere ^ Voi hàuete ben per<& dito qad poco di bonore, tt credito,che per mexodcl Signore HìeronimoCér^ daiohàiieuàtedcp^àtOje Jepurfitefi metitecdito^chefuihorà nonio jàpidte,9on fàJfaràm^duno^Ae uè ne accorgerete. yei^oàlldterXdiioftrdamdiiufi0t\eJà Mi Utif Ili iko.cVio in iteci ^ùm rìfiifi g^uféuntitit tuttf U ìiàjtK »dd term 9e ne /ai /fd^.li miid xìf^A de) frìmoiiQm»o^niìUquéUn^mfAr^^^ wentee^ojltoal parane, Je frimàìionmfoftì apicurétoài porrme tiforUifià ^tktoriétJklìégjikjtczà tic fdvmfedeU rijommjiigiem^ chdptir und,nedIciitMtfd'il tempo del^iepo/it/one de i dd!^dx\j^diXidf(mradf^\cotcedQ\ée!^edeM demret del tempo che fi douemocovSfituire te che pia inipori;^ de i ìiMJòprd i I rreT^rebk/mpdccùtos ^u^Jichenef primo Cdreefo^lij^riiur^croiiiptf^iiitoi òrbe neìficondoe ttrzo notigli fcmàdpertdmeiie^heniipdre hduere detfdZZP»^^^ lerniijdrecompdgpodfmiodifpettùt effeciMmenie^che hdueido afdr meco,egfi ne hàuerehbe bijognod'un bono. htd afcckiàmo un poco ìcfue rd^ioaU le (psdU jono ^ejteMejferOttàuiànomihadetto.chemeJferHieronmoC^riìdm rà.McJJlèr OttduiàììO mihd mùjhdtù und kltrd dì mejfertìkroiàmo Cdrddw>,nelld (ludlfi contetteud.cheuolendoiok effettouemredVddi/piid, eglìtenefiiUtoai come depofitdriofn^ dììdfommd de feudi ducenti :oìtre di ciò certi jcoUri di fdiod ni hdnììodetto che mejfer Hieronìmo Cérdétio iì^udìgidfu lettore dd Studio hd mdn ddtodeiuoftriCdrtélli itiFddod.qiu^eJònole premijje^pdrteuereepdrtejdliet ttiidponìàìnù^ht fiàìiohitteueret ér ouoi the fnpete di Loia dfcoltdteU c(^ìu^ JtoneJUqiiéle eqneftdJun^ueme^erLodonìco io nùnuogliodifj^Otdre conudfenon tnenéte dnchorweJfernitronmoCdrJéno. Che diduolodi cSchiitfione è qu^d^io credo, l 'hdhhàte ìmpàrdtd in cuciod: cVhoìOd fdrefe mejfer Hieronimo Cdrdéno finco|er4conuoiotterMÌiwol^bMf:^rf>enerano,neril/rocred0: oniù d^ poiiri cdcd^t dèojfff^ifdcef^fi heVhonore àmdnziàl Murchefedeì Vàjto: teogoper cetto^che gli jiitetn tutto dniàto fuor dime te^e nojiricordi di noi piti,c0«e/riiiii n^ui hiueffe ueèM. Oltre di ciòjfi io per non cono fiere m(t:ointrin)eamite H sìg^ OttduiMO 9 Otttfiruno àfftejpdt^l^uélc mwA^étefi iefimejftrogli iémnMfànojcritmrii ià meffcr Hitrovimo C^i^nù^ij dtrì m#i àmìti^òifuuramtnteantìonomcttn^f /e buoni fieì isiéri.echedtljft fiihiìo mif» che altrìUìtti hàurei shofjàto qud in MUnoùpoi fratti, che mpott4^u 6* f a* U conjcienic^ Jei/i jioJlr4 ìgaoxMZà, tfdaU ucrità ii tette ^veUecojè/heiotieHà tniàfierdàmtfino òf^ertoa mswtetierui* ^ VéiéfértiyifegiiteAàfuilàuréfwdqueì €$focheccnnkcU,LAfrìmà ieìkquél,etCt Non ui è altro, chele nérrsthuitcome io mi fouocìffertoddìffutàrefecoùJQiì uc^o imto,&àdeforrefcuài cento d chi fiu rìjoheé iequefiti,efcùii duantoé chiwe^ glio jf fortauàpifra li libri dà m eletti, pnr cbe udef^ venire dì conffetto de^ (^m diii.Vtdlfinedechidréte^omeiioiuifettrìtìréìto^érhàuetedisdettoduoim^^^ ìì cbeètroMoiiero,<7 per ^uc;|}ores}ò^ppito,come ji4po|^'biie/be i putti de Yi^ neffàfidwojtdtifin^ horaéd dccompégìdraiéfon di Idcini^e tdmhiftri,ferfin*aBrC'^ fciaMdfercheète^he ciàb«ief e fdttoftréh'io ne ne hoddtto cé^ione^ rinoùdndo nmfo che cditìhft cfinUtmai ^ cdifielle,uoMo e be ie confideridmo.ist ejfàminidmo wmutAmente.ejefi troud.chedkune di fiejte condii tiW /t4i^giuj^if,inlftile, e non dd bii opio dd bene jfen contento wifid datd ìdfentenz^ auntrdjnd per contrdrioje cidf% cmd dic^ejdròuederee^e giuilipmd^utilifilmd, e qudfi neceffirié^nonuedo perete non debbia ejjl^r cbi>o^iiel/o»cbe àlfrfrd diceudMoè cVioui ho covànto moU tOfmchidrdmente,&fiuhondrdtdmente^chefeàlìdfreienZàde tìudicijui héuepi dftretto é confejfdre dolche intugli i mei mki mi ad chrigdto d miirtenerMÌ« Hor4 nt&d fdrtiujegnentejà tfidte io fdcciùxheàurdfn d ^eìprencìfio,che comincia Ldptoudduoftrd^trc^ydndrrdteìdfrimddi^efle miecdutette, v cdniìlojè condì tioRÌJo^4leè,cKiovoleii4l'unoe T^ltro di noi depone^ i ddodri nò inVme^d^ ne ih Mel4no,mJ lelli cittd che uoiélegereftedldS^fiiU.qiicfi:a:meJlcr Nùoiò:ui |Mre un4 C4iiteildf uip4retfn4 cdmllofiui^ dnzid mepéveunó honeP:d,gidjtd{c qaàfi neceJ|)2rÌ4petitMHie Jojbo in M'ilino^uoi jt4tein Vitiegìd,je io h4uejfi dimandato che 3 10 noifàcej^tno U defojithìk! in MeUaoJ)Jiiri^e{^4ttiiiOr4ggjme Jiàire^chefpfitt^à condonmoti cbe 4uoi bijoperìà,f4rJ^jaff^€, okre diciò^ che y^odo bm^ the/ìouoìefiifar gàrbi^io,fer il /iMit> & c in U^àmJmà ^f uo| cojd/be uì ^cejjTe pi4de^iare )ijdlo,cbedi ripone hAure/p àcqà}^éiO,j\ cht tutto' lw(Mìdo,i^ io inJi€m€uìidìiàragjiixi€jfsààM clnnondeeJferelecitoAmefiwkndouoi^cheléitfofitìo^tfif^^ in Vm^id;fe tinto yìu mi de ^rc kcito,(^Anio ih tutte T^ltre co/è ui fftcio c^iudntégfQtfi à^ ìjtiete,chi il ioaer uoku4,ch€ noi iefontfimoidanérì^nòìn Vine^ut^iie inMiljvo^ \ùd tielld Cìttdìidìd (fidlcfi fdrldU ésfutd,9 tàìibo più c&< m,fÈVìtoféttd ìddisfiitd, il ViWcore)an;C44kropoirdlfU4rtfil d€p5K)nondepre^uidic4rc8e dld(7ucre|tiedlJf irne r4^ioni)e^ue$?ap2r trecdnfeild prima àìefetu)naóletedc:etìanwudnU9gio,(fà3doioue'ìuog^ cei^rejononjon ttnutod coaosdemeìofkl Mwi ^oStrà rta^fìtiom^md eyofiro ààiuiQfftm diìbofd ticKìlodctett^c^ Chefiu3hordimtiUdmQdìifutdrefdTÌzmà hotd haueudouiconadutoviKÀtìuàntd^ fettmcofijà^X/d iiscìetioiie^chevo^lidÈe anchoTd che iouì portagli ddnmia bortd, percbVo hM>id detto di rimettermi é uoi, circdàììJdepo^tione de i d4/Mri,debl>'iopfr ^eilodeponer/iyQcUj ucftrd cdjf4»fem pres intende inìuogo commodo^d dmhidoifi in wAti dì ferj(>ndfHwrd^€cio che fdt* tdUdisfut4,iacontdnaite fkfofiinoìeudve, glie uero che deIÌ4 ferfondnon mi feci woìto slimd »cbe uoi Veleggesli/mchor cbe quéslg non ui douea fMrer poco. Ld tirzà rdggioncèfchemejferottduiénojen'iitod Komd,eferhfiuaonfi potieudoodefor^ re idittariin VineoiéneUe fuemdni.Sicht in jommd non hdiàete Céufd di doieraidi me,chehàhhid ricBesh chela depofitione fi fdccid noin Vinegut doiàeucibdbìtdttt ne in tAììdnodoue hAito io^md nella CktdpdouedmbUoihaaeudfnodaritroiÈdrci m« Jiemc>: e dipiu ui douete loddre^cViohdtìnd ritnejfoa uoiXeleg^re U perfoud. Edi quiogni btf om ptio cono fiere, che fé biue^e brunito uc^id ii conuituirui dìld di$fatd, non uifarefte Qdccidtoédiretantefiirfanterk;mdfiAitouenefdrefterifobo. Velia fdrtndfegueìite,ld (ludlfinifcedq/jélfrìncìpio.che dice. Hd più forre non pdren* douiiC^c Voi ponetela mid feconda uuttlld/mer camlìofitàcomedicett.lJiquMeè, cWiotimMed d uoi, Veìettione della per/biuf » in mano delld qudkfi haueffe da fare il depofìto:purchefojfehuomoddfdrdittddi hdnco^fyappfohdto dalli MerriMitf /cnVi.ecOjfi dicono lepdrole dei mioC4rtfi/o,in4uoìper rrou^re bere/i4 ne/ F^ieer ffc|tro,uigi0igcte^b7ouolf^fo/e4ppn>h4tod4' MerciMnri)cri>H .delia Città Jout li fehàieJiidàfàrUiisfuU^cheiounjhitiin ài yer^gné^océcòarue fatto Urrà mìkìnAiciàffélf^ìio ifàtiiU^.héurc àtiìn^ widcofi pahHa^cnéUA ' tiMàUdu^firtroùMinoMeafpcj^giérmfcfM^ hScclo.chtneì Ji^mreétfinKiafnénè'unterzPp in ubò Città, ioy t non Jì ha cono/etti Zà^jcuii trtceito^uàko cojàdùfmo^ éniéte vftruétOtetdatofk, ^ìmJo U ftrjonànon bit dymri ia^ttmre uut^comejbtio ip, er di pui mi firii fétutéi co fi ad ^Z7P^ à rU nmtnekituttoa iioj dideporre idMari in wàiìoóc chi uoihéuefte uoMo^jm^^éJ^e àficire €h€ pjfefwfxiàjiturà^ ioìIaqusUfifotcJft commoidmentceficurémett - (OiTrmjrritrpcrcppjìjgltfeiiirfw àéVìn^ia, t/ioid Mi« ìm0,ftnefufifJriitocommoJÌo,gU hànepimojlniz^p^ficciofouitorimetttrc fi/i éémérìtitìlcttimii. Ma ueiiémouti foce di grétia, come noi uo^Um riéurrt ^nv^ hon€fiàdimatidàacéut€ÌUiOìicrc4i»Hlofitàcomeìi chÌÀméte,fnmà voi diteche io hocoafderéto.chem nonhéiìÈtte cctiofcefiZà in àìcunÀiete quattro cktà/muuà delle ^uàìi $hénfi dàfii là ihfuté fé per noi non fojft mancato^ tf pePtio che non fotrejte trouére ouer dffiffére imi per fona in akunedii^eìleja quàìef offe atta tfficnra per mì depofitom Io oi rispondo , cbt ouer uoì confejfite di tjjexe coji Micaceo, e dapoco, che tnurro nonni hificrià Vanimo^jtandoìn Vineffà,di tro^ uareiaciaf:unadiqji»elle cpiatrocJtù.perjònaa cih 4ccommodàtA,ouernonlocon* fejfite.fi non lo confeJfé^t^nziditeà'effèrehucmOfCome credo che fiate ^ di tro» Mrnr uonuna.niacen^Aa mia nenmaaejfeve una magra céatella, Schernente impediua io aborrimento . Ma fé fingete dfefftre cofi da mente ^ che nonfa^e jtoio haf^anu a cefi poca cofa^ ni Acoche fcté nn gran fciocco , fé ui fienfke far aeàere ta] pazii i ^ gf ( buomini da bene • Che dianoh egli hafieria che joib in un hofco,non ni ricordate noi chejete m yinegja, doie fono non uno, ouer doi, ma mille Mercatanti cbe hanno r^^ondentia in ciajuina di quelle ftattro Città ^ ctr che m vno infrante ui haurehhono dato in nota , jé nonfojfe b^ato imo, dieci o piu, in cìafìuna dì quéOe Città, in man de yiili fi potrete he deporre fuuranente non /okmcnre qf^efta picaoì /omm4 , ma amhcr una di àcci miUia fendi, o mj^giore • ììmanotatfLettorichegrantfauagtio,cheìne$tricahìkinvpedifnentoerafie$h^^^^ gli haaeaauéccatoatte^aUe.jeegli per cafowmfapena^ hijogfU^M péjftre lajtrd ia^iì^ormarfidéqfiaìfiiiogliàdi ^i/einobiliMfreiejnriycbeoiii in magior copia, fi tronano.che in aUnnaàkr a CiuÀ d'ìtaUa/oio haurei poi pomro dire, che opn eraperfmafic^raatal depof$timie: e qneftamejfer Nicolò farebbe fiata lauofira ulttofià.?om€mocàfo,cht in Roma béoefte eletto i Signor Luigi Ruce/ii,ouer il signor GiiidoAiloniiti:infjren:Ce, il Signore Auerardo, e Piero Siiuiih.ouero il Sis- gnor Piero AliiigiC4ppOQÌ:inBoio^,il signore dio. Battifia Gtfb^ei(^ onero ii Ji» gfior vincentib de Sani iìn?iùi, il Signor Benedetto Neretti, ouer dcim altro •» • • 12 àfìtJtomcéoiìopoifofiiuoktoinJiàreàìfu^ìimé,matt mentetncn miìmerìà hitiQ'lmondodàtoUJetttenzà contrAàion/ére^cvottinu^ umciiorr:* CrtàMmi, nieJlir Nicolò, cbe chiimcìefu^n'etriiouàdeìUfcufcaJfiifliàfreJ^ tifi fcuppre.Que^e uoftnfràffmefontdntt guffè, ùferà rarglio iiaftt à humà etera jo gli h^ueajcrìttotin^mkoulmerttecaniitionàto^ chcmM ìnlJérU fmjàto, cVeglìVhJueJfe acenMo,nià éàpoi di'ibu^iocberiM écOìm,cofcfii V\tximn re.cbe non ci uo^ioànòdxe per conto àUuno.jtforJiforfi non fi uole^ cucire ìéhoc* cé^li^àrfilemàm. Idl^Z^ mia cdotill a, oiKr càmllofitd (fome Ste)fi coMtene veìU Jegycnte p4rtt Mia u^ltré rhfófta^a quale éuràfin a ^rl ctfpo che commiià , Ma mejler Hkroahàìm ercXé ^u4Ìe càintcWé e auillofitìiCimfijte in ^tfio^ io iiofeiii che li frtjemté^ tìoìieJeVéUififMBtoieìteMfodtìlédifofitìoncieì éétiéri^ wUofitàMZi aitnàndagiufiA^iim^àieénchorÀueceJf^né.Dktmi unpoco. lìomi offerùiéadeforre i (Unérifqu*»dohàviJteeìettQRomé,w€rVifi,uttni€je ^p^U jfreJtHUticue delì'diiifQvouer {fiàniù hàu^e e1littoTÌreuze,o Bòkjgnà^^mifii gforuiéofo U deHAfrefintétiom^ékrimtritì cViohémefiiferAoo Vhcnare^ euoi àt^ ùià%4itAUuen^ìà ^vtn^ ^àgedeìòìdeìUfxefetitMionerfjofiicntocheiiotìè umofi JcìoccOfchemn utié ciò fjjff re 900 jblii w ente ]7onej|o,m4 4iirbpri udle, ^ oece^jT^^^ d^imeMyiofod'ondtfroceAeMexAUé^foirfi fiiiigtiMlo»Ji «olmni ivtf ndnir i'4» iii/o4 Ciiride dì omibre,e porrei pre)^ntJtione 4 ternato di ieCtrnibre. epoì éitt ch'io non hnntuàfàìU U de poji^jove ni irinpo^r perche io, j(^iiir4ido IVAnedeC 4 • U4^ifeii;es^ huQmini dà benefhopmteJutoé^dl ucftrd cduteU, & fd\fitd,ui jecetro» iiàtoconifnp4Ìmodin4Jb.Eiiiiede/hRodkcodfl tertnim diamstituirJiì^C4rtdlo f r4rrf ^|i òùnirì,il chtcmi poiiéiQfimxa MciinAjjfejiifermiìriJfoudetififotevaférctfJe éUunoiiuoitiQfi gì^ìhmcfie (kpo/iMf,^)i héutuaftrJkitoiVéìtroac filmato Vhonore'.ma dffùHm dagli amhìdoi.mìhdurefi^ dito l'^uuiyo d^iì temfo éi cemHtatrJifV fs élgiornoc^is dkikovno il tiM aanfofi compdrfoX^krohiium^fuéiiaffiéto er ì'ionore^ Cr l d^* rmriif^feàmhi doiji Jojihìoconsìhuit^^^^ héuntoloto^ E perche fsà^hecofi ciMtietìe il mio Carrello» e noti come noi h^ete wentho^ chevoi doiK/h* ejfère U ffìtno dcoìì^kmm,t; a def onere i déadn,con r.iìlle sìtre gdgììofrrìe,dàiàQÌ fiute^io del mio Cótteìle bo riportato (^ui d ptfro/dprr pdro/tf,qucllf pocbe p4roir»cb« /oro 4 CIO pfrrine nei je qudifùn ({utfte .ìltem pò di conslihiirji io rimetto à uoi ^ ifwr che énrriuió un niejedopo Id frefentàtmtmtlìficàté quàin Miiatto^conm/lronffrflo deìfmiijò.chedìcio ni d4reteMéiuàìéainJo,fiàdùfOÌddefojkionedeìdén4ri,ìiqM ììjéréfìno qnànrìììorrete decorre atich9réii0i^n' éìUJommide feudi trcceito,coni« ptìtéteàmetìdue]efiTìit€-Euog^os^ììitefidà,chech\non deponi iddrìàridl ttwfo prefcritto,ouerdÌM giorni dd pof.bdbWn perduto Yhonore . oltre di cih, iep^i ehi fiànoidàMrì,chì nonpiprefentdAlgiorììoordindto.hdlhidferdfitOiì d^po|ito, in» fieme : con t'honoeti (jc. Eco fi penjo che egpihnómofìdfodiifdito.di ciò wifàaé bifognoddechidrdre, ma fé pur ui fo fi dìcuno fi /ciocco e mdì prdtico,che anchoré intuttoin tutto non fojff chiArìto,egìicoiìfidtrdf che iiòhd'xejferirnejfodmeffer Ni» co^zdiprouedere d cojff mjì d^euoke dijficiìe,egliuelrefcriuere,h4uerid potuto rU mettere cfuefid cura é me, e cofihdurehheueduto s'io incoftdnente Hii/rrfi prouf* dutodiperJónàiJotìeddUdepofitiont. trJ^iogìihduerÌ4Òdoslì duuì^ giuiì^cétL lì che non hducìiio cgìi fdttoM dechidralo, cbr tutte le couditioni eràuonectjfdrie^ ^ àgiucMpime ,md e h'e^{UQxihduo\utodàempìre,ne (fitHemedltrOjcheuerdmenti e iégentìlbuomo pertenejfe dUadefetifioue drirbonor jfao. A tutto il ref^o deild upjlrd r^p(^iù,MeJfer ì4icvlò;non dico altro, fg non cWc co fu rìiicu^ /4.4 uederiiìfCome er^hrìuco^itidnzdre fl pdrUrc ai utf dho^chenmi ci hd che fere, e duedire^chernm confiderdte^che tuttdnMìdui hdper coumtitoefuergègnàto,^ fdc endo il costo Jdti z^ l 'fc^e ,come m pdZXfi ^ig^ àeie.e dàU rdg^oue dà per moÙ {^dì/idnofìdte le uoftrerffohìmì,pocoinsìatZìfifdrÀ mdnlfetb, A nueìldpdrtitd^ che ditte d'hduerefdttoconofccred tutti ìdi{Udt^titd,txqfidlìtdmidyi rifpondochi hduete woltoheurdggione.pcrciochefieràiittto moiri er^nodubbio/ chiditioijfof» jè maggior, ni ddeffo^tutti fon chìéri, che A mid compdNtione, uof jere uié men che utipigmeo : oltre di ciùffivfdWduoftrd uìàmd rif^Jkd/terdno dcuniychepurfipenm pujno cbriioi/bnemero,d'iin4 mede/i nitfj2>ecie, mi diYhordìn e be hdhhiste quattro piedt,ne il pelo berefiso,ini ben ni diVo,cbecbi^re:ti ^bMor/!iO| V èjfU 14 uoii r^gìm,conitf€tem,ncaìltMo,nùnèftie métKoieueeJfer' ccmprcf^neU definìtmt.df gìihuomini. /. ^ . i Siéimfjfer UkoìhjtJ^^ in p^ce^if dtenóett d ccmjeniarue.O fé furfm éun'àaiiQ, uimììàfftc^frùcio di uoUr ucmre À\Ì*éiiiiputa,jeconJio U forni if jU4Ì Ji uo^lìadt mei itiuiti i ni condeéo h jfofìàte fàrC ttrài fiujè ui fare ch'io hàhhid vmejfo a uoi cupa aUund I A\à fi4lc non fiate alto à froaederetiomi ofe^ ri/co fi me nedà reteéuinJo,dtiiw<^€Ìlo cdxicofofTà Loimco Ferrerò» 5EGV1TA LA REPROVATJONE FATTA d4Loclouùó F^rrir\/i)prd le ri/bbrmipublù cète ed Mejfèr Nicolò XMd^id^ iS IV Anto al primo^iond rniotcrzoVhduiUitfroposlotdìmcntc^cht un candido interprctr.e non firn àigdrbiig)iocom e uoifetty io poteuà in» lunicrc.fcrciochtfijà benttcheqJànòoJifAuné Jiinànòé, ìàfifàiimo ]douhcVh4hbUJòluimttieceJfàridfenonchtfi pofiiformàrt in modi ^IdijSferenti, e ikcrfifiìtn àìciò,hiufniouì io óechiarutonfì mio^àrto^ come io intcndeiiàlo Up^àgpno ejftre e^iiÌMro t & cftiéngcio , con ìe pertico^ hniéie |jtf>nonmJ hduenio uoi éatta àìtra rìJjfoP:d fopro ciò fftguiui che uoi hmetc couer trd due qnàndtì. due d\trì \n conttnudpropor* tìone.lì ch€ gli Ariihmetici fdnnodgj^uoìifilmdmenteyé' i Geometri niinonr/74ono potiiTolrouarf.pfr ueradimoflrarione^ancborcbe molivin ciòfifiànodffdticdtl Et (cVèiinc)ioriipeggr'o)/rc^do le uoftre parole uerrebbe/alfo qu^io.chefrd Luca^non - copie Geomelri^ma come Aritbmetico ne hd rettamente rn/^nato. ) Sopr4 il ^i/arto,tantopoeeiiire mettere il ?dternofiro,cheJdre)AH>nofìdte migliore pdro^ .; le, piufdnte, ij egudlmente a ptopofitot pur di fine di fine cfinfejfate non Jàperlo e, j per coprire ldu<^rd ìgnardnzd^nonfdpetedire éltro, che /ottounque/iro fenecotim, teimmo cÌ0^uecento.(^aji,cbe co/i come tutti glidnìmdU couengono neiranimatità^ ,, 16 é fìonàiwenojfer ^urHo Vhttotno non è il bueQefcrfi mafojti mqotìlcycoji mho^ Tà mrr i^li tiìfici & Vitrmo non posino hmcre unéràgiont commimc/iuaM al ic* htùiregji occhi, e vmémaìojér ano S ferenti fer altre cdufe. Méui hùper ifcujo, perche Je uolrie dire ìtuero^uoinon cono/cete Vitruuiofe non per nome. €gliè hen uevo.ch^ e cofàdà peggio che un^^finojfcmere in fiihlicoA'hàuere rifolnti trentuni quefitiytfoìuendoìì 4 queslo moioper il uerbonefeio, Ne|qitinro,iion tfftrimenti mijbdfs^te.cbf mi jkdisprf b>euiiOUi1^Uiv( ioddéiméndafii che ni* inJègnaJfetatteU fingile, ér egli mi mojtrdjfequello che ftgnificaAntoniusé non altro, lo ufàiiimànào U ragione dipartire ^n^l/i uoglMprOf osTa ep^jono» cbf fìd equUdtero.md no e^iiìdrguf^i per mezzo con ma ìkted retti, e noi m ìvogpiitfàdl fi uoglidBpìàgono, che propone}^ r^uerfirio.che puoeffrirée infinite ménìere, m'injegn/iteJoUmente,dpértirnewoféhricatoduolhromodo.fe hdueftcben ititefi Eìicìiée el qoélehéaete trdàko inurìgàre^nonfarefte queftepézie.percheegjliiiajn^ àoproponeper eJfempiouoìerepTOUdreicome propoftequdl ftuo^ia due linet wes ^/i|fi pofù t^UóreddlU mdggiùfeimàparteegaéìeallé menoreieglì nonufé una demcjtràtione chefia pértitoHAre é due Imre : m 4 uni ìd qu4le e commune d tMtle li nee ÌQegUii|ì,e co fi U uoftrd Jemo^rdHone ioaer ia ejfere commune d tutti^fì Eptàgo^^^ ni equilàteri mdnon^quìinpali,enonparticolidredunofiAofdhTÌcétod vi^fOmoiO'^ ched uoijtd il foluere md mduerfàrio il proporre ifeddwii^e l'im iti e m mtmtrihn ^ fnitòvùìhduettrìfolto<{ucnoquefito,óltrìmcnti fhdttiti lijcidto come gli dltripéf» \Jdd irrefolttto^ e nondimeno rdzd di cdudlloiche pocbopùi inte?letto b^irete^lMuete ardire di butarue in dogind con gli huomini chejàno^ Mìnio feshquefito dice ccfi.Termezzod'fuclideinJcrìueteJnw penMgonof^siUfr» ro^equidngolo. mquàèrdtotXmoio cheiqudttrodngolifocchìnoqddUrol^ mo^ntteld proportione delìUree lorofirdfe. Woidunfiejegmtdndo pur quello uaftro ordine di fdijidno, che hduete dnchord ttmto in publicdre le lettere del iignor Cardino aUrimentidi quelìocheuierano^àtejerit^ te, prima dite cVionel miofesio que^oueadàmjaido folamente cbe mi àefcHaiate Iti quddr^o in un pentàgono equiàtero or equiangolo je cofi /crìuete lìfdlfom palfù co,e contrd U ueritSconofiiutéìn puhiico, dìlche fi puocomprenàerecfaeHochedo^ oete hdnere fato ferdto in cdmera tr nelle cofe ofcure. Ma Idfciémo q/iefte cojèda pdrte,euenidìnoM4riJobitione,\d quale àoueude^etripoitita.primd doueiate con figura dechidrdredmododiiejcrìutreìì^adrdtofiel pehtdgtmoipoi doueuoiede^ molare cbe cofifoffeiperchefapete bene che dageowetr^,ec(ettuandoi prmcipt;& nm^dltracofdfipone per nera feprtna non fi imoftrai Poi ultimamente doufuate dimòf^rare U propartionede*undarea all'aUrd. Hortf . di tpitfte cojè uoi mn baueie fdtodkund.?ercì(Khe ìM>ihdue:eJattZA figura e Jdnz4JinH^ati9ne^^ ìlmodo della ìnJtrittìone,ll qudk potreìhe rjfere buonore pUrebhe ejfere fdifO, bdltà che per le pdrofe non concludete mente.Ld dimojtratìone noi «lite che fi féferfklh modkTirbf >■ fc ÉÉlW 17 niùio^ht mi mojjtròim mnfo chi Vetìhwtb^ni^ io nonjó e hi fi fid quefto Vetuorth, ftmn^uéwtomipdre un tìom^Jlé TéxìégìU.e per ^ueiìo, ionondccfttócU Ven* riiQrfbi ugfuAeéì quàJìrdgéofirmétQ nel cerchio dei iettorCf no u'ddner/ìiì poti erri lOfWe d uoler éefcriuere (pie due dnbetti facondo I *ùperturà del cìnpbmincrt^ejii pdJferAbonJiiore dei cìrcolo mdggfor e, e per coJegnète,iìoh4ureltetéglididìd féttA figar4fuor'idcircohm^^iore,coìnebdumétepropostodiuo\er fàre.^iche mipd re boiler* moiti di fcepdlij quali ui ferrebooo uint^dìini d fcuaU,e fete poi quello, che fi pifdud dc^u^ére fdmé^co dir' mdìedeìs. Cird^no.h^^gidiun de' lumi d'f tdii.e or ndmeti deìnro Secoiaò (>ourroignor4re//i',miufecop4j}i Jede'IniopocomHicn^ iof ra il duodecimouoi noti f die d'ìtnoftràtiùne dìcund ^ìl che mìf/ijof^ettdre, che ui^ ftétOìnfegtiàtodddhrì.Nondimeno,ferch€Jtd btoejon cotrflCodidccettàrlo,cmtJè Vhdueftedimofkdto,e cofi fief^o uieuedde/Jère ff/econdocbe kdMCte rifóluto . Il miotenio iecimoquefitoèdì heìlifiimd^esf fntrduigìiofdf^ecuìétione. perche rifohtto bene^dechiardìljbiiddiHentodituttoquélmirdhìle {|lr(tmen(»,detto PA^roidtìo.Md 4» to^uemtnUttotibrocheéieiotrMtAjJeJorìJ^ueteJiceni^^ hdurejhe uolotouedere^com Vhauereìrìjoìuto h. ttioui dico, che doueuAteumre Aia àsputé,che Vhéurefie ueduto.Mà uoifu le uofire iimumerifÙi' fézzicthéoett uokiodim(fr4re,unpocod\Jàiiiezzé^ non Ufciéruelidgoioagere. egìiè ben nero, cheuìjetefm itmmiàto a^enfire.diiòferuàTewiàfémm iell'honor' uofiro^cou porre tie' frcntif^iti deììek^rtriipof^e.cbtììaueìuterijUiitoì? mie tretìtimddimétì de : U maggior fArte delle qiiAÌi,app^tid hdnen ojkogimrJidre . Mmioquarto decimo quefitOiUoirìOìì rispondete cofadkundimé^eomtfttriofoementes catto.Jakate ìnfrd Likd.euaneogiétt una pe?^^. lónon uoglio dnfntére ftrhora fé fra luca tJdfilhto,onofieu àddimadocheìo corrtggUteMonhogid fàriétocon voi Greco ne UtinoÀépoi che mifcrmesHjchcnon intendete^màuólo^e. tf hoédéh ^dnddtochUréme te, che propago che fìé un triégch.trimpimto ai ^ dd qué punto und ìimd^cht tdéiàffe un ttrzfl ^eì tr^n^lo uerjb U puntdy il che non hduenJouoineFdtto^e dimo^rdtcdnchord^Ho iNe mietrentund diménde. A\ui^efinio,uoìditedi nondAreAÌtrd Vff(^d,che^AUchehAueteÌAto,A\ q^ArtàV Al tertiodecmOyCioèchehdin'efkeuohiooedereiCOmeVhAureirifck^ Siche,mì ponete itiungràntrAuAgìiotponendo ne' princìpi delle uoftrerispo^eper rij^briii qiefiti^A (^uàìipoi rispondete fi oé\glhff Amente Sercioche Afgr mfodelntOiprebbe forz^ìCheogniuoìtAuidefii deìpAZZàrone^ehàlorio^per U tej^d, w a non e mU ufAnzàingiarÌAreAÌcuno,AnchorAcheottìmàmenìeìomerìtAxome fdbe noi. Imperò dirofjldmente ({nelche ccmfefféte uoifteffodoe^che non hàuete rj/bluroil ^ue/ilo. Del uigefìmo primo noinon pàrìé^ neWdUO^rA terza rrspojtd, wa ncfl4 ^Artà ^li b^ vete ddtA buonA rif>lntione. perche fé ben, dtìle^i ^^ntìta^non hAutte troUAtodtro che dne^hàuete rAgictìe che le altre (fkiAtro.non binno hifogno d^ingegno, mdfoUmen te dìjAticà. Bglii ben uero,che uoi bdnete tAccìuto il modo dhàljolntìùne^percUui eràfor Z^fConfeffaredl hduerlo ìmpàrAtonelfdtti mégnd dei Circbno t pur./uco^ jnefi uoglìAfo ni concedo cheqne^ è il ^Artòchehdn^e rìplnto^ Coiaio dUigcfimofecondo.Voiprimd dite che non iqìiefitoda MothemAtico. A cbeio Ili rispondo fCbe, fé per un Màthemdtko noi intendete uno come ùoi je re, cioè cbe cons^ fnmi tntt6'ìtempo,dietrodrddìcitrtìdti^cuhì,& dkre frdfcherie^noi iMuefeniofto ben rAgiotte^iyuì prometto, che fi amejlefiìl pr emiérne, pigliando eJfemj^odA i cifrri d^ Pilegixndrojiùui cdrìccdrei tento ài réàcì^tj rdudneìti.cheinwtd uoftrdnm wdngìdfk àltroMd.fepermtoMdthemdtìcointendetew^bnomo ttcrito in arìthmes tica^C^omitrìà.AfiroiogiAje wuficA^coniutte Vdìtredrti,chedd tfiiUe dependd^oi come cTAno tutti <]udlj jnri^iii^c hogoididkuni ne fimo^ì le iue,h.i,ta XA iiffuìi Mchora effe, eràdk lon^eZK^ della medejtmé apertura ài còm Jp^ffi>Jeguita,per Ufecodé conmefea^za, ebeìehe lìnee,aji,tf^XtJòno^gfi4i» Del te^ 0, uro le iue \iaeéA(, tt .b.e, e* compio (0(fiRKif(roì^Uìitied,htCj[oftd^e,ftfdcenìoch€ il ponto d^ Cd/chi dalU p^rle AjùttoM moiochtHtrìa^QA^ftfi^ li mecky^^» mocon il mangolo4,b|C. 9ofcia tiìò ìd linea JìaU wéecdfcherddi necefiìùjp ptd Id tmed d^ft ouer dentro; auerdijuo^ re t Sid priuid checAJchi^cowe ntUd pn< ma figjurdjopra d,f:dJlun^ue necejpifuu mente Id cdfcherÀdnch^àfòfr4;f,ai dU trimentìfiffiiterehbe che daelinee rette cùochiuiejferofuperficie^ cantra l'ultima pf ritìooe. Adun^ue^perche/ecfuelÓMe/^ d,(T c^fiMùgudhJigmtdferldfecùn àddìijfitye^Kbe i due angMe,é4,&e, •-fi i,dfiuQ t^uaìùcVè il oropopo. Etje la linea ò,à, càfcó dentro, come néid fecotiid fiffW4.?aTÌmente perla feconda di quejte citata due aokefig}iita che Vaagoìo,f,d,a, èu^aaleMì'an^oìo^fAd:(y l'4qg0loe,(i|d,d{r^ngoioe,d,d: ^fev con/egiifdte^per lafecondacommuneJenterìzaM^oVaagolo^d, à tuttoVaagolo a^cVi il pro^ofìio. ftf^c4fcberàdìfuorì,cQmeneUaterZàfigara,medefimameììte,per Ut jecondùdi qu^eXaì^oìoeÀ,a^iugfiàleaìVangoìoe,a4 ^ cirper Ui^edefima,l'aìigolo,f,dta, aìVangoìo f,à4rduD lo/il quale per ejfem* pio fi a che tagli le due linee a,h, er a,c, prò* dotlit in lcgo,ne 1 due ponti d, & e. Io pei, fipra i due puuti^,tf e, fecondo la medefi» ma apertura.defcriuo due ciVcoli,! quali fi taglino fxa tei-' ne i due ponila, effXco^'^ necejjario, per effe* re ciafiuna delle linee a,d,tsr ^, e. uguale all'apertura del compajf),) Pofcia tiro la Us, neaaf Jia quale io dico ihediuide Vanga!lob,a;C,permezzfi^ P^*" prouarlo,iotìrole due linee, d,f: do Aie tnarm h\à,df.&a,e. /• B pciclie ie duelinee d,a.^ àJ[.deVuM,ff^no uguéliaìleduee, ^^JéfÀeWal. troteUbaJéJ /. è agfìoié' ilU D % 'Jll UfeJ,e.feguìtd^erUMZ4Mer {i/econJA mq,tt^e,V4n^aoiI,^ cbeU/inea e ,^-yi è^u4le4Ui Unedd,fJt^iU ìpir là fnmà il 4fiiqke. AtUlufe 4^./i4 U2^\ù\^élUh^e àJfiU^ViiagAoà^à tf,<ùtm^\oe^à .^.P^Mi.pertbe i cfae Uri i/ j 4.(!)r 4,b.)bfio u^u4Ìf 4 1 due l4ti g i .&* 4 h« «T I4 bf^ >/i b.è ii^ie 4II4 b4 )è^ I h ^Jègftttd perlàttrtfi àifj éfiiuwAt AVéKk^^g « 4^b, A<Ìtfn9icperl4/^con«i P^Jf^à I dimèeaió adjatnddi (^UfermezX9^ t7 tigHUÌined dje.nel pontoe.poi tìroldlined b>f. pofi^9ff<€ndocentroìl amtoe ^^efcrm^fecood^Umedefim cìrco^ k^^K.il qudle tdgUdUìined J^c^nelfontOtf.tstlrold linea ej. txi^coe/fere fdito jj f/ropofitOf^oicheUlìn^a dfbtei^uàlejd a^f. ter prouAtìo,io juftr^ pongo i( triàngolo ^ ^b^e^dl in ingoio d ,fje . ritnà^erìào \a linea djefofrà fé medefi^ md^txperchel'dUgilo b^d,e. è \j\gu/deMfdagch e^Aj.è mdnifefbcbe dph.cdfcherl foprd di d tf.se àdm^uc il ponto b'Uerr^jbpnt il ponto fibdWdmo il propq/ieo.per rottdudcommime jfentenz^- EtJeVdàuerfdrìouorrà iire^ chedrriuife non findi^ìf temente che b , e ìfié dou'è ejiio àroìdlmeAjtjlfin' Àg^ C^cofi^ejftndo già h,^Mgiià * ledi etgfegéreihe che eji. fojfe ìfgidle dd e,g. U pdtte ^ dì tutto , ch'è ìmpof itile • Il ^ medefmo inconuementt .Jes> ^uird^iidenJodirf che,b,cd/cbt /orto //ome in b,di modo che e,hjuenghì dd effift e,b.perà che co/i y^ebbeUjMrte r,K. i^udle^l tutto eh^ch'e impo/bbile.f ecji 30 hdhiiémo il propofitù. y^Uferchepo^ebledccdiert,cheììcircoìo,e,Kjefcrhtofecùn^^^^ dei com« •pafi.non tagìiàffeU lined d/. In questo cafona éivàitrei cUfctmo de gli 4ngolì,a i fetmtzzOjtanteuohe, che H circolo de/critto jb^ra h.t^lìajfe U lìned Afe piu mcinà.fdcenédlaugualead 4,bJPojcid, farei là ter^à uguale é&àfecotidà, e topi à^ ménc^inmdiìo^fn' atàntocVioueneJiì alléiined d,c.ìifAndofempreldmedefmd£s^ mofirdtione^yio hùufdto Sfoprd, VìmJecitnd fàrUsofrdundddttdlineaJdtèun trtàngdo.dìe héhhiégli dbrj due Idtì ìfgudli infieme.(^eslofdremodgeu^mentèidmìàendo U idtd ììoed per mezzfl* per ìdfntìtdàiquefte,tTdirizX/'f^àof^dH ponto di tnezzoiMóperpendicoldre, ftrldfeftdéi (fiejte^<3t dipoi .giugienàodmenàui: VifiremitddeUdUaeàdàtdcaiild Jiimmitddellaperpeniicoldre.Ld proué è cbidrdperUpritndèlquefie^ 14 fii^d àaodtcìmàjdri Idfeco^Aa del primo. Sid proposìo il ponto d^fCjrìa lioed b,cAo uogliodMpotito dttìrdreuttdUnedìi^Aleédld liued htC.Vrimd.tiroU Imed i»bé Paf(\dfoprdà,h.'ptr Uprecedenìe, io defcrìuo il tridx^clo d,d,h.cbe hébbid f due lèti d,d. ^ffir tirdtd ddl punto ^A.ld linee d, f. uguale dlld ìiìieA b, e U Smùftréticue è la medeJin{A con ^ell^ del Theone m punto . Et je'l ponto fojfe and dell' eftrtx^ wfti, fdrciìl propofito,4f lo dinufirerei JoUnievXe con U deeimd et quejte . Et fé fojje neìld lined if^effd : V^rei , Cr éimom jtrereiilpropofitodlmeiefmomodù^^io ho f dito difoprd^percioSeegU ègtnerdle. lÀ n^rd decìmd terz^ firi U terz^ de! primo , \d qudle^ per la medefimd uid del Theone, fi dimcf^rd dgeuolifiimàmente.con Vdiuto detta precederne tf éelU decimddi au^e^ Ec perche nelìd decima fefid,decimdjèptmd,dedmdoìtdUd^decmd noné.w^ejindj tf uigefmd primd del primo ^ non yijEtppone)^ non deHfprecedejih, ^ ^^/^ oltxd quelle, nonfifiippaae Id petilione eccettMd,Jegmtd,che elle fono dimo^ ftrJte fecondo II nofiro fiippofto , erfóxdno là decima tpidrtà , dtcmd ,/; \o tiro le Mi ìioee, ^^^ tfA,ff tràìcovàns '»^ofM.tf sefeì^»M€d p4iWofo,4.Pf rcioche s Jiie Uii/iji, d, e Jono iigiwli é i Joe bl/.t;/, tf h,gi tsrìa haleije^dÌAhdfe,f^Aiim^ixjperìdttrzfi^fdrom4p^to,u^ij3e4(rdngolo d : ^j&prd^, uno ugiialetf,d.Ft percbej»(r(4 If.diifiefiejjli dngpU d^0 d,/ononiHioridìdue ìtttì,ànthordgìiààe ditali b } Ctg ì fono minori iì Agretti : Epoi\ per/a peflulhmdcommune fentizd Cnef Greco)fe due linee %chefdnaoipreÌ€ltidngoììid » b 1 &g ffivio uguali frd ìom ro« lopofciid^poii^ilpoDiobyy^pra il ponto a,Érfd ìined bfgtfiffrd d^, ^per ^1^ bfgt Hguale di,dydy il poUù gynerrd giusto f>prd il poitod. Etpercbe ;i2 Yàn^ù\o,h ,èugiìAcéìVAng}ìóà,fegvìtd uheUìmeéhffjCdJcherdfofrd Afi.Sìz, nulmente 9 perc/)e Tiigolo ^ , e ugu^k ^11 angolo ài U M^ug ,^» céitrÀpprd ìd li - ned d}e. Adunque nectffàt lamette il foiììofiuerrddl ponto e fdltrìmttìn ftmrehs. be,olApàrteejf!reugualea\ tatto, oanttrd dìU \$. di <)ifefhf. Se^don^ue ffCàfcà in e^ fard ì perVoìtàuA com-muncfenterìz^ >a ,e >u^zJaIe 4 b if-Hord iunVItra^i/is fd^ptrpoiìgpìl trìàngi\0h^f^g^dltridnlOÌQà}d}e^cìoi fonenio il footo^,j6> pr4 il ponf04 ,li Imrtf g » b ,jbpr4 U lined J , e 1 ^|}fre Vj^CdWà Enei b.j/t m4 di/bprd fu ^oncMu/i ^ ^be /i linei i>c »rrd t|gi^e 4Di nrfde;/imi b > /• Adun^ttf per ìd primi cif muneJenteifZ4 ^à^tìtfdt cfiM ugttdH infume ^ ch^t il propc/ito. Potrebb^ i ncbori/eruire del mede/imotrMiigolo i > d , e , tmig'nin Job nuóko e ipprd pom à /e mediamo» di modo che d ìfuffefoprd df^d »jbpri d* B cefi fi conchiuJe il propofitopciitàmtnte^inmtrdttofólo. Lin(i^ria7/ìrìU.7.del primo ydimojlrifi per li ncftrd jetcn^ddjeccmàoil nodo d ri Tfceofie. sr percbf nrili^ 24 .2f .j) .jz.p^r dimo|Frirlej non jijSippone ikri propo/itibne t àìtìe giddmojtr^te^nenìdì fuote di quelle fi fièpponeìdpetiàonteccettudOip^a^e in» chordfono^mcflrdte j e fono (enojlre zé.i^.)o. e^ 3I . L4m>jlri32.j^r^/i|%riin4dW primo, liquil fdrcmodgenoìmente^fdctndo pirìmàvn tridngcio equììdtero » fecùoaoVdperhird del compdjfo » inoonto %fec^do 3 maJoiie /i prìmddparep> Eudide.Voifdctndùptr li zj^.ii que^e,foprd Veftremiù ddl4 linei fropcjta kieéngAx fUgudXx 1 ì JuedeT n^o .gidformdto ttrMgdo : cheto/i ftgidtdrì ,per fijKdf que/ft lil ^erzodngoloeJfereagfldledUerzo. Et perche,co» me conjliperli^^xondidiquejhf :^li iigòli del frimotridngolofonougudUfrA los rOijirguiti,cbeiiicborigIiinjdi, e, et,iK^/iò dà A, tirare IdperpenèeoUrefoprd h,cPrìmdfieriipoàtùà,ferUy>j& ^leftejtlronndequìSfidnteÀ b,c>qiiife>7i i,d:Diipoi,per(ió.diqiief^^4>(port9a,df;£ é rizzo und perpendicokre jSpr A 4,d. U^ui» é !e fìdcht cijchi/opribtcnefponto b. ì>i(0, ched,h,èttrpeÌicàlórefipTd b,c. Percfecbe inqtfednchoriringoloìr, èrtttoi&là ^ f tinci i,bf erperklicoline cb'è ilpropo/iio. ■ ■ ' Ctferdte(prt)cedendoper(»'dini)flei(edfmo|lritimn^^ cbejdnaddDi jX^/in^il/Tndei primo 33 frimo^tiHfi ^tiuefcnùiid^iiìiìmùftrM.fie mai fuore di {nelie/iip U peti* iÌ0Htcc(ùmU.S0jf»ià^cheh4}^moftiaiìdo il n^OffOif^toà'utu^rAtomìv't itfn^itjidk^oftrànDntditutteìeprùfifiti^ fuffoaeJèttwMeMéiiB^rdtejnciudi fuott S \uAkfìjeru^dt\\à perìtione er < cetro^ttt^uìtf^cfcebdl^kMo Jtmo|b-^ro fecoftio'AniftroJapfojlto tutto II fecondo (taitmndofétimé)à qiàileji Jòn^reripM idbhàjjb.' imlmtate tfenhe ndte dimc^réàm dtHt frmejèiai id ttrzp • non fi fiiy^fo^ oejèiicndiHepéàmojirdte,n€maifa$rediquetteJippfOìteUfeéi tA))àuremoaMchor4ftàdleftrdime^r4teordiaét4meute^ VcrUmcéefimér^ime,hmifmùéndfara per dhnojjtrét», tfÉttoil^mìo, ìl^uàk fende dàftmàttimo. hora^j^rfoUTcikMfrMelàiàgj^màfecokdddd prìtiO^rlirfErreiBJl okitttf àéfe» condo,ijVéìàinz^dAterzOf€nec^flmofjJfrreneìj&o. tari qaéehàwremoper iimc^ràtehfrìmtéoéeci ftcckiù l Wmf ef niuJ^de'l Thecm.fercioAcne^Ahr dmi^Té^mi€^ nonfaffotigpnùftiìoategiàdìmi^rM. ?eri'im^rdreléét€Ìméierz/i dd fc^.iitrdte fremìffejttffoìfgoancharù frouét4 UprtM^cJdfcitr(ge/iifi4pr:mtf Hel ttrzo.la^éìeimhéhtfùgnoft non delie óiteceimigiidàmA Sm^jjtràte. Si^miAMifiekcfiteliiKe j,c^t^c,b:fraìe ^iijfi i'jlrmoirflMMriiefliMprpporrioiiile^ifJutl propofiroJj nonmuUreVàptrtaràdel compéJJb^Pr'md ftrìdfefia diqu^.iodirìzxpfit^^^ puntD.c.iin^i ^inté perpen* ikdéreini^miujié<{aùkft4 eJ.V<^cÌAtkoàil Y^ntoéAéìioeaàJ.itidefaità.dd Uqtiàle tégìio UVmà é^.ddfU iiir^pertìir^ pfopef.amidtì cùm^ féffi),& HroUliiieàh.f.tr IdUt. fm cji^4fHBàe(opnMiaa^. èco/4 €hiàrà,fer ìéf rima f érte Me tvigcfiméi fTimà dei t€Tzo,tf per l'olt4K4 del/rsb Je .4 c,m« c(^ perla fiurtv Jel JesIo,c,g.4c,l:44uiijttfper(4 il.de(^uiiiloV.4(l c,m.coneK,c4^'jl.Et per l4 t04.d4{^Ml iio(fmoti>4iTf4cov(ii^iite4lcnxatod|bYb.PrÌ04d4tpotio4.riroper i( cef|Cro»il ^udefìd cAdXìned d^d,cjb • Fo/tid^fer Id decimd terzd propo/iiioie del tnx^j ffddmc^rdidfiruodoldmeiidpropòrH0ndleffrd b,4|Cr 4,d,/4^ii4le/f4 e,f.j6prà ld^é\€,^rldf(^ddi qt^ìnìrixp d ìd perpefMÌcoIirF f^^fdU ftxUdecU 014 ferz4 dt ^wfteuffiét àc4.Pci tu roìdlinedCA.tperàìt,ftrlditdm4 Jeldmdiei^stoffddimej^dtd,ìl qud^ drdtodelìdlintd e,f. èuguAeAlwtdn- gob cMiCfnuCo d4 b;^ -^ d,i. gioogm» doddwidfdrte fi ij/iddrdtùditd fìvca ^,/.^ d4U'4ltr4 ti ^drdtoielld ìined Ctd.jdrdno li ^dftfti deOedve foier e,f.£r f^^igu^K ^t r«tl4i|goloconre«E nato dd h,d,er à,d. m//fmeco1f ludm ^todi a^.Mdil ^dirdto deUà Untde, yp.èiioii4le,per l447.delprJno/i ^ dr4rideUe 4J fphJàmìiitnd tf^h.ft- gjntìt che i,f*fié U wàfii^ md, AJosque per U 2f . del f Jà Imed i,h. i m^gjorc à K|l. lo aàmifiefcr la fdgàdt^étùconeicìraiiod, ffi.attdbieàuffuikà Kj. fi ^ttiiie JÌA fn.o.dt modo cbe ìw^.fìA iigfi4le i^LOT tiioJ K.p0fHiper ii.(^^.rin> il éidmdfo fjn/,q. ijfeni.ffr. làif.dA terzo ^diimeftritàjA rdt0igùÌ9conitii^ddpjtuifn,qMguitdl contemOodamjì.cr ìifi.àoè d cMtmaoddUfùt Kxioc di ootìtenatììdd h^.0 f^d. chetatao udle. per là dcdmdJÈftà dei feslù.Bperdù.effttìào p,q usuile d J.h: i anchcrd q^. i^iule d if.tr n,fMPiuk ad f,h:tycùfi e,nMg»dledd e^fTirafti UtiMed cmAj^iudìe vecejfiiriénemèugidiedd e^iXdlmente cVio ue^ ad hducrfMo il trMi^oto eji^nuii tre bwe i^imIì Ìdfi.e,f. trf^g-àùè di tfe Vh,cbe fonondU nteae» fimi froporimedef ette Unte d>,«r c.^ adunque fofrf rij^retmtà d^Qdtma ^jmn ìuifdìtrà u^udU i ^tììd^ferUttigesma^uitiU S qpeSte^io formàrò due ^^If uva ugikife dà ti,€, m.cir Vàìtro dà n,fn, e.figjttt;dri,clìàfofra ad d, b« ^w»^ •li oanjOfrJ J^um u^4k s qu(B4,fn U leige/ìai frimà di Mt^ . Ju formM UDerMM«lo«iaMDg^, o-peitwjw U ^r^i iA /«h) dt W proporlUiii a ttìM^^mfiMM!« W, ^ ifjiMle Mìa liìiài d.K.Je^M , ^et ìdfiiotiéà ^rttdeìlaiMmàfMimà delfesh.chccoji cm€ d^.eUaanAordè media froyortmàkfrdt a/o. Cr b,c. Percfae danjiii B é»e triangoli à,h^. ty à,b^.hén^à\xt\à\i i.b.ÉT b,d. propjrttaiijli ;/ ^ Aie d.b.er b.c- O' r^n^old b^rommmieJfegL'Ifei pfrUfiftjielfesh.chefmfim6.tj^m^ é.i.cofi b.à.à d,c. Aéai^ae hAfv^àìe àd,c.^cofi d.c.à c,A.S0M4éun^iie,^cr ìdfeeondA di ^u^e.gH iff^lì c^.J.c/c/ti-tfgi/Jli. Et, per U trigefimd pnOTi di qu^ìre.Vjn^ìo d,c,b. t doppia jn'4«^olo d. AJwt^iie, per Id peonia di qu^e , ckVj^iino d^ iji Wdi , n.b,d. cr 4.d,b.e doppio ali 4n^io 4, cb'è il propo/ico. /fidi rutto il libro* E^ por remo non /bf^mciite dimof^rtfre le propofitibni, cl^e nel Icsìo greco fono sttrU h^kcdi Euciide,€Ìoè^Nede i primi trt^d libri .-ma anAocà ^QiWe ir \ duf \\\^i jegumtjCÌoè^ùAmàetimoxjc^uiìi^ cinte tju^feejn.bcra.cbe Cdmpdifo hd gionto^ cbe non ji trucuano ne neììi resiti Grechi, 7/^ 4flcW4 nelle trddutticni de gir dltri ? Le ^uilf propo/iMoni' foao itoodimeno molto »it*i/;^ ^r Jl jipfL'n^onocome co/cgìcìdim formi^rtuad lince doppie àWdffttgnLiel xcmpé^Jùprà I4 qudle ÒCs^ Jcrhcnm^un Jeinkìrciiiù* Poj^u, perii iuoifamadelfnìù troutr^oo U i;iunjvf idìikÌo il trMogoio oitlio^oaJ9 nel/rmKÌrc9la.Vlrijn4ifieote^d4Ìl'(|Fremittf delli lineà,fifrd h ^ude tiolemòfac VcffeMittf tireremo j/ad uguMe il liò:> ietermÌRétù, àìefdccid ftr U u^ejmd ^mU di ({Uifce un'angcio, i^guilf al fio rìfifonàtoìe^ mI triOMg^io gUfjtxo nel ferniarcólo.l^ofci^ comt^endoil tttZflUtojÈri fdlioìl prapofity^ perla fidati fcsh,fjrldnQiìé d^ quhtto. llfecondode^i itfuertinietirì è, che o^ uaiké cbe occorre, di uA-pcnto fignato ìn unj UnedftìdxjreldwcJ^prOfoniùìulefin* éSbiàtcQnfittnxdfiQi lojfdresimJ, per ti decimi Mxi del jcsh), il ruMocbd noi PfMurmofii dicbùritftyjeii:^^^^ /criuer; tffrro ciVc oleiche ^ueìio dell'aperrurii/s^iùC* E coff è frouAio»uHoEti(lJde,/olim ente eoo ^'^^ prmcfpi\Mlutiado Ufua ttr^i pemione,{iiiif/4cheJicd,/oprioMt pimro^jfcriijere un ci$céo.pcùuio Tip^turJ del compajfb,^fsì^fìétd^ec0l»io ìTuokrddVjA$6TfyrÌ0. liori,me(jrer Nìc^)ò,HitteodVodi»i^4rocuttele ^^ ftoD mutar mit ripertiimdelcompij|]fò,prpp^imi dtfiridiierf2irìo,iioìaedeArcbe 1 uo^riprmi fette ^ef:^ifiMrifo)ai,ììe' meuointlàechnoterzjiédàimàniùte,cheìuaerd^^ de (fidli il mé\ggiorefirùfettefimezXd^fiÌM'fi minore .ìdtì nel cìrcotodei'^perrurJ. PojIM^/fliJll^rMng(Hodl^rel^nee•ll^4Jfltto]Ml(^if 4 iij4 fecMÒé a.^.cìéterz^^tte^ cùfi^ftrYutdmà Mfislc.tàl triàngQlo hóiìtrjcre dn^(allijit*qaà\ijènofàràZZ.tjàmc7CXAtiox.^7Ìl tniner ^Mm^uoì aitàndtiiàte. Tpftid^joomihodcttoJiijoffA ifgHdUrì diie«ne> loper Th^e:lifchttdtfarkto1^dnofMionì 1 15 .jìj l e^uinooii/ /, t ^ ^jeinr^a rc*^ poA,c:rp^^ 40 c^fftolo,reiu{ecbmnfinfiire/, io jÉrprn cì«> vogSoàirt brinemeiite hitto ^ìejwtBadtr.e^A04eSerijQtttaaiJrèWìograii :8^» C7 ùibr^be^jeootire uutéfrj ìduefdfàìkUJe^Vi Fimd pj/dperTh^iljDr^nodtfirecittmotKilcMrjli) il jcrffn/r folte grilli ^« cr ( Wcip4^4 per U r^ione Agifimbà, ^ per ii Pra^ promontorfo^Bfdno J4I e^iriMtùifpaerp il po(o4(k'vir^ia>3r^ Ji lo. un ter^cot^im du«JeclmaE^lwaleP^olelne^ iniyie^de^rit^ meridijni rem\^ir cbr/ld fiintopHiyi pap/mi/f ,er proporriouti 4U4 éijcri^knt f^herk^. Sàfpitt» Jo jf Qe^oooiv/inite' ndldmeérfimxfraf^rtmezcfHoeférA' hono ijo. ifS.^ lo^.) I9 ni jk^p ìn/^ntfrf ^sbjficntfo, Figlio Plo^me^frì tre numeri/ non Mtruocdó ^be co)! come tu ^l>era il piralleloper kMì i loìiM déVe(^mottiàk gradi yi eque^opcrJhyleu'è l<>mnù fyaif^àììàìorà btùMÌl ' p^r^lfeto ftr Rhoiofu^eloi^àno ddtt^trimottùAefttboài y6:tmitùo por Thykàjf PtrAeJlt fante htn cooto .n^oueretc che dà y^^ y ìf.uìnejiimoyi.ts^U su 1 if « tfnejbmd^j.Hor^Jri^ parche rogmee^b'/dcej^ g»f.difMo^i 131. tm ter ;(o e/ un Jnodecimo lo fere percfae iM^eiio dtfcmerc A parjUeb die p^^j per jètttoni I If ^gneikloiieiejedeci^iff r:&o, un duoieràKi)|^ u^/duo.uKur^ rcr- itOyC^un Juodec/mo. ecoji h4ue^el4 réggioae anchord dzìU pWmip^ìré.P^ch;' egl(pofj^4Ulioftf G.E di Jeitkii^^Mfà^idàtoààiLìJj^ctitu:^^ ne. 41 n^. Percioche f^timào^ éieceotto irthau^Viaid tst V dUrA^ATteM fàtàWAù fer TbyleJcconJo Uproforti&iieA'^i ha d ineridiino,e poi tkaiù U Ihutrdnfz mfùchz itUmina ùlonghezà MàJigurAjdld tà^ìiàdì Uogoffì dutoMefit» tioni^. che ììf ùnto G.fà fvejem il potoietfentrioDdU.u raggiùiiei,chte^lì e Ì4llà fétte dtlScitctitrioneXj cefi comeiìfollo^ettentrmàìtèfàUó ii tatti l » TdMititUà f^herd^ijrd'ogpl intornougjadmtnteìonUMiA cuJcvMàe ^udiuff/i mpùnoil p^nto OMestìndi tutti i fàtAÌAufU dà lorou^iulmente ioiibnio. citte di ciò,co/rcoiiieìnjj>ber4 i mrrididm^pdrtnido/fi^iireij^umotrùleyiiitfnd r^jlnrls genica poco A jf òca, fn* i tdntocbefi congiuf^dnomjteme nel p^Io: co/i anchatà nella fi^utdfUnd^bitteìeìineeretteàìeriftefentànoì meridiéni^fdrtenàofi d^IlV» qmWuIfJi uénorejtrìngendoÀpocódfoco^ftf dì fétàìleìofer T/)>le» ér'cbl più ckrd fé frod«ce^lifttec0iicarrerebbm>]ieI ponto G.rtittte ^^pnoktàgfoni cbejl ponto Gj-ipre/ioci il polo Settemri^iaéìcifi che uihódedhìéU'àtetntte le pMrti diqiielb^u^ro* $e/tj|kuoIuloiiepireor/jdi)}>tftiiou'ÌMtfmiiiclwr4c^^^^ lOs f^ndtonMeéìttehtUecofcindttdwdoiii tutte I opemoiif ù" iminlibiii Je ^Ii^iitiVU, ^ moderni. E/e non cxeàetécWiofoJft^dtOétlio d far ciò cOfiofifimdmctìe,dddÌM, méfdétinetesHmoniodAuirtuQfìftìmò^ ìihtrdlìfiimo S^nor ViocenCib Fedele, ii ^iUtuìétid\uetdjcìenzA^cWìofrdÌTìQteco,ij ìnLàtinoiin^hMco^tt òifrhMo dmettìnMì ii^orì)ìoUtto\à (kcprAfhiàd\?t^meo,iHmuBduékà,iiidcettù, Helmìf^rodeQtBOìMùHMefitoìlqpiiet fondete foytdU f^dfoftddattoìemeonel fine deljetttmo libro delLi Geogtàfhia noi m i Ad&mnàéttdut cofe, U frìmd, donde ftocedà^heìelineetitAteiàl fonto4iintmeftrànonelU Uned A,C. i pomi per li (fièli hébhidn0d4fdjfàre,olefofrdterrdnee,okero le ìnfrétendtiee pordoni de i cinfuf ptfroUeli. Idtecondd ^uéi fid ìd ragione^ cbo udendo dejcriucre i fàtdlìdi teneftruPtolemeo pigliale lordìjtdntìedàll'e(imoniéìe f^^ lineéttttd Q^K* enonfcfrdÌAcìTconferetiXAsfiTi'^tfììfàìtonelìàfj^etdAtmi^^^ ni rhfondo^cbe Ptolemeo^elpeniàtimocApodeìpteéeìltofeitt'mo Uhro,hd rewiùto U ragione chkrddì tutto qttelloAetMdJidimMdàte,& chefehàuAe al menofàpm ptto tento Udina qnéntofapete uolgor e non héorejte fatto un talquejito. Nondimeoo> fo/cìàòenonmtendeteìétmjiom uoglioiethiirdre in irdjgiro fif^ntooppirheiie àqu^QfàJfo.DouMadimdild tetre^re, dì modo cheVequmottias, ttdeirdrmUUrèittterrdfdcefi Vaffitiodel ptrillelocbf V^ffàper U verone A§^ fttnhà^ttcheiltropf^odelcdìicrodeVdfpherdantiildreìnteTrafdceJjl^^ fdrdlleloper TbylezCìò non potè 114 ìttteruemrtfi^iandolefartìcoUr' &Jtantìe ter* r^e nei A circotiftrenzà.vìdgìi uene ccmmodo aferiirfe della littea rettd, U ^u4le j/nterrd raprt/etita H merìdUno,chepartìfcelalotighczzd ééttd terra cognita da hi per mezZP,nelU<{uaìe accio che i g/rddl 6j.cVe il ìuooodeX paréìAo per Thyie tàcv^exoahatterem^oiieoélhogo dei orccAociìit»ù,eì fece c\^^ fé fì^ortiotiefcjifjktrtiddd, B,(^f}il cheucinoafapefie rendere radette ilomd fopra dmiofettimoquefito. Il uoftrouìgcstttioqiiefito/ltce cofi.fitichoraae addìmaììdo,coiì cb€ ragione,mierreg3lia, dtfcrm Ptaitmeo ({uel ìjlronìettto^A cmtofcere, rttifirare^oìtietricatnètelédifm^ feretttiadedui laochìMlui defcrlttoiitfinedtlle regale delle ditnetìfioni^chef^i^ tdhùdàpm VcittamYìbrodcArte Iff. (^ihucftro ^ae/tto tri protneìto^mejfer tìicoìo^dteiti^ha in tutto cìnaritoéi fidfo che ioin*ìtidouittaiu.Vercio'^>^*'^*^rÌ4«gol4ree^ibterejiìr il Utodicàdàwiddi detteha* Je^e.^^^ddimàndo Vùreà cùTforàl diquesto corpo^ PtrtnHmaretàìarcàc^fardte^eglièdéJdferechtléfi compone S.óz.fyrànnde^de fe^iiili.u.biniiopcr hàfeììAi.^ntà^ctii.fj fer éltex^ là linee, cheuieaedàl cen* trodelUjfherUél ctntrodiwiode detti pentàgcm-.e^'^ò. ne fimo, che hinnoper bàfe li.)o.^it^riirf, (tgferdìte:ZA '^ lined.cheuieneéàl centrodtlìàj^herdéì cettrodi ({UàìfiiMjgliàdedettì quadrati lìeuim rej^aiti hàmoferhdfeliuim triàngoli, ^ perdkezfi là hneà^àìe mene délcenbrodeUé^hetétàlcetìtrcdìquàlfi uoglU dedett- ti triàngaM.Edàjàperedndhord^cheper truouéreVdredcùrforàiediqiidlfi u^iddi déte pytdmidejìhd ddmuUiflicdreVdredieììà fitibàfe per m'tcrzodSdfiid àltezdfiqfieshlo provi Cdmfànofaprd Vottéud del duodecimo, & lodectiidrd Trd* telMcd.ndldf^ddisKnttiam del fecondotrdìXdto, (fveìld prima fdrte delldjué Snìndfr0pQrtioiie,oìtreMtigfidkri Sedi ciò hdnao fcìitto. Ver Noto duoìere tvMéreVdredcerporàlediel foprddetto c0rpo,bilofféfdrgofi/le tt f ualiper eUtmfionefi4uno^é,h,c4it* Sei /i part&à ódijoin Uto de penMgoniitff tre parti e^Mjjfoftiàfi tégfiernole pmtedelh^ecéeéro, iì moiiQ che cUfcuno de tre feti* tÌigoRi',condjienti i cantonl^/iatj^rato.comendla/g^ailpentagonoprapo^ gUatodaIledae)ineem,g.,p. l44a4Ìe è.4./i uìene ih cogpìMeiif.g. Percicchecomedimùjtr4Ptciemto,ttdU tcrZ^figard àA nono c^fitohétl prìmolìhrùàel Aimég^junt» è il prodotto di o,gjn f^p.quiobxli OjfMf,Q.tyffi,m g,p. M^il prodortodc g,o.ìh f,t>./4-itf-^d«»iuf l^wìWpliW none A* ffiAn g^p.iTdìf,gJtìO,p.fi.ió,i3firchcìc tTeUnec,of^,g.tir.g,f.fbno egiuU mfìcmej!tdntó Hi froóotto di/,o.iri g^^.^iuàntoil A\ modo che bibbU xno ìTQìUìù^ht A datter' d4 M ittùdecàedro pet iienìre 4| /oprJdettoeor pò ÒÌ7Z.hàfe/ìì qaàìe hAhhiAle ìwachecidfs^ cuna Jid.^. bifiigad che il lift) de i penMgonij eheconterigonoif duode càciro fìA 9e.i8o.m .tf« e ^ollo/cill^4 14 jiMi^hì del/ito, per li. 25* del fecondo h-ittito di/ribe ÌMcdJcfrd I crn<[iu cor< pi regoUri troueretnold quinti^idel dùmetrode / Mn ^idriio del ilfro, tr^ìiS4o là ràdici d^ì timAÌnu,cognofctremo Ufiiiei,c*e uieneddl c«Rtrodrtiio|ho^ no dal centro delU ^bera i i centri deqiadràtì urdetrim^ptu Etcofihauetemo UquéHtìtiéeììetre Vmeejef^éìi iifofrànemàncàuànoÀcùmfire il no^ofrcfos, fito, lo pre^o 1 Lettori cb^ uogbono con gran dìVoentid confìderare^éuto io bo deh to,cìrcdJiquejt4dimàndd,ecoììfideràreche fimni Mefiti dificdlimi^tst corporei, d V^^fifoffbnoeffUcArcneconpàroìe/ìeconfigorexnpìiìio^Vw [e ben tiotr4nioin« tfndere^^ntoio ho detto fuedrénoche h non fdàmetite hoefiUcéto il qaefàt0p€Qti uìéìvcitQfhiìe^gléàraài quef/eche infimUi cèfi fif0gjiioinoìÀfàre,MàtheànÀorà ho sptrto una uìà dà rifoluere innunìeréhilì Ui que/iti^cbe persltre uieférehhono ineslricéhili EtfeuorénofcruenìreAMàferfettA inteìiigenti4,ìogìì do^uedoéwjbt chefàccidnOfComc ho fMoio,gU modelì cot^oreU Là aìgesìmà feconda, Ve didimando ànchorà che con regoli generile me ritritOMti ouertiiiitt là radice reUta propinali de. $99f 999999*^1^ ^^ '^ ^^^g^^ nerilede formar^ un roHo de] refidnù chedìunzàrd Ajbfrd A Mi ejh'iltfofte^U jiiil regola Ji4 Ufnd fro^U tf generale, ìd (fidi ferm nrnijùUmenm tiéii^rds. rioni delle dette mdiee propìnque nelli nonferi jiiw^niiiinehorinelli roìtt^neU lìfdni tf roXti^efjemfi ffdlìA con làmdesmd regola cjMdtime dnchord ìd r4» dice reUtd propìnqui de cinque ortaui, est fimUmente de ducento c^odrdntà ène emezo* per cdndre ^cfid rddice primi relfittf , e di jipere che fé gìifno dffreffdet ih in/fmiDyCome (irebbe / dire a un'decìmo^i un*cen(eiìmo 4 an'inileitmo^e coji in m^nÙD;iioIende/eIi àffreffire dd un^decìmo »bf/boiii gìongere cmqiie ndle il numero propoib^el quii fi hi dd traoiure ìd rdduè,uoìendojelì dffrefftre di m' centeàmo, Wfognd giongemenc dieci, fé ad im^mHlemo qoindeci «e cop per ordìae.Hori fid che io mm ucgbi ippre^re dd un' decimo, <^m cine*'* '*< /re> e fàfii^9999P99999oooooAo pongo II potìtofofrÀ U primi figura ad m«.« dretMiC IijciindonoqBieroner/&min rmijlri,di mino ih miao pongoìi ponto j&» priiiribre/Ir modocbe il numero pgndtojiid cofu9999999999oooùo^ t perche uer/bman finìftr^ fin a\ pofttoui fono 99999 Jo ritraouo quel numero cfce relitidopiu/i ippre^ì i^Sf^^.equeftoeil noiie«cbe reliUdo produce 5904?» e però iddtmindoil dcìto.9M primo digito ddli ridice, «rabbino. 5904^. di 99999. mi rejti • 409^0 .die di indire jin' il fecondo ponto uìen* id efftn ^095-099999. Horifpcr /ire il /econdoiHOi io truouo il cenjo Jl cubo e il oen^ fo^cenfo del primo digtogia trifOMilOi il ^le eri %9 «e jbno, 9i. isr. 7^9 -tst 47 perxTgoìdgnìtr4te lohoéémuUif&iTeil ófSì.per $0000. c^fiocheneùieiie^et ÌÌJecmiio è^ììocl/ìorìtfijMérò : il 7l9.ftrìoooù.equéAotìtw!né perii ^uAérd^ toàiJtttoficonJo digto : Vii. fer l^o^equelhtituienefer il cvbo del fecondo dìgitozìl ^.fn fo.e^loiieìàene ptril anjbcenjodd fecoadodìgihy^edàfùi ho dàjommareìììjicme tutti quétro i ^roéottì,^ étdl Jomniàgjioiigtreiì primo relfi- loiAfe€ù9dodi^itó,tilnismerouo99.efdccioil poceii/bjlcu» bQ,eìUenjodi cetìjo,comenelld feconda operdtione, che ffnopioh tr 97^^99 (st 96dj96oi.0 hocomedifopràddwuUìplicdre9^of96oi.m fooQù.e il prodottonel ttrxfldiìU^o^AtìrìÈodeìòcQmeSjofrdìitlìdptoìiddo^eìéti^nc^ Vtemho dd rnukifiicare 97oi99MÌA\oo9o,eìì prodotto in Si.eenpdi p.ìtem 9801.UM 1000. e il prodotfoinyi^.ciibodf 9. ter;C<' digito aUfnr4me«te.^y.in fo.e il prodotto in ^f6u cVè il ctnfo cenfo d\*I ter ^c^ à\gito,cfi producono id {H ejk ^u4tro multiplkd^ tìonifitsHfidtn nani^ri^ 43nò8204;oooo. «r 7ÌS941\9ooqo. tr 714^49x9000. eprim4reltfr4dicm^aeotttfid4(j|2r/aicmtf^eeredecf ytindtcefìmiy proiàitopér^9 frfmòrtìÌMmécl ftco9Ófìém^ toiìkéit ftr Tù.e \lprì)èntòfiffHctAo certfadtlàéttodf^iiòitd ttni(^e%ti fi^M itéjgkmh ffiwéàre^ léjfèmmé non àeae ^^f»é\HummA7\9999999^^h^duéìiZÀ^éJi(ji^^ fim^ei^ìhpuiche chéjié pàfiitik^ In i^iifsl^cijo ff.6«tfNfiMfl^r« ììjtcondo (SMo^n^èìùihefcpìglìi^t^ ìl.^'i.ottrH^ 7^of€r4néoc$hiehòdmQtutì truo^e^ rStiniffirtUi^Mfrniinààifiym^^ ìlfuomfojfi. il culo ti6:Ì€énJ^teiiji.n9^Mpmor^é».y776jì caho ceifo.4t(Sj6.eììfMnJio rtiUtofKìÀ\l799yi:f\ chehàuéreiiKtià^re fn niMfiicatim,^iMjcpn4dl trerm:^ imì,l ^u4fi nthéprméjòfìò. 64 . èf foooooo.itt , Sséiftconiè.^ « ^ zkmoo^ V:ji6MékàttfXA^i6.Ìffì^om>o.ia t\6.neìlio9óooo,jÀ4 fiàk jUdmentt hi/iffid 4Ukm4rJì,pìU€lHfipacf)T'iyij77ó,tt7^^^oóo.(yi, UeVa G so Jecoàà,n^y6.if,Xìo^o9ozfif^pìMUteTZ*^1i697'1^ « Nd/4 ^ l6xi44.Ecofinenàfc9nàJ€ÌwmerìJÌ frìmo,ì7^,99l%^f6oooooQ^hX^S96s ò509Ìi4<^oooo,^terzofitìif0099XoooooAÌ^uirtoxsì9f9Si6oooQ,\ì^» 74/26^/ fl/esh>i}.7 7ioZo8o,Tiiift i quóU mmeri injiemécontpfyij^Zjckefu UjffMdoreìUto di 9,terzo digito raccolti iajìemduengono à fate f«y6of97tli» óa^t'CheU fommó cheji hù dAihhàteredc l9óSì%9%^Q0oo•o^. che minxpfno fin AÌVukmoYìv^^t neriméne 7.9if5tfe4f;p^ooaoooa« li quatto yf77h4tX7i4/tMooooot ti punito )lfVt^^y9744^^^oooz il jèsto gfloónSf^ooox lìfmno i49$i37:ll iw KfJStJi^tf^iMt li dermr# 77^4460^. Tutfi qp^ imim'^pìmìfu^ infiewe con i77i47^i^rzo rulkto di i.ukkiiùX^ì0fmo 2ylm99fil6^^SlS77^t7Jà qfiàìefiinmà fi hdààtéìiàTe£%fS99i6t9ìfiooùoooooooò. ebe iUinxfimo fin' àì\' ultimo fontOyenerìmsieì\ numeroisio^}oi%^Si7i74it^7i*e4[€fi e finitéìàter* Z^oferàtme^f^ hÉBemotraonélo i treéigkieJfire.a^MafercÙiogmJeunòcs^ ci ziff^fi^^ifioftiiri UprìmàkterdiàméiriJrenà,àìléìiu4kJottOfon^OAo:tii^ coìéTààtefrofinq/iàaà un* decimo ài 999999999999- ejler\ìl. e tre decimù PettruoUàreUmecefmàraéutioì rùtcltt inlienerotiiiJb^iHmeéesimoriiuata doK àUiturédìrùttif lotruoeeròptr là m ^tà iMà U NÒkeìid nuwerétorete ^ieliàdéldenominètort,^iuj^èmìfrìmile :ci/re,j^cMfociièJomf2K uoròdp» preffàre. PoJci4,comt fu ietto neVe àìtrì raiiclfipràpmi ytéls M numeratore, a yeffi ielàenomÌPÉtore.feììZàtàofiàre fuori fif^tri inàU^é di^iieìle^tr cofi b4# iieroUrééice€ercdta\\ntendeiiiofiftmprechequànioiìnmerétùre 7* ^u,V9^ £9^00. pu ^^ lOiA^^-pmtf^.jSoJìJ ridice deràditeouer no fifhàuendoUue AdAmindo/òe melncàikàtì conrejffAAgemréìtfiheneftfuiìntuttì li ^drinomi^ouer cin^eno^. tnìAebMino jjvfi. ^iriipond^jfh^iluèfhi^Mtmmeftiiì^ Fhéuetemì^iààtoniXi hdré- Suderàdìité 53 4i9fXfii*ptti ^sellata loooùooo.fiu .relUu xs%où^pmV reUitas;ooooooo.)hd fi.reUM cii€rao,isrh4uettèiUue4diìmànàodìemeUc4Uéti con re^gemrdìe i^àìmefmiém tiini ^li ^ùifienomi^ouer fti nomi cbehannorédìcenMd. vi rfspMi^o^cbe)iif5bcìiifjefiomenonb44irì«»flite radice rellàtd.edi più iti dico, chtuoiémieÙì bencomforrechtìbdàejfètéì radice fiié che fàMi,cféceÌte due midtiflicéiùmi^foììeìido in cìdfcand mìmuìtìttiutnu joo.dì più cbc uon fi deue, £t Jf non melo cTBÌae,tornàtìh dfcmàreuu'éìnàuritd^agfurdàtiuedì non /filine di (mouccheuoi truoutntìch'ioui dico iliiero. U^ffJimàctt4u4,Attchorduc4ddiméiido che mcfid p^rtfro.io.pcr^^.rdhM s^.p^u fL.fiiàdrdA.doè truiméado et porecijocomefdpctì^ Tn fireq§ej^dOftrdtHme,ìotrucao dietro a ^. quadra,}* tr y. re/aU pnW f.tre ^«iiirki con/or conftWpitiportìoitf/iWf 9114I1 j&iio y.reì^S-P^^^ f^ 9^^ tt fi jfìdtd 11^. partita per ^.9.(rifc rei ivf.fdrtìtd per y ^7* ^àfoi disposo urite cifffiefic^f ^4ioti^,l'iin^pfrif/i delmea,iT Vdltrdfer md dei pia. di wodocbe fdcciduopLjiuddrd^^^a lyxeì p€Ìmdf.fiaj^^rtlzs,férSiéfer y J.in.92. rejjzf . fémtdfer^S.fiu ^.rd. sxf.pértiu per 9 .^7. tf ^ueslb comfofito io i'dJdifnéti dolo frimore€Ìfi,ìo^ìe^u$krlomukifHidre per yi^ddrd^jYw^jelfrìind f# U froportkmétitdtMeìedltre mnlUpUcdtimii feAhdtmo Vutid Vdìtrd. Si . ùddh^éi deltdmultiftiaaioae;^.fm ^urelyzs'.fdrtìtAperV'^y^^f^^o^^ rfijKfrfc yliy.bs U^^eUdMakeS-^l frodMo^eyàmlente éA,fia S^t^rtìtà pergea/^quejtoè il medeftmocan,ytiii^.xf.tdrtiuptr 9^a7j/rcri^drl qid^ Ìet,ymin,^.XS.fértitdfir9c,%y.e (jfiesbddUmdndo h ficmido recìJóAo^géTe è ^HÌÌo che miiiiftiatQ nei Juo hiaQmiq,cìoèiii,}'fiu,fy- ij.fdrtìid per R^^ 7.prod0S' ce loèuijore i numero ììi^ftdlefdrd %tdue aìnaf^n^mì.ch'iiìprofo^to^TeràoAe notìdccddei fkr dìtroche d midtlplicére polM.fer gli dntedem due recifi,doè fìimdfer Vnm^iffoiqa^ìoneuìenefer ì'dkro, ijVnitìmo óueaìmentofi hédd diuidtreper 8.e4eràft/tof/inùe Rifilo cheddUÌ diéfitmttiepfonku eU^gn» tki cercdtd» Uij(f2fyim4ffDiiJ.Ancbartf |MriiltemMO,pery*r^^ trnondndo ptr frimdeìjttoredfi. Peraocbe j^.cnhd;^Ìméggforedì fijelfTnnd,f.ìoditìtod 9LJ^ànS rtUti mèi pili. 8. euhì eguali éAooo.ue dJJSmgnJùfequxfto céfitolo tfaUrifimni efcUbììe per rtffUffnnàle micr iio,6r efftadofaUhileueidéimétiio che nMJeìàcofi « Dkòche^jhc4fktk,& étttìfimUi^ioè che cefi come ^efiohàBno Réi.cu. fono/o^ fafkitt fermàg(aieréìe,tT ne fàccia UftPoud h )«e^ dicendo Jexy^ca. cu. piii.}6. prìmlrdéti piu.f/^.Jècoudi reìéiipiu,%.cAiJotioeguéli i.ìooo.édun^aelàràdke Cttbadifìesto compofitoìà^ée i.ycu.pm.1 .co.Jjràégfiàk MU j^^obi dijooojd quàìeè.^.hittnque,\.cu.^udtteterzif^/ar4noiìgoMi4.)jew'terzp. Seguitoli c4pltolo,e trouo Ui cojauélere pe. V.cu. ^^l . if.S7FifettecftQ uktmonejimij^ uno e due quliih\nien,^.VMi.fi*l^. tTS7f*fettecito iimtiiioie/imì,in .ino e due quinti • R^o,meffer UicM^ioJoBoperuenutoàl ^eiiqoe^e mie rijohànaoìje i^uéli^iopenfo, che ni fàVóno ungranfemgfoje kuorete copderér ìfene^o ciferirecon le uo^re, erf^eciémetÉe pefijàniomtocofiprd VeJferedeiffunoijrVArodìnùi. Pereioche troverete. cHìo ho coajmoàto i mei sm ne' ftuài Jf Ile lettere greche^f^ latine jue*^ deodoin^de^nJoìàmetitedegUiuAoridì humsmti^màénchoirAùuéìì di Vhi» hfofhia^iMetHcd,Geogrjphié,Ajtrohffé, Maffeo ,Ar(bitteturà,?ro^ettttid & dU trejijciplìne^ In btogp deUe quél cojeMoinon hdueu mài dttejo dd dhro^he 4 Geo # metrfd cf Arìthmttìcd^Nelleiifsdtì profefiioni^ho nodìmeoo veduto fiìmon cuatOj che per due dimdnde cheuoi hàì^dterifthlLe delle meJohorifolutetutte.)^Ae uo* jfrejponenJo mnfeidmente Teffetto^ìnd mchord Vopentline^ o Id proud, ouan^àe èftdto Ufogno. Si cheforfe/medutoai di fKsh^ceJJdrete di ejjère/iatrogdnte^come fekftdtoperVpdJfitOfefldjcidreteJtdre^i dir male diqaeiÌMommi, che cofi come tutti i uìrhio/i fdnwoMol dnAord douerefierìuerire tr dmdre^ D'il cheCfe farete d tniomodojne riporterei miglìore^trpiuloàeuciefrulto,chefirfhord u'hébbidte fàkodelldveAedketìtid^ loèomcoTtrrdr^ CotreììHmi d'impoitdnzàMeVdftamddfi^rd tndacdmiddélletineeydA. f^eUdftguriieOd.iiJeìprìmomémcdldletterd/iMeteefirdttiomd^e Tddici fndncdnoìponticheuàaofiprdpoSiìdlkffftrei Ndle>l8.1^.^^^ rìfoiutlom le^ntitdjidréhhenomeglioinformdderétti ti chenonsVpo tutofdrenédùémpd, IxiMidmjkliaek d'Ottobre.M. D. X t V 1 1 . qVlNTA R.1SP0STA DATA DA NICOLO TMalea Brì(iMo,%ìh2cce}kntud€M€f(ertìUronìmo CMrémo Medico Milanefe, Et Leifarpublicoin Pmìb, Età MeffetLuàouko Fer/ raro étOe Mnthcm^tìce Lettor puhlìco in Melano- ECCELLENTE Mc/TerHiVronimo, fc voi meBerLuclou1co.aB1-5.d1gt* r\ifQdtì mno fftììtt'tfA^^cUa a horedueditiorre^inifu portato il vo^ro^n/ to Cartdlo,dal nipote de.M Ottauiano Scoro.irguardando a chegiomòew ftaw Campato, trouafcheperoaulfar la voftratarditaal inddo, voVBn^eti chefuifìefta/ paro per (in del mefe di Ortobrìo i/47*della quaUofa nonpoco mene rifi, 8c fenza ìe gerioaltramente fermai veramente, eh e in quello mi nundaftì la refoluHone dì tutti Il mei Quefitù 3i.a voipropoftì, perche in efktto dal giorno, che veli madai ,che fii alla 6n de aprile f/47 per Kn alli derti-j* digenaro deTprefenre anno f >48 (farìa circa mefi 8 jvoianibidujrnriemeconlivoiMamicì, hauerìfK potuto comodameteha< uerftudJatoCnon folamentetuttabBibia^lnfieme con el Teftamentonouo^maan chorapotreftt hauer trouato il moto perperuo 8c U quadratura del cerchio, ft cheei fiael veto voi mcderimi ci confeflTaAi nel voUro fecondo Carrello, digando che il té/ pò de diecegf orni, otier. 1 > a/ più erano 21 fu fhdentia baftanH a rifohiere le quefhoni chea niepretendeunredi propormi fuorade gh' Authori.el qual voftro Cartello 10 nonio volfiaHh ora ,nc lecere", ne cófiderarlo altramente, perchealdettogiomo,che loelfeccueri,& pertre giorni auand io era lìato,&eramóko moiellado de vnamia debilitaouer dtKon?amento di f^om^o quallpeffo mi faiuta,pet il rhehaueua per auanri deli berato di no toccar Kbro alcunoper f^iidiare, ne occupar la niente miairi cola alcuna per fina a tanto, che quello n o mi fi raflrtlaua, il eh e mi vene fatto in ter niineclegiorni*io« velcirca^Et volendo iopoi incominciare a cóliderare il detro vo l^roCarh;llo,mi fopragió fé vna lettera feri itamidavnomioamicogeWIhuomoBri/ fciano a ìftanif a deafcu ni Magnifici it E ccellenHlTi m i Gennih uomini dìBreffiipatria niia, nella c]ual lettera non foiam ente mn liem gli promifii di venire^ per acoOarmi più apreflb di voi f E t da poi tol fi eomiato cUfue^ ccellenKe éc mene lilornaf a Yenetia, & notificai a tutti gb mei ami/ am€ne ion yer^ognzto s(f(ai nTfaì, rnapiiciVnHa, per 1 allenire uro tfiopiu (alidloHoreflrf^ndomialquantoacquictatoho lcorrofu^fidaIment(fii «letto voÀro Car(W/o,8r ttouo cW molto veiforzaK de darà credere al monào tutto al cotrario dì quello che e fuccefTo perchecon |»randearro^an tìa(re(onclo ef fo1ito)andarì pur re piicado chetò rìcufo la difpurajaqual voftra milMpropofta non mi accade a durar utkn in reprobarlàydapoìdìe nella mufeconda,^ terza rìlpolbapuVIicamcntc appa/ relohauer'iborfadoducah^^o.dedanari^fcper ducati, i^o- de librìche in fumma fanaper ducati «3 o o . In man dW voftro silente melfer Ottauiano Scotto in depo/ fito-Conrra folamére a ducati */o- ma efdetto. M • Ottauiano non votfeDromet/ r«re per VOI li detti ducati •/o*. ne accettar tal mio lar^opartito cernie che nelladetta mia feconda rifpofta appare^nd (o fé queftì fiano fì^nali da fujir la dt^iitaiE tper vo/ ftro conto non fé mai vifto^vn auatrino al Soleaccctto che parole H zane. Similmente nella mia terza rijpofta apparepublicamente qualmente accettaua de ye^ nirea raldifputncon tutte |e condiHoni da voipropolte^ma voi per (capardclla rem Irouafti quelVacaurella de direchenon voleuateche il deposito fi ^ceRépiu in Vene/ He in mail d'un fratello de- M* Ottauiano Scorto Geniilhttomo Mìlanefe amico ve' llro.ft a^ete voftro in quefh> dueIlo,& dame jpena conoiiiuro*Elqual depofito fa' ria llatocomejielle voftreproprìemanLpcrilche eglie cofa chiara, che noit peraltro |ohauerirecuratòfaluo,che per fugireniora della detta rette, nella quade vi haueua bellamente condurti^ouer tirati fortJfifcMdouianchora con motte altre Rranìecondt tjonicomc enei voftro quarto Cartelloappare* Dapoi per darà aedereal modo che nelle letrire latine voi (iati vnPrìkiano^vnVer gQio,vn Ciceroe, E t nelle Grece vn Omero confequèrmièhp diceri, chemi hau ett oro mefTo di non mi ofìfrndere,neconfetteregrecp,necon latine (fc* Aqueltaparticoiari tariTpondochepernon darui modo, ne yta di poter vfcire delpropofito,ne de tirar' me fuora di quell o^mi ho voluto humlliare aconcederui che voi (iati non folamen/ tepieni^ma colnu de leltenf^igrece coinè latine,m a perche vedo,che^ertalmiacon ceffone vefetiambi dultanto rgonfiah'^hefeionon virimediafleandariaapericolo che voi non crepallì, il che accadendo amefarjagrandiffimocargo di con(cientui U pertanto ho deliberato de refrigerar uì alquanto* Non vearecordatl o voi Signor Hferonimo ouando che venelH a Veneria conia Ect rellentia del Signor Marchefe dal Vafto, SccheandatTimo ambidui de compagnia a vedere la libraria de quelli Reuerendi padri deGmto Antonio^BTcofì andando, vedcn do,ft legando li nomi de tai libri defcntti fopra (a coperta de qufflli^ flCperacnedo ad alcuni,quali el nome loro eraicritto con lettere Crec^Sfche in mia prefcntia vi sfòr / 2nuatedif voler leggere alcuni de quelli nomi fcritti in belle lettere Matufcule^ Ischia re,& mai li fapefti combinare non che leggere, gr finalmente preiafti quel Padre,qual n e gii condurfe^che vi efpUcaire alcuni de drth' nomi & vi Facedianchora Ugere^BC de chiarareilprincipio.&continfnli'a dealcuni de detti libri, ci qua) Padre e^choraitt éffere qualnepotria rendere bona tefKmonian za - Et quello farà il primo refrigerio cne io vi doaccio non ve fuflTocali per la coceffi^e a voi fattanclieletteregrece. H^ Vigliamo /iir^Iarìnf •Poncrctff voi nonfip«li che la verità non può ftaretomotein' fooccuil^ajn VefifriadarreAuerArperronf mrlVato ccrtificnto chii voftro mondo MMo9me IcrittoJnlingtialaHna velo haueH fatto componere da vn cerco. M* Marcantonio Maior^gio Eccellere humanìf^a fi in Miiano,il medeiimo nettatore/ ferro da afcuni quali li trouorno alia prefenfta quando che quel fu portato dafotto fcriuere al Magnifico me0er Benedetto Rbabertì, machemegiiofene voi certificale le^ael detto voflro Cartello, 8^ lega poi lopera voftra deAritlimeticafi trouarae(&r tanta differenHa da lunoparlare a laltro come e dal giorno ^lla notte ofcura - Oitra di quefto no mie ftato accertato che al tempo che voftra EccelJètia ftudiauain Pa' doache quella yfo ogni dìiìgentìa dijomaner (come romanete) Rettore delli detti fcholari^per elTeradottorato fenza eflramina,per che fi fofti ftato cffaminato voi fare' flicaduto.comecafcanolenoce quando fonoben mature.Piu fcxre che nouamenic me ftato accertato che voi recerrauatedìhauer vna lettura in Padoua,& perche quel Gentilh uomo qua! haueuaqucfto cargo vi conofcaua già gran tempo/luìnTpofea coluicheper voi procuraua * Se voi haueuatl imparato lettere , te cofi fom*d«ndofìi poftofìlentio al atto volhro-Etpero ben dl(Kr,Cl Cieco da Ferrara. Che preftoca(ca« no tutte le Q^ogliea colorche feinfrafcano- Dapol fcorendo più oitra e} detto voftro quinto Cartello trono che me replicati pur cheho finti demolti errori nelle opere mie^mano me fapett, ouer voleri dire m qujl luoco fiano uài errori* Circa de quefto di fotte vi darò rifpofVa* papoi per Interturbar alquanto Thonor acquiftatodi hauer io rafolto quella parte di voltri queiitieon tanta celerìta,che fu circa in vn giorn oe mez a o, voi diceli che dubi tali cbetalirerolutioni nonfiandftate trouatr dame.ma da qualche altri belli hge/ gni,diqualitanta coppia ne in Venetia,a quelto ve rìndo(come dìffi ynaltravol^ tacche fi come feti voicredeti che il medcfimo fianotuttili altri, perche e(&ndo voi in dirputa con melTer Zuane da Coi,non ve auergognaui a mandarper li correr! da Milano per fina a Verietia Urliti che lui vi faceua^a medarifoluere, comeappareper vnaletteraqualaho^VP'^^ '^ ^^ regifhata nel quelito. 40- del nonolibrodeli* nò rtri querttLflcinuentioni diuerfe* Ma più non mi perno io 2UÌM€ con verità non fola mete voi fign or Hieronimo effSrr ftatomioDifcipulo^madifcipulodeduimei Difci puli;^la cjMtco fa niuna ||fona (i può gloriar di me . Che voi fiati ibto mio difcipu lonon mi accadeaprouarlo.dapoi che nel principio della vofkraArtemagn%(perac quietarm i de hauermi* mirato allapromena fatta con giuramero} no fobmentel# confidrati|maanchoraacarte«i^Joittrilicari 0f narati ^f^ importanria liano le der teparticol«rita,che vi hotnfijgpate^Kchd iiad vero qui pongo le voftreparolcpcife* Cum auté intellexiflrem*C«pirulumiquod Nicoiau5 Tartalea mihi tradiderat, abee fuiflTeDemonftratione ìnuentum Geomctricacogitau7 , eam vtam effirregiam ad 0/ mnia capitula vcnanda ftcE tcofipet la virtù flcpropricta de tal mia tnuenrione^ft prr lecoft che da <|uella derittanphaiieti Formata tal opra credendoui pei* la nowiu delladfftta mia jnuentione de fimieambidui immortali^Srperquel^aauJtftanon ve ft^ri (utato della fede veftra a me impelala* Che voi fiati ftato dilìipulo de dui mei JicipuM, velpoffoprouafiper lormedefimi Bk A % per votate UHcre,lutio dì quali lu inciTcr Riardo VfnriiuortGcntilhuoni o Ti^g^^ &laÌtro fumrffer Zuanantonio diRufconl Venercanoii quel hnnpo Pittore, maM preferita Architcttorf, quali con (Uè lettere (per mùi comiflione ) I uno e laltro vi mo' ftrorno la redola di Taper àekrìufre in ogni triaiUolo de tre laK ineguali geomerricat men^e vn quadrato per dui diuerfì modi,Circa ailaqual particolarità voi veer Jaftit{f catopiudi feimtfiper trpilarla^8(mai labpeft^ìritrouare.Mapiu forte che quintali/ que ve la infegnanirno iuno^e lalttojn rcriHura, per due diutrfe vie( lentia in fauore i'nfieme con la vittoria, &b onore di qiiefta noiha difputa.flC tato più farà poi la detta mia vittoria magg(oce,quando che vi faro di nouo conrelfarea voi tnedelimi^ledc^Hemie iufte rerolutioni effer molto più di quello hauetì detto » ouer conftlTatot IStcbelfialaveìttache voi medesimi mehabbiatedaralafententiain fauoce egjieco/ fac)nara,cb< (edette dnqietittèjfdbktiOQi da voiconfiefiateeflSrr ftite da tnetafolie molto,ft moUoauantt al lermineda voi mcdefimi limttJito mi voftroiècddo Car/ rc/foquaiteimine fu de giorni quindecial più «Et fimelmenteegUecoifi chiara che nel detto tcrmine^ne per fei mefidapoi nómehauetidjiitorìlpotti ne rifolurionead alcuno di mei Qmtìtì a voi mandati, adunque per le vo(hre medefime conftì tutioni non poteH negare che non ve/iade far^o fupeilore in quefh) duello defeutattuo* Hot per fai ancnora confidare a voi medeCmii qualmente haueri detto anai meno de ia verica,a dtre,che]emie giufterefoluHoninon (bnopiu decinaue , vi faxto quefta oblationcchefele dette mie jiufterefoluHoninon faranno più de dnque(comehar ueti detto) di perdere it pagare ducari.4o. de conudi^ft Ce per forte (ara no più de cin ' quenon voglio che fiati tenuKa perdere fatuo che vn ducato folb ,per ogni hifta mia relbluttone,cheiia depiu di quelle cinque da voi confeflate,con quefto altro pat (oche tutte qoelleche non haueroiaputo rìfoluere fepercafo voi medefimi nonh' l^peretirifoluerenetfa ratta dei tempo da voi thnitato voglio che me rumoadmeflTe perrifoltelècddola voftracoftftutione«Etptaiito(cheper non di(comodarue venho delcmgo a iMilanolSf depofitaroh detti dncati-4o* ti in Milano in mane diperfona 1icuib,ìI me defimo voro che fari voi,&birognandoeIIe^ giudici ben faremo dacordò circa di qudto-Er (e per cafo voi recufarett c^uefto mio largo partito, fenzaalcuna contnidi/ liotieiaRimaniiefto voi medcfimigmdiarui per mendaci di quanto haueridettofo pmlemiefolurioni* Hortomando al noftro primo proposto voi potrefti dire^feben hauemopenato chea amefifin ouer fette oltra al noCfao limitato termine degiomi qndeci,& chevelihabi biamo poi mandati tutti integrahnente nafbbi tahnente che non vene manca pur vno(comcchefcioccamenteveauaiitati}elnonfe può dire chenoi faamo perditori, ma DÌu prcfto vincitori- A quefto ve dfpondo che fé ben el fuffe el vero che voi li ha , uelhra^ti Integ^mentetutttinfilongotempo/gTKcofachiarachcnonfoIarnen/ letali voibtfoljHorii non CvrianofldmcfTeneaucttared'alcun giudice per iuridiche, p eifer fcor fo tanti meft ol tra termine da voi aflignato «Ma ve d ouercfti auergognare voimedefimia voler jpcurareche vefiano admeflfe faccettate per luriékhe, firmafr (ime cRéndo coli grandi huomim come vedepegcd^pevche in cofi loi>go tempo voi ambi dui infiemeconRqmioCcome voftro coi(umey voidouerefri haueragilmente rafdlo* /oo. non^che* )l quelito- Et fé vergogna ve faria anchor Jche voi li haueftf rafoltiintegralmentetttttì (come che ve auantatij tanto maggior vergogna, ftfcor no vi farà quando che hauero fatto cofefTare a voi medefimi in tal voiho auanto no poco effer mendaci.E t per chiarir el m ondo di queftO|HaueUa deliberato di dar fora ki publico èc demoftrariuamente in figura tutte le mie (oluttoni Citte con tantaceWri tafoprallvolhiQuefitiamemandaH,ttanchoralemiefolutiontfopra limai }f# a voiprQpofthacciochecadaunapcrfonaintelUgentepoteRefir giudido quanto che voi, ve eraraue fcoftati dalla retta y^iti nella ma^g^r parte de tali voftre folurioni. Ma lafortemiand ha voluto che habbiapohito ntrouarequainBrelctapfanachehab bJaprattcade intagliar figure da. Rampare mtal opra turctlTaTie/ilche me ha (aitomu I 4 I i 6 tarpropofitoperalpate^&foracon maggior voftra vfr]gogna,p€rt1iefp€rocon im dul(riadifarttUonf€f(^avcHmfdkfìmt(comedif^ voftra auan h> non poco •tftr nimdaci*Et per venire a quaUlie conclufione vi Uzzo piH>licamcn re quefta altra ffcon^oblalione/hcfe eglie il vero che voi habbiatiìn tanto tempo rafolHintegralmentt tutti li mef Queliti. 3i«(come che ve auatatOdfpcrdctcpur diy .cati.4o«dedanari,eonqufftopattochefeperforte votnonfihauenri giuframenie rafoltì voglio che voi fiati tenuti a perdere blam ente vn ducaH) per ogni catfo» oun qùefìtochenonfiaftatodavoi re ttamen te rafolto^ Svolendo voi accettar cjucfto mioiargo partito darìmcneauifOydt predo, che per non dt(c0r.irueifeniro perlina a Miiano.fltcjepofitaro li ducati- 4 o*li in Milano m mane diperfoneficuie ilmedeii/ me voro chtf fate voi, ^bifognando giudici faremo ben darordoin e1legerli| ouero trouaffì-Ma fé per cafo non accettare)! quefta mia feconda oblatione farfcofamani/ fi(h ette voi medefimi vegiudicareriper loquaci 6t mendaci^ft circa ciò non diroaV tro faluo che fìra curto tempo daremo fuora la folutione ditriinei Quefiti con la re* probationf de tutti i, udii che da voi faranno (Vati falfamente rafolH con altre cole h lieme* Da poiquafifnfinedfl detto voftro Cartello diceti che alla voftra comparaHone io fon menche vn Pi^fheo^dr infinetofcanamente' parlando^ brauando diceti fepvr fin a vn anno me oiglìanecapricio di voler venirealla difputa cheme concededche ioilpoiTafare-Etdapoiinfinedi tuttoel detto voftroqumto Cartello voi ve auan ti hauer conTumatl li voftrt anni ne (ludi dt^le lettere greche^Ar latine, vedendo in ql ff inon folamente gUAuthori di humanita^ma anchora quelli di P hilofophia^Dialetl iiu,Geographta^(fa'Qlogia,Mufica,Architettura^Perfpettiua,a;attreI)iÌcipVm IO non ho mai attéfo ad altro che alla Geometria, & Arithm erica^ & non di meno in quelle mene hauettrenduto ftbon conto cheper duedimandeche lohorafottodcl le voftre^che voi hauete refolute tutte le mie. ) i. ponendo non folamente lo effetto ma anchora la operatione,g^ la proua ouunque e ftato bifogno* Certamente Meflcr Hieronimo^flf voi Mefl^r Ludonico ve ontate tanto ben K ftiusdi da voftra pofta che me fari areco rd^r de Adolfo de rn{ghelteira,quaHempreconp«' roleluimedefimofiauantauaeflTerilprimo Cauallerdel mondo, ma nelli fattipoili frouaua fempre voltar le piante al Sole, & del tutto dafeuaU colpa al fuo cauallo, k quantiique nel noftroproceflTo ve habbia fatto occorrere e! medefimoad ambidai* Non dimenoper chiarir et modo più euidftemente ve lo voglio far accadartalpiien/ te,perche fpero de condurui a cofiftrettopaiTo che non me potereti Er da pQi chela forte me vi ha condurrò Conto vicino non voglio difcomodarui a iarue ventre ,nea Ro/ ma^nea Firenze^neapifa, nea Bologna , ami hodetiberato de venir perfonatmcn^ teachiarirui ottimamente in Milano. Etnon peniatfcheiio voglia quel auaui^to che nelle altre mie riipofte ho tanto fimulatamente dil^utato di volere , ciot di voler e^er io foto quello chepreponeflfe a voi- Ami accioche nonpoflliari jKatcitrarenetro/ uar più ftufeche vi vaglia vi cSccdo che quatite propofitioni proponero a vói da de^ diUrirt fopr^aqual fi vo^lui Authoie,clieafbt tatetieprtponati a mefopra di quel' lo mcclclimo.Er Itfìto Uitaine quanto afli|gn«t> a voiidtrotako ne afiT^gnareti ante» Etquanti QucMprcponcroa voidaiffduerrfuoradclU Authc»(,altri ta^ che moicprcponaH a me con Io mcdefimo termine , il conditioni che a voi aflTigna/ rD.FrhiHelc foluHoni/he fifacefTedapoiil liTminech«a%nafemonon vogliochc fimo de alcun vdorc ,ii per me come per YOhflr Irakuno di noipitponeraakun ca che lui mede fimo non lo fapcfie rìfolueie nelacatta dH ^mipo hmkato 8< con ttgo/ legmcralCfChe quel lai cafo non fotamcniefiaadmeffdper lifotto^ma cheanchoca d preponente pma ducati dui pcro£nicafoeoltraquetto.chehauei«mo determinalo pertarolutione* Olirà df qtiefto,pche voi diceti hauer riitouati moiri rmorì ndli ma fibri^chcadi ouc^ Do IO mi contento chepcr orni mio errore cheretrouareri nefiemie opere^di peroere & pagare ducatti vno jl medtii^o voglio che Citi voi^cìoe chetatiti errori quanti tu ttouaro nella voftra opera di Arithmeifca.ftiiella Arre magna:fc alTreche voi mede/ fimamente pcrdiari ranb* duutti*La perfona in man della quale (e hauem affai li no/ ftro depofito ìd ritroWremo ben M in Mibno.8^ fimebntnre li giudici, vero e che tuC/ celeiK>ftreptepofiHonr.Dechwarioni,(^(in,Solurioni,Argumcntarioni,oueraU^ £atfoni,€he cadauno di noi farà ouer darà allallr o^ ouer ali giudici, voglio che tutre iianoin(crittiinipoblt€a,cioeftampatetalmmreche tutte le ocrfone inteKigente ne poffano haucre &mtndarne anchora per Italia fecondo il noftro foVto i8( fimclmen tt (a frtitenria che faranno li giudici fia mede flmamente poblicatainflampa, &que/ fto voglio fia fatto per due caufe, prima accicxbe tal noftra diTputa fia & refttpublica al mondo SecondariamenrejBCcioche li giudici habbino càuti diprocedere giuftam? teperche viconccvrera l'honorfuoinpublico* Ciitaalli danari chepretendo da depofitarrin queftanoltra dilputa non voglio ftar a ftimularui che voi me dati promefiTalkura qua in BreiTa, ne manco in VeneHa,pcr non vi dar via di poter fiigire, ouer flongar la cola, alici non cerco akfo da voipcr al preTentefaluochepubliumenteacccttandi voler dilatare con mtcofecondo quel m od oft conditioni ch^ di fopra ho narrato, 8e che promettatf di voler deportare il in Milano altri tanti denari quanti che io depofitarOyVero echeacceitido voi.tlpar/ tito 8e venendo io fotto a tal voftraacccttationea Milano,dtche quando iXi^iOg^/ Olito yoleltipoiccm qualche cautellabuttar la cofa amonte,voglloche.voiulagc/ nera1e(da me tanto deftata^ alla quale ncm folamenie fpero di farue mancar le lan/ Zf,8t mutarla loqueÌla*Maanchoradifaruipentire di hauermi gabbato i H di bai uercontrafilto alaprome6a fattami con giunmento. Et eh e queftofia el vero che voi me habbiad gabbalo ^venendoioa Milano portato con me tutte le vofhe le t itwamclcnttepfrmiaiuftificjdoneiaitionon {criuoperhoraUuochcda wialbti toffontì^àltaitio^é voftra Agirabi 9l refoluta acce ttaHoiH:8rpitt prefto ^poffroi/ leaccio fi ponf afinc a far CarttUì che horatnai fanno faftidio afli huomim dd m Ofii do .Darà in Brefciaalluié» di Giugno» i/48» Io Nicolo TacMf a Brtfctano alfmno quanto che di fopraho dcHo« Emi ìàkfh CigolafopreTentecomafeconricneaKoptaftrittoadi fopfcritto» f o Bcmaidiiio pi^aboTcho ditto dd mangano (m prefmte a quanto di fopra ficonrime* C nil LuuodeAfktwfui(ce(Qitf a quanto difopn li coorte O^chibiofoelparangonfa certO( Wt ARREMBO E SESTO CARTELLO DI LODOVICO FERRARO A MES.SER NICOLO TARTAGLIA Nel quale egli risponde alla sua quinta risposta, accettando ^ la disputa, alla qual detto mcsser Nicolo nella detta quinta ri- sposta F ha invitato. Milano, Tip. degli Ingegneri. es$er Nicolò Tartaia , àì& del panato io ricevei la vostra quanta rispoeta, fatta al mio quinto Cartello, che già nove mesi vi mandai, e perché io voglio brievemente rispondere al tutto, io partirò dò che si contiene nella detta vostra risposta in tre parti, cioè neUe cose stravaganti: in quelle, che appartengono al procedere che é stato fra noi jmt addietro : ed in quelle dove si raggiona delFavenire. Quanto alla prima parte, io Icucierò da canto quella vostra presunzione di riscrivere à due, invitandovi io solo, la quale non è stata infino ad hora à trapassare di presunzione in pazzia, havendovene io ripreso tante volte, quante ho fatto in tutti i miei pas^ sati Cartelli, e per incominciare à rispondervi, primieramente verrò a nar* rarvi che per qtéesta vostra risposta ho molto bene mteso come ve ne siete gito da Yinegia, e che alcuni nobili signori Bresciani, forse mossi da compassione,, vi hanno accettato nella città loro, oltre di ciò, ho inteso, come nel condurre à Brescia le vostre robbe (cioè i libri compostile stampati per voi) la vostra fanUglia (cioè la vostra istessa persona) havete consumato alcuni mesi. Le quali cose tutte mi piacciano, si che havendovelo io predetto , mi fate parere indovino : si anchora, che vi sera di mestiere à deporre le baie, e diffondervi colla disputa, se vorrete che la benignità di què'nobili Signori duri lungo tempo. Egli è ben verro, che io non vorrei che voi, con queste novelle, occultaste lo studio di nove mesi, che avete consumato per inùndere le demostrazioni, de^ scritte nella mia passata giustificazione, ò Cartello che vi vogliate dire. Che dicMate, che P mio secondo Cartello, U quale io vi scrissi in lingua latina, sia stato composto non da me, ma à mio nome dal Maioraggio Eccellente hunuh nista, quando egli lo dicesse, io gli risponderei, come mi si convenisse, ma dh condolo voi di vostra mvenzione, bastami rispondervi, che in vero io non accetto questa lode, che le cose mie siano simili à quelle de gli hummisti eccellenti: Ma che di voi posso ben dir io, che voi havete composto i vostri Cartelli di tal maniera, che io non ho cagione di attribuirgli al Signor Paolo Manuzio, overo al Signor Mario Nizzolio, ma sono sforzato à dire che siano vostri, o, se pur ve gli havete fatti comporre, che l*auttore sia Giorgio Burattino, overo il Fornaio di Bergamo. Che io vi paia simile ad Astolfo , bravando con ciance , e poi voltando le piante al sole , io non so d' onde voi vi pigliate questa coniettura. Perciò che io non fui mai à contesa se non con voi, e un altra fiata con quel vostro amico , che sapete. NeUe quali due contese, mi pare che si comprenda A2 ditto a eai^ariOj di quello che voi dito. Pereti , che q^el voeiro amico alla presenza H tutta la città , oltre gli Eccellentissimi Giudici à ciò deputati ^ restò si chiarito , che io eletto mi confermai a Milano , ed egli cassato volti le piante altrove, ed infino ad hora, ho trattato voi di si fatta maniera, che havete voltate le piante da Vinegia à Brescia, e quantunque siate ricaduto in citta honoratissima, non di meno dubbilo forte che alV altra volta le volterete da Brescia a qualche villa, degna di persona sì dotta come siete voi Si che considerate, vi prego, se questi sono indici, che io volti, avere che io faccia ad altrui voltare le piante al sole. V ultima partita delle stravaganti é, che voi, indrizxando il parlare anche à me, e non solamente ad altrui (come nel- PeMre veetre risposte ragionando dintorno a questo havete sempre fatto) dite, che io vi ho scritto lettere, e promesso non so che con giuravMnto , e poscia al fine vi ho gabbato. Io veggo Messer Nicolò , quello che voi con queste /in- zioni Mandate cercando, vorreste tirarmi in colera, per fare che io vi dicessi che ne mentite per la gola, e poi, lasciando le lettere da parte, vorreste ve* nire aUe armi, e farmi combattere. Ma in fede buona che io me ne guarderò. h odo dire, che voi siete un bestùde huomo , si che io non voglio far batta- ^ia con esso voL Mi basta a recarvi à memoria , che voi non havete mai a- vmio lettera da me, ne promessa alcuna , se non quelle, che io vi ho fatto nif miei Cartelli, e quantunque sia di soverchio , à provare questa vostra si chiara bugia, non posso tuttavia rimanere di ammonirvi, che trovarete haverla confessata voi m^simo di vostra bocca, se tornate à leggere la vostra prima e seconda risposta , nelle quali avete repplieato più e più volte , che io mai non hebbi à far con voi inanzi al mio primo invito , né havevate inanzi à Cartelli ricevuto da me ne in detti, né" in fatti alcuno oltraggio. Ma egli é il diavolo, à voler essere un trovante, havendo poi (come havete) una testa di biscia , in cui non cape più oltra , che da una ora alP altra. H che non vi dico per carico, anzi per lode , che siete dall'altra porte si atto a guizzare, che un anguUla, per gagliarda che si sia , la perderebbe co* l fatto vostro. Tuttavia, mi credo co passati Cartelli havervi si spezzato l'osso spinale, che il soh dimenare ddla coda istimo io che vi possa esser rimase, e se pur vi avanza alcuno vigore, à questa volta ve ne converà far la prova, altrimenti passarete i vostri anni , attuffato nel fango dell'ignominia , e celebrato nel trionfo deltignoranaa e malvagità i$Meme. Altro di stravagante non aviso io che vi sia da farvi risposta , che quan- tunque habbiate scritto che'l Signor Hieronimo vi lodi in una delle sue opere, questo a me non tocca, se non in quanto voi vi dannate da voi stesso, atteso, .che potendo U signor Hieronimo attribuire quel capitolo al primo inventore , cioè a messer Scipione dal Ferro Bolognese, ed oltre lui, anchora a messer Antonio Maria di Fiore , U quale voi confessate nel vostro libro che lo sa* peva prima di voi, nondimeno egli è stato si cortese, che vi ha voluto credere. ehe lo habbiate trovato anchar v^i, Anta ùtHfth ^icetmto da alcuno di loro, o, da loro scolari, e tri ha celebrato insiememente con amendue loro, e voi in- vece di questo beneficio : di quegli, cVio vi ricordai nel mio secondò Cartelto : e di molti altri eh" io ne posso far testimonio: havete fuor di proposito ÉcHtto di Sua Signoria si villanamente, che parete esser impazzito. Ma io mi godo che Phumanità, la vertiì e ta dottrina di sua eccellenza è si nota a tutto H mondo che adosso di voi ricade la ignominia di questo si gentil guiderdone. Of- tre a ciò, quando pur alle giudiciose ed alte sue orecchie pervengano alcune di queste vostre maligne ed invidiose parole, si havrà egli da allegrare, ehe sia detto mal di lui da un vostro parL Perdi che le lodi, che vengono dal* F integrità de^ buoni: ed i biasmi, che vengono dpoft«aue fielia mia ^ntarifpoib. Hor vegnamo prima alle mie oblariói fattbui (opra alle m[e folutioni dame fatte con tata celerità» cìpe in termine degiorni 3. vel circa fopra li vh Quefiti-) »• a me mandati, lequaii rc|>iicati pur chefono folamete -f • le giuftamcte ra* folte dc^ 1 6. fono falfe noti dimeno voirecufate la offerta fatcauì fopra tal vo(Vra con-^ cesfione.perilchefimanifeftacirca ciò haucr cgnfelfato il falfo, Er circa ?!le vfe folu* tioni fattein terminedegiorn*« izo. vel circafopra limei Quefiri . 3 t-a voi mandati voi replicati che fono tutte gtUY^améte rafoltì, d^no dimeno voi rifuratl la offertaa voi fa»la,pi(cheremani£eftam tal vro'auanto e(ter ambidui medaci^EtpfaKtarui di q(tr voftre buggieadducetidoiar£omftI,elprimo eqfto^voidicetìchefein qualche par ticolaritaveerilnganatoche veldourua riprobarin fcrirto. A qfto primoargomento rifpSdo che fon reftatoper duecae,priina p chea me no mi accade a reprobare qlle co felequaleanchorcbefiiflfima vere cioè ben rafolreno mi piudicariano lamia vittoria, comeapprouai nella m(a^ntari(pofta p non effer date in el termine da voi ljmiraro'(ne perfel mefidapoUl detto termine)ne macomi occorre a «puare che I ernie gittiVe r>ffolu rioni fianopiu de cinq, come haueti tofeffato ,pcbe qllecinqiper eflTer (late da me rafo! te molto auanri al termine da voi limitato, mi hano dato la vittoria, ouerl'h onore in mane.Lafccddaca e qftafon reftato da pubb'care alcuna mia reprobalìòe (opra alle det te volhe.j^-Tefolutionì^per nS ìfpauètar luno elattro di voi ad accettarla dtfputa gene A ra\e fecodo ch^mlUrnh carità rirpqfta vÌ4>t>ofi -Ma vedidomf efle i- fallito il pcfiero co ina chepublicamen^ ne} vofbro feÀo Cartello appare-AI pnre che me vifoncondutto dlapnM'a veh vogliofotrobreuìrareprouareinpartc no folamète infcrittoma ancho ra ie le vo^lìorcprobare viua vocepubtkainirc fui vifo^ Anci ve auifo che le dette vfe 3 ^re^olutìonlamemàda^ein•a•mefitn€haTlOmalà^o^lOll^optudl 4II0 era peraua tiacercardecocfurmibellamentecon voi alla fróKeracomecheho<Ofpche conta li voftrefolutioni m eh aueti fatto certo,voi intendere puoco la Geo^raphìa di Pioto/ meo, 5ftpacol^opadÌArchimedeS/raciiiv vi in^iiiiviii/ ii ici&i vv ■r^||pcc do Jf trapanarui che il tutto jpcede come dì fopra ho detto pche poco mi eurocli voi* OUra dì qito vi hojppofì:o vn corpo da fquadrar con numcri(cioe Arithmettce j8( voi melo voteti infignar in fcrittura a rifolueregeometrice cofa ridiculofa,& finalmente Io lalHiti in efbluto* Oltra df qfto neìinio.i^. ftf.ir^CLuefito non rfideti a Ijppofito pelino me asfìgnati la ragione di tali vri codufioni nela regota fua gnale, ma haueti ricercato lacofa^fcalmete^cioea taftoncSt voi medeiimolo notificati ncU^7. digadocH mifon rjd€gato in podio jcctalmétechc finq ho rttrauiito«i7*ire à^tte vre. ^ •foromfaUarre) recondufif oltra ni cune altre qleraccio-£^l)>b«n veroehedi ^lle Jàlefòprn dÌ£tictid< Ven^ fono alcune ben ritolte & alcune chepatiffono oppofitiom aiVai.tnain luna & iaj tra di ^Ue vo t caminate ^ certe vre vie tanto ftrante fr longhe che no pofTo haucr pacK tii a tdpirle àa teiere e pò qle fiano le ben rifoite 0c ^(e male merìierbo a dirlo qn lepa bi/cjro in fi£ura inrieme con et mio m odoraccio fi conofca la breuUa ^ facciita del itiio rìfpetro al vro.L 'ultimo mìo Quefito (per mezzo Jellamiainuètioiiea voilnfignata lo haueKottÙTianienteiiafplìo/i che lemiepropn'earmetni farino guarà* Circa aJle mie fo) otri quaUrefoirecobt^ta celerità (cioè in circa ^ioriii.3 ) &qllechepro pìUfi dì rifoluere alla pn tia di giudici/e voi accettauate da venir alla diiputa (^Ic hora vi foluero qua in Milano fc^o la^mefuij ii qlleche voi n^edefimi no faperetì rifoluere vo gliochecaManopuocodi.^lcomechenantttnipartadeiViilano fyero de faruelo conf feflara voi fnedeftnii in publìco* Lo vrofc^o argomento e qiVo voiditepchenóhc; detto dì voler giocare achihaueuapiu cafirafolti o. io» di vfifn termine de giorni trr vel orca vgi eli in^i in termine degiorni.uo. vel circa^verlfpondo che Ih o fatto g ne irp«ifrirui come detto di (opra al ceteate de venire alla dirputa^accioche voi aedeftiche io cocedeflre che quafi tutti lidetfi mei Queiìtiji, fufTeno ftati da voi rettamètr rafolti Hor farciamo horrnai da caro il dire di qfte nfe refolb ni,& veniam o alla vfareal accet/ rarione.o per dir meglio alla vra Real refutattonejarfarcmo le parole fuyflue e venire^ rnoalla vltimavrapclbne nella quale voicóciudert che fé doueti accettarla detta difpj ranon voletiche ame ftiaa darii termine fopra alla dechiaratlone delle propofitioni chefe^poneremo luno a laltrodadechiarìrefopra dell] Authori,£f fimilmente fopra alferefolbni di qfitichefe spaneremo lunoalaltro, ma eh e voteti eh e tal tèrmineme fia dato dalli gìudici^5f chenó voleti oMigarueacl alcuna dellemieparole.ma che^gni cofa ftia nelli giudici,& pche tal cofa paia ragìoneuole voi diceti ch^'o vi porrla jppone. re alcun qfito,ouer ^pofitioneda dechiarire in vnahoraqual nò fariapoffibilearefoU uerla qfi in vngiorno.d qilo venTpondochencllamia qnta rìfpof^a vtho ottimamen ee dfficurato di qltodubbìu.per cKvf hoaaerhtochefeakundi not^poneraalciicaro ouer tettioneal fuoauerfarioche lui medefimo no lo fapefìTe ouerpoteflTe rifoluernella ratta del tépo limitato .& co regolegilale &noD apoftate *no folamete (la admelTo^rì/ folto^macheanchoraitpponetitcpda duutii^perogni cafo.oltrdqdo c'kaueremo de termlnaroperlafoVone,epero qfta vfapddncvapertern^conlaficrecìeui intertener/ mi in al^e rifpofte,& che io non veneflTe mai a Mlllano.m a el vi e fallito el vro diiìpgno Secodanamente diceti acci oche (o no venga aMillano co aio di voler difputar con voi Sf conil5< Hieronimo voi dite che voleti che verifolua di qfto,cioefe voglio difputar convoifolo,onò(qu€ftoepurj;>prìo vn intertpnlméco ) quafi volèdo direnanti che tu vengaa Mtll mo dame qfta rifpofta.Oltra di qfto dicetì che fé io dico di voler venir a Millanoconaiocli voler difputar con y/oi^U conel Signor Hieronimo Cardano infie me^voi mi nldetia bona ciera ch'io me ppogo vncafvimpore^quafi volendo dirchel 5. Hieronimo non voi la gatta con me in conto tlcuno,& ^fto melo replicati tre voi/ te accio megUo veintendajitr aucrtirmeche fé io veniro a MiUanogli veniro indarno Dapoimereplicati^cbein^ftn driacheefra voieme,voi ve intenditi eflfèrfolo Maper che fo che moueli quefte parole per hauer io detto più voitt nelle mie rifpofte^ che 5'io non fufle Arato cettiffimo ch'egliera el. 5* Hiero* chi faceua il tutto chegiamat mi (aria* rfipsLzzato coti Yoi in cott> alcun o^er eh e in tffetto la vo^Ij o c5 t\ tnaeftro Arno còìl iiYcipulo,Vf?hau€tìiiTia2in;irociiedat)OÌch« el-S. Hiero-narìcural-o piiblfcanuenteda iir|>urar con me che fimefmente (o debba ricufar da difputar con voi folo, per efìTer vn fuo à\(c\puìo.A qfto VI rndoch'eglieil vero ch'ioel poteriafare co mio honor gradiiTi mo & vergogna non poca del detto. S.Hiero.pche inucro ricufancb lui la detta difpu taqual cil capo 6c guida di luffa qfta rìifi^'oniecloueria al furto jtcnrare,